Kennedy, ucciso da più persone

La tesi

A Dallas avrebbe agito più di un cecchino. Riprende piede dunque l'ipotesi di un complotto e dell'azione organizzata, da giornale.it

Washington, 30 giugno 2007 - Il presidente americano John Fitzgerald Kennedy non è stato ucciso da un solo uomo, quel Lee Harvey Oswald indicato ufficialmente come responsabile dell’omicidio. A sparare a Dallas al presidente furono più tiratori, almeno due, perché un solo cecchino non sarebbe riuscito a sparare nel giro di pochi secondi i tre colpi, due dei quali raggiunsero Jfk. Riprenderebbe quindi piede la tesi del complotto e dell’azione organizzata e poi mascherata da qualcuno che voleva eliminare il presidente. Lo sostiene l’Ansa, in seguito a una serie di prove balistiche condotte con la collaborazione del Polo mantenimento Armi leggere dell’Esercito, a Terni, utilizzando un fucile Carcano Modello 91/38 simile a quello impiegato da Oswald quel tragico 22 novembre del 1963.

La commissione Warren, dal nome del giudice che la presiedette, nel 1964 accreditò la tesi secondo la quale Oswald agì da solo e riuscì a sparare dalla sua postazione, a un piano elevato di un deposito di libri, tre colpi contro il corteo presidenziale che sfilava a bassa velocità, mettendone a segno due: il primo colpì la trachea di Jfk e poi centrò anche il governatore Connelly, che sedeva nei sedili anteriori della limousine convertibile presidenziale, il secondo, quello letale, raggiunse la testa del presidente.

Secondo i test effettuati a Terni, un singolo tiratore avrebbe incontrato serie difficoltà a sparare in sequenza tre colpi nell’arco dei 7-8 secondi a disposizione, secondo quanto calcolato sulla base delle riprese cinematografiche e dei rilievi effettuati dagli investigatori statunitensi. E il ritmo di fuoco normale nell’impiego del 91/38 non supera un colpo ogni 5 secondi. Quindi a Dallas quel giorno ci sarebbero stati più fucili e più tiratori. Non solo, anche l’ipotesi che un singolo proiettile abbia colpito Jfk e Connelly non reggerebbe, in quanto il proiettile in questione fu trovato pressoché intatto, mentre avrebbe dovuto essere largamente deformato. E anche il colpo mortale avrebbe dovuto lasciare un vistoso foro d’uscita sul cranio del Presidente, invece di andare in pezzi, a meno che non fosse stata utilizzata una munizione di tipo frangibile.

L’inchiesta ha anche portato ad accertare una ulteriore discrepanza. La commissione Warren fornisce informazioni sull’origine del fucile matricola C2766 acquistato via posta da Oswald, sulla base di una informativa giunta da Roma via Sifar. Tuttavia il testo del rapporto ufficiale sostiene cose diverse rispetto al contenuto di un dispaccio, inviato nel dicembre ’63 dall’ufficio romano della Cia, relativo a quello che l’Italia aveva accertato nella propria inchiesta. La cosa curiosa è che a firmare il messaggio della Cia è Willian K. Harvey, un funzionario che era stato per anni responsabile dell’Executive Action, il comitato della agenzia spionistica che metteva a punto e in qualche caso attuava i piani per l’eliminazione di leader politici stranieri, come Castro o Trujillo. Harvey venne in pratica silurato da Kennedy, dice l’Ansa, e trasferito a Rima proprio pochi mesi prima del delitto.

Certo i lati oscuri nella vicenda dell’omicidio del presidente Kennedy non mancano, ma le ricostruzioni effettuate a Terni non portano elementi probatori decisivi per considerare 'taroccata' la ricostruzione ufficiale. Intanto perché non è impossibile sparare 3 colpi in 8 secondi con un fucile a ripetizione manuale come il 91/38. Tutto dipende dall’abilità del tiratore, dalla sua familiarità con il fucile e dalla fluidità di funzionamento del gruppo otturatore.

In innumerevoli prove condotte negli Usa fu dimostrato che tiratori esperti i quali non avevano mai preso in mano un 91/38 riuscivano a sparare i tre colpi anche in meno di 5 secondi. In effetti possono riuscire anche tiratori di medio livello. Oswald era un ex marine che aveva ottenuto punteggi da cecchino durante le prove di tiro in poligono. E sparare con successo dall’alto in basso contro un bersaglio umano su un’auto che sfila a 20 km/h, da una distanza compresa tra 50 e 80 metri non è così difficile. Inoltre le prove di impatto contro i blocchi di carne condotte a Terni certo non simulano esattamente quanto avviene quando un proiettile colpisce un corpo duro e osseo come il cranio umano. Ma questi sono dettagli tecnici. E la vera dinamica dell’omicidio di Dallas continuerà a essere oggetto di infinite polemiche.

30-06-2007 - fonte

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