No al decreto Bianchi

DISCOTECHE SUL PIEDE DI GUERRA


È un vero e proprio putiferio, quello scatenato dal divieto di vendita di alcolici dopo le 2 di notte, imposto dall’articolo 6 della legge sulla sicurezza stradale e in vigore per tutti i locali ove si svolgono, con qualsiasi modalità e in qualsiasi orario, spettacoli o altre forme di intrattenimento. In sostanza, gli unici locali penalizzati sono le discoteche, mentre i bar e i pub possono tranquillamente continuare a vendere alcolici per tutta la notte. È proprio questo il punto che ha provocato accese proteste dei gestori dei locali da ballo, che ora stanno raccogliendo adesioni cartacee e via web perché il decreto venga abolito o almeno modificato. Portavoce della protesta è Nicola Acquaviva, presidente regionale Silb (l’associazione che rappresenta in Italia 4000 discoteche, raggruppate in oltre 40 sezioni provinciali) che ha affermato: “Non si tratta di mettere in discussione il principio di tutela della salute, ma di rendere palese il fatto che il divieto farà riversare le persone sulle strade dalle due di notte con il rischio di peggiorare la situazione. Con questa legge, anzichè punire chi fa abuso di alcol, si puniscono le imprese”. Una punizione che prevede, per chi non rispetta il divieto, la sospensione dell’attività da sette fino a trenta giorni. In qualche bar, qualcuno, nemmeno troppo timidamente, fa notare che “quelli dei nigth club se ne fregano delle cosiddette stragi del sabato sera, e pensano solo agli incassi”. Un’accusa inaccettabile per i gestori delle discoteche, che si sono impegnati in un’analisi più attenta del problema: ”L’inganno alla legge è presto trovato – spiega Barbara Zagami, art director di un locale da ballo in via Stradella – in quanto i giovani trovano mille altri modi per consumare alcolici in luoghi privi di vigilanza”. E ancora: ”Questo decreto è limitativo della libertà di migliaia di persone e della libera impresa”. Non piovono solo critiche ma anche proposte alternative: ”Si potrebbero mettere a disposizione autobus e navette per i locali e le discoteche, con la collaborazione dei comuni - suggerisce Barbara -, o anche fare funzionare tutti i semafori durante la notte”. Il decreto legge prevede anche che i nigth club siano dotati di etilometro per poter permettere, al cliente che volesse farlo, di misurare il tasso alcolemico prima di mettersi alla guida. Anche qui regna il caos, perché solo un locale su cinque è a norma, e comunque sono previsti tre mesi di tempo per mettersi in regola. Simona Quaglia lavora in una discoteca in via Frejus e commenta ironicamente: ”Va a finire che prima che scada il tempo massimo di tre mesi, la legge verrà abolita… Lo spero!”. E poi racconta di un’auto parcheggiata a pochi metri dal locale, carica di alcolici destinati alla vendita, e commenta: “In America il proibizionismo non mi sembra abbia portato grossi risultati”. È d’accordo con Simona anche Luigi Spina, promoter di una discoteca in via San Donato: ”É la solita legge all’italiana, che durerà poco; non ha senso proibire, pensi che nei parcheggi c’è chi vende birra a prezzi doppi”. Luigi propone delle alternative come ad esempio “fare una campagna di sensibilizzazione per mezzo di persone e cose che usano il linguaggio dei ragazzi”. Ma, praticamente, cosa ha prodotto finora il decreto Bianchi? Secondo alcuni dati forniti dal Comando provinciale dei carabinieri, ogni fine settimana la media è di 10 patenti ritirate e le persone controllate sono circa duecento. Positivo il fatto che pur avendo implementato i controlli, le multe e le sanzioni siano diminuite perché è aumentato il senso di responsabilità dei giovani.


di Gabriele Galvagno - 14 Dicembre 2007 - zipnews.it

Nessun commento:

Basta guerre nel mondo!