Gli «ammalati» di Internet

PESCARA. La patologia più nota in campo clinico è conosciuta con il nome di Iad (Internet addiction disorder). Si tratta di una vera e propria forma di dipendenza che vede gli adolescenti tra i soggetti più a rischio. Una ricerca condotta dallo staff del Centro di Psicologia Clinica di Pescara diretto da Carlo Di Berardino, in collaborazione con la cattedra di “Metodologia di Base in Psicoterapia” della facoltà di Psicologia di Chieti, ha voluto dimostrare l’esistenza della carica patogena che può determinare la dipendenza da Internet, ponendosi nello stesso tempo il problema della ricerca dei rimedi atti a prevenire e curare questi particolari disturbi.
«Lo Iad» spiega Di Berardino «è caratterizzato dal fatto che la persona che ha sviluppato la dipendenza e rimane collegato per troppo tempo con la Rete, presenta una perdita totale della cognizione del tempo. In sostanza non riesce più a controllare il bisogno di collegarsi alla Rete, che diventa così il contenitore di tutte le ansie e le frustrazioni del soggetto». La conseguenza più grave è quella di «sostituire il mondo reale con quello artificiale». Un po’ quello che accade con l’uso degli stupefacenti, anche se nella ricerca si fanno le debite distinzioni: «La dipendenza da Internet non comporta problemi “fisici” gravi come quelli che si manifestano nelle tossicodipendenze o nell’alcolismo. Piuttosto, sono le conseguenze psicologiche, familiari, economiche e lavorative determinate da questa dipendenza a comportare conseguenze patologiche». Tra i sintomi più evidenti «il progressivo allontanamento dalla realtà» che porta i soggetti colpiti dalla dipendenza da Internet a «disincantarsi dai propri impegni e a isolarsi, per dedicarsi completamente alle attività della Rete». Una particolare “dissociazione” mentale individuata da Di Berardino in una precedente ricerca, viene definita per Trance dissociativa da videoterminale. «Si tratta», spiega lo specialista, «di uno stato involontario di trance caratterizzato da un’alterazione temporanea marcata dello stato di coscienza, oppure da perdita del senso abituale dell’identità personale». Dal campione utilizzato emerge che il 17,7% dei soggetti monitorati è a rischio per una eccessiva dipendenza dalla Rete. Ma la vera novità della ricerca viene dal rapporto accertato tra “dissociazione” e “alessitimia”, una particolare patologia che colpisce la sfera emotiva e che consiste nella incapacità di riconoscere, scrivere ed esprimere emozioni.


23.08.07 - espresso.repubblica.it

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