Mele, dimissioni accolte con giustificazione

ROMA - Vita "dura" quella del parlamentare "fuori sede", secondo Lorenzo Cesa. A 24 ore dalla clamorosa confessione dell'onorevole centrista, Cosimo Mele, sulla sua notte a luci rosse con squillo e cocaina nel mitico hotel Flora di via Veneto, finita con un ricovero in ambulanza per un malore di una delle due signorine coinvolte, il segretario dell'Udc finisce sulla graticola per aver in qualche modo giustificato il parlamentare pugliese.
Il passo falso avviene subito dopo che Cesa annuncia alla stampa di aver accettato le dimissioni dal partito di Mele perchè quanto accaduto «non è compatibile con i valori dell'Udc». Dimissioni che sono state accolte con giustificazione: «Si parla tanto dei costi della politica ma al parlamentare bisognerebbe dare di più e consentire il ricongiungimento famigliare perchè la vita del parlamentare è dura e la solitudine è una cosa seria», dichiara tra lo sgomento dei presenti il segretario Udc. E, in totale controtendenza con la percezione che l'opinione pubblica ha dei privilegi della classe politica, Cesa propone: «Bisognerebbe pensare all'ipotesi di un ricongiungimento familiare e dare più soldi a deputati e senatori» per poter permettere loro di trasferire le famiglie a Roma.
Onorevoli a corto di mezzi come le badanti in nero? Il paragone non sembra azzardato. E infatti indigna i più. Mentre la procura di Roma apre un'inchiesta sul festino hard dell'ormai ex esponente dell'Udc, il mondo politico si divide su chi chiede le dimissioni di Mele dal parlamento e chi difende il suo diritto alla privacy e condanna gli atteggiamenti moralistici. Ma è su Cesa che si scatenano le reazioni.
Anche ironiche visto che l'Udc conferma che mercoledì mattima i suoi parlamentari si metteranno in fila alla Camera nell'ambulatorio allestito ad hoc per essere sottoposti al test antidroga. E i primi a sfilare saranno, garantisce il siciliano Giusy Savarino, lo stesso Cesa e Pierferdinando Casini. «La boccacesca e allegra situazione che ha visto protagonista Mele richiede un minino di serietà, non era il caso che il segretario dell'Udc aggiungesse alla vicenda il suo carico di schiocchezze», attacca Salvatore Bonadonna, senatore del Prc.
«Voglio proprio vedere come voterà uno che va per troie e droga il giorno in cui voteremo in Parlamento sulla sacralità della famiglia», s'interroga con un linguaggio assai colorito Oliviero Diliberto, segretario del Pdci.
«Potremo dire mille grazie Cosimo Mele», propone invece Franco Grillini, deputato Ds e presidente onorario dell'Arcigay, convinto che d'ora in poi sarà più facile replicare ai pistolotti «sui valori, sulla morale e sulla decadenza delle radici cristiane». Per Grillini è infatti «venuta alla luce una nuova categoria, dopo quella degli atei devoti: quella dei puttanieri devoti».
«Mi piacerebbe che chi è solito lanciare anatemi con grande clamore dedicasse più tempo a coordinare i suoi proclami con i comportamenti personali», aggiunge Ermete Realacci ricordando le battagle dei centristi contro le coppie di fatto e la raccolta di firme per l'antidoping ai parlamentari.
In difesa di Cosimo Mele si schierano invece Francesco Cossiga, Daniele Capezzone e il deputato forzista Maurizio Lupi. «Smettiamola di essere ipocriti», dice l'ex presidente della Repubblica che dichiara di sentirsi vicino al collega «ingiustamente crocifisso». «La verità di valori come la famiglia fondata sul matrimonio va ben al di là dei nostri limiti e delle nostre debolezze», assicura Lupi condannando «l'ondata di fariseismo e moralismo».
Per il capogruppo Udc alla Camera, Luca Volontè è invece «disgustoso lo sciacallaggio che si sta facendo sulla vicenda di Cosimo Mele e nei confronti dell'Udc». «Entrambi - dice Volonté - hanno dimostrato correttezza, l'uno dimettendosi e l'altro allontanando il deputato dalle sue fila. La barbarie della politica italiana si dimostra anche dall'accanimento di sacerdoti del laicismo libertino, che, per paura dell'iniziativa sul test antidroga a Montecitorio, non trovano di meglio da fare che salire in cattedra, facendo sfoggio di un moralismo tanto becero quanto insultante. Questa vicenda non merita nessun altro commento, per chi come noi è preoccupato e vicino a Cosimo Mele e alla sua famiglia».
E Cosimo Mele? Come si difende? «Droga? non ne so niente, la droga non l'ho neppure vista». «Quella signora l'ho conosciuta a cena presentata da amici», racconta, ammettendo di aver trascorso la serata in una suite dell'hotel Flora al termine della quale «ognuno è andato a dormire in stanze diverse». «Forse quella donna ha preso delle pasticche, che ne so, io dormivo», aggiunge confermando di aver passato la serata in compagnia di una sola ragazza. L'altra, la seconda, sarebbe arrivata dopo.


Maria Berlinguer - 31/07/07 - liberta.it

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