L’urlo di Genova: carcere e castrazione a chi stupra

(...) Perché solo con punizioni esemplari - è l’idea di Luciano Silighini Garagnani, presidente dell'associazione culturale Giovine Italia - si scoraggia chi non rispetta le donne. La prossima settimana partirà una raccolta firme per sostenere due leggi di iniziativa popolare. «Insieme a un esperto di diritto stiamo stendendo il testo in cui si dice di portare a 30 anni la pena per chi stupra (oggi se ne rischiano al massimo 10 o 12, ndr) e di introdurre la castrazione chimica per i condannati per reati di violenza sessuale» spiega Silighini Garagnani. Per le leggi a carattere nazionale, è necessario raccogliere almeno 50mila firme e presentare la proposta alla Corte di Cassazione. «Metteremo i banchetti a Nervi, in centro (nella zona di Palazzo Ducale) e a Cornigliano - prosegue il presidente della Giovine Italia-. Con ogni probabilità a partire da giovedì».

Gli iscritti all’associazione si dicono «legati da un’ispirazione dichiaratamente di destra». «Ma su temi del genere, e in questi tempi, destra e sinistra contano sempre meno - riprende Silighini Garagnani-. Io vivo a Cornigliano, dove vediamo ogni giorni che effetti deleteri provocano i campi nomadi, siano autorizzati o meno. Le ultime vicende di cronaca (la donna massacrata a Roma, i fidanzatini aggrediti mentre erano in auto) ci dicono che l’Italia è il fulcro del degrado dell’Occidente. Bisogna reagire. Il pacchetto sicurezza del governo? Un contentino di fronte a un’emergenza continua - aggiunge -. Su questi temi, lo ripeto, siamo tutti d’accordo: una donna non può girare con l’incubo di essere aggredita. Chi lo fa deve sapere che gli spetta una punizione esemplare».

È questo il deterrente più efficace secondo l’associazione che ieri pomeriggio ha distribuito volantini in centro a sostegno dei tassisti, vittime di ripetute aggressioni negli ultimi giorni. «Oggi pare che lo Stato e la città di Genova tollerino ogni forma di degrado» aggiunge Silighini Garagnani. E ripropone una sua vecchia idea: «Mandiamo l’esercito nei quartieri a rischio. Questo non significa militarizzare la città o creare un clima di paura. Al contrario: vedendo qualche divisa in strada tutti si sentiranno più difesi».


Sui fatti di Roma ieri è intervenuto anche l’arcivescovo. «Credo che da parte di tutti noi ci debba essere sempre un maggiore impegno nella formazione e nell’educazione alla legalità» ha dichiarato Angelo Bagnasco.


di Giovanni Buzzatti - venerdì 02 novembre 2007 - ilgiornale.it

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