"Ho avuto la droga dall’onorevole"

La verità della squillo: «Me l'ha offerta. "Tiriamola insieme" ha detto»


ROMA

No. Non lo conoscevo. Era la prima volta. Diciamo che io lavoro per un’agenzia.. Venerdì sera mi presento all’appuntamento al ristorante Camponeschi, in piazza Farnese. Eravamo in tre. Io, l’onorevole Cosimo Mele e un’altra persona, che ci ha poi lasciati». E’ radicalmente diversa la versione dell’onorevole Mele dal racconto che la prostituta F.Z., una bella ragazza di circa trent’anni, mette a verbale sabato pomeriggio, davanti a un funzionario della squadra mobile della questura di Roma, una volta dimessa dal pronto soccorso dell’ospedale San Giacomo, dove era stata ricoverata alle prime luci dell’alba. E’ vero, la ragazza, in «stato confusionale», al pronto soccorso dell’ospedale cittadino aveva fornito un’altra versione ancora: «Mi hanno costretta a prendere quelle pasticche...». Quasi a lasciar intendere che era stata drogata per essere violentata. Ma quando l’effetto della cocaina era ormai terminato, la ragazza è stata convocata in questura. E ha dato la nuova versione, che contraddice, appunto, quella di Mele.

Anche se la Mobile non ha ravvisato alcuna ipotesi di reato, la Procura di Roma ha aperto un fascicolo. E valuterà le «carte», intanto la deposizione di F.Z., prima di decidere se archiviare il caso o procedere con altri atti istruttori. Dunque, dopo cena l’onorevole e la prostituta vanno all’Hotel Flora, in via Veneto, dove lui si registra regolarmente. E salgono alla suite. Racconta lei: «Appena in camera, mi ha dato subito 500 euro». L’onorevole ha detto che spontaneamente le aveva fatto un «regalo». Nella notte poi, è la versione della prostituta, succede quanto segue: «A un certo punto, l’onorevole tira fuori della cocaina....».

Ma come?, Mele ha negato nella maniera più categorica di aver assunto droghe e lei, F.Z., dice che è stato lui a tirare fuori la polvere bianca, e comunque a sniffarla, tirarla «insieme». La ragazza gioca a scaricabarile per difendersi? La sua versione dei fatti diverge radicalmente da quella di Mele anche su altri due aspetti della vicenda. «A un certo punto - ricostruisce la prostituta - mi ha chiesto di chiamare un’altra mia amica». Un’altra collega..., che effettivamente arriva in albergo (lui si era limitato soltanto a confermare che fu lei a chiamare un’amica al telefono, che poi si è presentata in camera). Ma a questa «amica», racconta lei, l’onorevole sgancia «300 euro». Forse un altro regalo. La cocaina, però, tira un brutto scherzo a F.Z., che si sente male, si preoccupa. Insomma, diventa un problema. La ragazza invita l’onorevole a fare qualcosa, a chiamare un medico, a far arrivare un’ambulanza. Momenti di angoscia e di preoccupazione. Lui, insomma, traccheggia. Avverte che questa «avventura» rischia di finire male, intanto per lui. E invita la ragazza ad aspettare. Prime luci dell’alba. Lei si sente ancora male. Ma i ricordi di quei momenti sono lucidi. Al funzionario della Mobile non ha tentennamenti quando racconta: «L’onorevole se ne è andato......». Come? «Sì, dopo un po’ mi sono decisa a chiamare un amico per chiedere aiuto... che ha chiamato il 118 ed è arrivata l’ambulanza....».

Lui, Cosimo Mele, ha parlato della ragazza in preda al «delirio». Sono i brutti scherzi della cocaina. Ed ha assicurato di aver chiamato la «reception» e di essersi poi assicurato che la ragazza stesse bene. Per la squadra mobile di Roma, una volta escluso il sequestro di persona o la violenza sessuale, non avendo F.Z. sporto denuncia, il «caso è chiuso». Politicamente, invece, il caso è ancora aperto. Ma la procura di Roma, comunque vuole approfondire l’episodio. Il «verbale» di assunzione di informazioni è stato consegnato. Andare a prostitute non è reato, tirare un po’ di coca neppure. Il caso è chiuso. O no?


GUIDO RUOTOLO - 31/07/07 - lastampa.it

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