Violenza sessuale su una giovane rom

Taranto Non ha detto una parola Sara (nome di fantasia, ndr), la rom trovata al rione Tamburi mentre vagava nuda dopo essere stata violentata. È ancora sotto choc e non riesce a parlare con i carabinieri che si occupano delle indagini. Nessuna descrizione dell’aggressore, né un cenno su come sia finita senza vestiti in mezzo alla strada. Si è chiusa in sè stessa e nel suo mondo che, d’ora in poi, sarà abitato da fantasmi. Nessun elemento, quindi, che metta gli inquirenti sulle tracce dello stupratore: di qui la decisione di far intervenire i Ris di Roma. Saranno loro ad effettuare un test del Dna sui campioni di liquido seminale trovato addosso alla ragazza, sperando che l’aggressore sia inserito nello schedario telematico e la comparazione dia gli esiti sperati. Quando i militari l’hanno soccorsa vagava senza meta. Lo sguardo perso nel vuoto. Sono stati alcuni automobilisti a dare l’allarme. Hanno tentato di avvicinarla, ma lei cominciava ad urlare, correva, incurante delle ferite sotto i piedi. Quando gli uomini dell’Arma sono arrivati nei pressi della statale Taranto Grottaglie, hanno dovuto convincerla per farla entrare in auto. Sara non si fidava più di nessuno, specie degli uomini. Accompagnata in ospedale, è stata medicata: oltre alla violenza presentava diverse escoriazioni su varie parti del corpo. Segni di lotta. Probabilmente ha cercato di fuggire e lo stupratore deve averla picchiata. I medici le hanno dato 15 giorni di prognosi, sebbene le ferite vere, quelle dell’anima, non guariranno così facilmente. Per scoprire il suo nome i carabinieri hanno dovuto chiamare un interprete, segno che la malcapitata è arrivata in Italia da poco. Sembra alloggiasse in una cittadina della provincia. Molte le ipotesi formulate dagli inquirenti: tratta delle bianche con una ragazza dell’est costretta a prostituirsi e sfuggita ai suoi carnefici, o una vittima del branco che dopo averla drogata e violentata l’ha scaricata in una zona periferica della città. Non sarebbe la prima volta. L’ondata migratoria dall’Est Europa non è un fatto nuovo.
Con l’apertura delle frontiere, poi, l’arrivo di ragazze romene è triplicato. Vengono in Italia con sogni di gloria, sperando di trovare un lavoro onesto o sfondare nel mondo della tv, ma finiscono quasi sempre col fare le braccianti in Capitanata, quando va bene, o a prostituirsi se entrano nel giro sbagliato. Donne costrette, sotto minaccia, a fare di tutto. Ridotte in schiavitù e fatte precipitare in fondo all’inferno. E’ un fenomeno davvero triste, sempre più presente con vittime invisibili, ragazze provenienti da, Romania, Ucraina, Moldavia, Albania Bulgaria, Polonia. Qualche volta qualcuna scappa nel tentativo di uscire da quel giro e può capitare che si ritrovi a vagare nuda e violentata per strada, come è accaduto a Sara.

Stefania Menditto - 31/07/07 - ilmeridiano.info

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