Racconta in aula le violenze subite dal padre

“Mi toccava, stavo male, non capivo perché lo faceva, ero come immobilizzata, senza sapere come comportarmi”. Sono le parole agghiaccianti dette ieri mattina in udienza dibattimentale da una ragazza di 20 anni che chiameremo Anna, un nome di fantasia per tutelarne la privacy. Anna sta raccontando tra le lacrime nell’aula B del tribunale uno degli episodi che avrebbe subito tra gennaio e febbraio del 2005, quando era ancora minorenne. Episodi che diventano ancor più gravi perché, secondo l’accusa sostenuta dal pm Nicola Proto, l’uomo che avrebbe abusato di lei è il padre, 39 anni, immigrato in Italia da quasi trent’anni, oggi imputato per violenza sessuale aggravata.

I fatti risalgono al 28 aprile 2005, quando la giovane, allora aveva 17 anni, dopo essere scappata mesi prima dalla casa in un paese del medio ferrarese in cui viveva con i genitori, aveva trovato rifugio dagli zii. Secondo l’accusa il padre la va a cercare e, nonostante le resistenze dei parenti, la trova e la picchia con pugni, calci e con un bastone. La minore verrà ricoverata al pronto soccorso con diverse lesioni e solo allora deciderà di denunciare il padre anche per violenza sessuali che avrebbe subito in passato.

Una ricostruzione contestata dalla difesa, rappresentata dall’avvocato Federico Orlandini, secondo il quale “dalle sommarie informazioni rese ai carabinieri nell’immediatezza della denuncia, Anna era stata cacciata di casa perché trovata a letto con il cugino”.

Ieri mattina, oltre alla parte offesa, hanno testimoniato la responsabile dei servizi sociali e una zia della ragazza, che avrebbe confermato la versione dell’accusa. Il presidente del tribunale Francesco Maria Caruso, con a latere i giudici Piera Tassoni e Silvia Marini, ha rinviato la parti al 28 gennaio, quando verranno ascoltati i testimoni della difesa e si potrebbe già arrivare alla fase della discussione.

23/11/07 - estense.com

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