Il Dalai Lama ai deputati: Italia, aiutaci

ROMA — Mentre il leader tibetano arrivava a Roma, Pechino ha lanciato un monito: «Nessuno Stato lo sostenga» . Sliding doors. Porte che si chiudono, porte che si aprono, percorsi differenti. Il Dalai Lama è atterrato ieri a Ciampino esattamente quindici minuti dopo il decollo, dallo stesso aeroporto, del premier Prodi e del ministro degli Esteri D'Alema per Lisbona. Una circostanza che è stata messa in evidenza dallo stesso Tenzin Gyatso, quando è sceso dalla scaletta dell'aereo e ha dichiarato che «non ci sono stati attacchi ufficiali, ma ci sono stati attacchi ufficiosi che hanno condizionato la disponibilità all'incontro e al dialogo da parte di alcune autorità pubbliche e di alcuni esponenti ecclesiastici », con un riferimento a Prodi e al Papa. È iniziata così la parte più importante e conclusiva della permanenza nel nostro Paese del leader spirituale dei buddisti tibetani, contro cui, proprio mentre giungeva a Roma, è tornato ad esprimere la sua contrarietà il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Qin Gang. «Nessuno Stato lo sostenga», ha ammonito.


Ma lo stesso D'Alema ha voluto precisare in serata che se non c'è stato incontro con il leader tibetano, «il governo non è disposto a cedere a nessuna pressione nel suo sostegno per l'affermazione dei diritti umani in Cina». Ma neppure «cede a chi pretende di definire l'agenda di incontri del Dalai Lama, che non sono stati chiesti». Insomma in questa visita il Dalai Lama non ha chiesto nessun incontro, «ma siamo lieti che sia qui». La giornata è stata quasi sempre un trionfo per l'anziano monaco. Con l'eccezione dell'Aula «Giulio Cesare» in Campidoglio dove al summit dei premi Nobel organizzato dal sindaco Veltroni, George Clooney ha catturato l'attenzione e la curiosità di tutti più del Dalai Lama. Poi trasferimento a Montecitorio, nella sala della Lupa (dove fu proclamata la nascita della Repubblica italiana), quindi al Salone degli Specchi di Palazzo Giustiniani, dove il presidente del Senato riceve i capi di Stato stranieri e dove ieri è salito un «uomo di pace e nobile esempio», ha detto Marini, presente il presidente della Commissione esteri, Dini. «Ci rivolgiamo a voi, aiutateci ». È stato l'accorato appello rivolto dal leader tibetano a oltre cento parlamentari di tutti i gruppi, riuniti ad ascoltare le sue parole alla Camera. Ha chiesto «un sostegno morale, pratico e concreto, che è davvero necessario» per vedere riconosciuti diritti che spettano ai tibetani e «che sono pure sanciti nella Costituzione cinese».



Nel percorso, il capo buddista si è fermato per abbracciare affettuosamente Marco Pannella. Il presidente Bertinotti ha commentato: «La Cina è amica, ma noi siamo contrari alla repressione in Tibet». In contemporanea è giunta da Bruxelles la notizia che in una risoluzione votata praticamente all'unanimità dal Parlamento, la Ue ha chiesto che finiscano «le pressioni della Cina su Stati amici » del Dalai Lama. In Campidoglio — a lato della cerimonia con Gorbaciov e Walesa, dove Clooney ha ricevuto insieme a Don Cheadle (protagonista di Hotel Ruanda) il premio per la pace 2007 per il suo impegno per il Darfur — il Dalai scortato da Ugo Papi, consigliere per l'Asia del ministro D'Alema, ha parlato per un'ora il sottosegretario Gianni Vernetti. Un incontro con il leader Pd Valter Veltroni, un discorso davanti ai ministri Emma Bonino, Giovanna Melandri. Vicino a loro Afef. E un consiglio buddista a tutti: «Amore e buon umore, calma e compassione riducono lo stress, perché l'odio e la diffidenza fanno male al corpo e all'anima». Centrodestra polemico con il governo. Della Vedova (Fi): «Prodi si vergogni: non era all'estero, lo ha evitato». Bondi (Fi): «Indebolita l'immagine dell'Italia». Da An hanno accuse a Bertinotti di essere «comunista Summit A sinistra, George Clooney con la fidanzata Sarah Larson in Campidoglio, dove si è svolto il Summit mondiale dei premi Nobel. A lato, il presidente della Camera Fausto Bertinotti, nella sala della Lupa, a Montecitorio, rivolge il discorso di benvenuto al Dalai Lama. «La Cina è amica — ha detto Bertinotti —. Ma noi siamo contrari alla repressione in Tibet»


M. Antonietta Calabrò -14 dicembre 2007 - corriere.it

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