Seicento patenti ritirate pioggia di ricorsi al giudice

OLTRE seicento patenti ritirate per guida in stato di ebbrezza in poco più di tre mesi. Quasi cinquanta alla settimana (soprattutto il fine settimana) da giugno ad oggi sulle strade savonesi. Un numero elevatissimo che non trova eguali nei dati dell’estate scorsa quando gli automobilisti scoperti con un tasso alcolico superiore alla norma erano stati meno della metà.

Colpa - si fa per dire - del netto aumento dei controlli specifici che le forze di polizia hanno lanciato per contrastare il fenomeno e soprattutto del boom dell’utilizzo non più solo dell’etilometro (lo strumento ufficiale lo hanno in dotazione solo vigili urbani e Polstrada) ma dei micidiali accertatori preliminari - comunemente detti pallancino e “microfono” - che non hanno valore di legge ma sono usati come spie dell’eventuale ubriacatura. Se confermata la presenza di alcol nel fiato si passa poi alla verifica nel più vicino etilometro disponibile. Ed è proprio questo strumento usa e getta che sta facendo decine di vittime.

Nel solo ultimo fine settimana sono stati 24 gli automobilisti sorpresi alla guida ubriachi dalla Polstrada nei due posti di blocco storici: l’uscita del casello di Albisola Superiore e l’Aurelia tra Alassio e Laigueglia. Ma il bilancio completo del week-end sfiora i 40 ritiri sommando anche quelli disposti da vigili urbani, carabinieri e persino guardia di finanza.

Tantissimi, troppi, segno che la brutta abitudine di guidare alticci è ancora molto diffusa nonostante la stangata del recente decreto ministeriale che ha inasprito pene e sanzioni.

Il problema è tra l’altro che questo mare di patenti sospese sta creando un vero e proprio caso giudiziario visto che tantissime vittime - ovviamente non quelle recidive né quelle scoperte alla guida con tassi imbarazzanti - si sono messe nelle mani di avvocati per ricorrere al tribunale e chiedere, come minimo, di scontare la pena (il periodo di stop della patente) in un altro momento. Tra i motivi dei ricorsi non mancano neppure quelli che contestano in toto i controlli («la validità degli accertatori usa e getta?») e persino la logistica dei posti di blocco («sempre negli stessi punti, penalizzando chi ci abita vicino»).

Ascoltando gli avvocati in questi giorni, insomma, emergono vicende bizzarre. Tra le motivazioni per chiedere la restituzione della patente l’escamotage più utilizzato risalta il “motivo di lavoro” e peccato che spesso le professioni citate non riguardino affatto l’uso dell’auto. Per casalinghe, studenti, liberi professionisti, negozianti, ecc., l’auto non è indispensabile eppure i loro ricorsi abbondano. C’è per esempio pendente il caso di una casalinga di Albissola che «senza auto non può fare la spesa»; di un avvocato di Savona che non sa come raggiungere il tribunale di Albenga dove ha vari processi; persino di uno studente dell’entroterra albisolese che senza la patente non può andare all’università di Genova: «Il treno c’è, ma non arrivo in tempo alla Stazione col bus». E per finire c’è il caso di un savonese (M. S.) che vive in via Quarda e nel ricorso al giudice di pace ha contestato la postazione dei controllori: «Dalla Torretta ci sono le pattuglie tutte le sere, io che abito a pochi metri ci devo passare per forza e sono sempre controllato. Nell’ultimo mese tre volte. Non è giusto».

D. Frec. - 27/08/07 - ilsecoloxix.it

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