Questo è il Giappone e a loro piace così

Cari Italians,

leggendo del ritorno dal Canada e del «reverse culture shock» (Dal Canada in Italia, shock da rientro http://www.corriere.it/solferino/severgnini/07-11-05/11.spm, G. Denegri, 5 novembre), come viene definito nei seminari e corsi di cultura, vorrei esprimere anche la mia a riguardo. Vivo da quattro anni in Giappone, Paese meraviglioso ma così lontano da noi sia per cultura che per clima, per non parlare della lingua. Insomma, vivendo in Giappone uno si chiede a volte se veramente ci si possa ambientare in una realtà così lontana da quella del Bel Paese.

Puntualmente mi ritrovo a lamentarmi del fatto chi i giapponesi non esprimono la loro opinione in modo aperto, che non hanno la tipica passione italiana nel vivere la vita e che sono troppo onesti al punto che se uno trova una valigia di soldi nella mondezza, questa viene portata alla polizia nel contesto che qualcuno possa averla «buttata» per sbaglio. Comunque in questo contesto quotidiano, fatto di gentilezze vere o false che siano, ogni volta che rientro in Italia in vacanza a volte devo ripensare alle mille volte in cui, attraversando la strada faccio l'inchino alla macchina che si è fermata, oppure quando si va al supermercato, stessa cosa alla cassa. Addirittura chiedo scusa a chiunque mi urti per volontà o per sbaglio sul marciapiede, per non parlare della terribile sensazione di caos all'arrivo all'aeroporto e nel vedere la mancanza di rispetto totale che vige come regola. I giapponesi ti chiedono scusa anche se la colpa è tua, e il senso della comunitaà è fortissimo, al punto che se uno prende la multa per guida in stato d'ebbrezza, anche tutti quelli che sono in macchina con lui e che lo hanno fatto guidare pagano la multa. Se dovesse succedere in qualunque altra parte ci sarebbe una serie di accuse con tanto di avvocato.

Che altro dire, questo è il Giappone e a loro piace così.

Giovanna Minopoli, tweeter74@hotmail.com - 10/11/07 - corriere.it

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