Omosessualità e pedofilia nel film di Giordano

Omosessualità e pedofilia protagoniste nel film di Renato Giordano applaudito


Benevento


- Il primo film di Renato Giordano “Senza amore” è stato accolto dal “tutto esaurito” dal pubblico chiamato ad assistervi, su invito, al Cinema San Marco. E si è concluso con applausi a scena aperta avviati prima che l’ultima immagine sullo schermo svanisse e poi protrattisi per tutti i lunghi titoli di coda.
E’ stato anche un evento mondano, nonché politico, vista la massiccia presenza di esponenti dell’Udeur, impegnati nelle istituzioni, alcuni dei quali chiamati, dallo stesso Giordano, a prendere la parola prima della proiezione: il ministro Clemente Mastella, il vicepresidente della Provincia Pasquale Grimaldi, il sindaco del capoluogo sannita Fausto Pepe.
A completare, al termine del film è salita sul palco per complimentarsi anche il presidente del Consiglio Regionale della Campania Sandra Lonardo Mastella (Udeur).



I politici

Con più di mezz’ora di ritardo, c’è stato l’avvio della serata col saluto al folto uditorio di Giordano che ha chiesto, “soprattutto agli amici”, di essere cattivi nei giudizi sulla sua opera.
Mastella ha poi detto che non si tratta di “un film dalla trama labirintica, ma di grande difficoltà”, poi dichiarando l’amicizia che lo lega a Giordano (che è il direttore artistico della kermesse “Quattro Notti e più di luna piena”, ideata da Sandra Lonardo, quando guidava l’associazione “Iside Nova” ora guidata dal figlio Elio Mastella). L’ha ringraziato per quello che ha saputo fare per “Quatrtro Notti…” e l’ha incoraggiato in questa nuova avventura. Il ministro ha poi aggiunto che l’opera di Giordano è stata già apprezzata al “Giffoni Film Festival” e che l’autore è un’ulteriore dimostrazione “di come un sannita, uno di noi, possa farcela, uno di questa Benevento che noi amiamo, anche se qualche volta non si fa riamare”.
Dopo le parole di augurio di Pepe, anche Grimaldi si è associato alle lodi beneaugurati, dichiarando che la Provincia è, con questo, il secondo film che promuove, dopo il Don Quijote di Mimmo Paladino.


La trama

Tornati in platea i politici, tutti applauditi, è iniziata la proiezione della pellicola.
Non essendo noi amici di Giordano, non abbiamo l’obbligo di essere cattivi come da lui richiesto. Diciamo subito che Mastella è stato preciso nel dire che la trama non era labirintica, al più, ha usato un eufemismo per sottolineare il suo essere invece didascalica, estremamente lineare. Ma ciò non è sufficiente per esprimere un giudizio negativo. Lo spettatore beneventano, infatti, in merito a “Senza amore” deve distinguere il testo dal contesto.
La storia narra di un’amara vicenda di pedofilia ai danni di un bambino di una decina d’anni, gravemente molestato e poi violentato da una sorta di guardia, con la complicità della madre che viveva in una forte indigenza economica e di degrado socio-culturale, con figli a carico, marito in carcere.
Aiutato a sopravvivere al mondo di violenza - perpetratagli anche nelle mura domestiche oltre che a scuola - dalla sua maestra di danza, alla cui scuola gratuitamente era stato accettato, il protagonista riesce, raggiunta la maggiore età, ad andare via dalla piccola città (Benevento, mostrata in vari scorci) alla volta di Roma.
Ma la sua vita è segnata dal trauma e, senza amore, comincia a concedersi negli ambienti gay, sperando in un colpo di fortuna che l’aiuti a sfondare nel mondo della danza o della tv. Ma è un altro omosessuale, interpretato dallo stesso Giordano, felicemente in coppia con un compagno che fa il pilota, a prendersene cura amorevolmente e senza secondi scopi.
Fino a salvarlo da un tentato suicidio e riportandolo a rincontrare la madre e il di lei affetto manchevole. E questa volta lei gli va finalmente incontro.


Il testo

La pellicola mostra di essere opera prima. Non poche sono le incertezze recitative degli attori non tutti professionisti e la narrazione non è particolarmente vivace o incline ai colpi di scena. Troppo ripetitive poi alcune soluzioni, come quella di riprendere la città dall’alto, ogniqualvolta si consuma l’atto pedofilo. Riprese che nemmeno rendono appieno o al meglio Benevento.
I dialoghi risentono più di ogni altra cosa dell’inesperienza, accavallando nella loro elementarità idiomi, cadenze, peraltro, non sempre coerenti. La colonna sonora verte soprattutto su una canzone omonima, “Senza Amore”, di Fiorellino non proprio destinata a rimanere tra quelle immortali.


Il contesto

Ma se tecnicamente Giordano come regista, soggettista e sceneggiatore ha ancora da imparare, molto più importante è quanto egli ha fatto sul piano sociale e culturale con questo suo film. Le tematiche scelte non erano affatto accattivanti, anzi, molto rischiose. Non solo la denuncia della pedofilia e del dramma, molto spesso, difficilmente rimediabile che essa ingenera nelle piccole vittime, tali anche da adulte. Ma soprattutto perché ha parlato dell’omosessualità, a Benevento, dove essa è ancora tabù. L’ha fatto mostrandola in tutti i suoi aspetti, ma anche in quello positivo che il senso comune di questa città di provincia proprio non accetta, non ammettendo, né giustificando l’attrazione per un partner dello stesso sesso.
Bene, nel film di Giordano ci sono gli omosessuali “cattivi” che vanno a fare solo sesso occasionale, ma anche quelli “buoni” con una relazione stabile e capaci di slanci affettivi sinceri e soprattutto provvidenziali.
Non negando, mentre aiutano il protagonista allo sbando, la sessualità, la propria di coppia e l’altrui più libera: “Puoi scoparti un’intera caserma di carabinieri e a me va bene, ma se lo fai con voglia; ma non se continui a farlo con chi capita, senza amore” dice Giacomo-Giordano a Luigi (cresciuto) che a Roma si sta buttando via, prostituendosi.
Fare un film su queste cose, a Benevento, ha un grosso valore innovativo e di messa in discussione di pregiudizi omofobi diffusissimi nella stragrande maggioranza dei beneventani. Così, come assumersi l’onere di mostrare il volto laido e violentemente subdolo della pedofilia, cosa che “i benpensanti” certo non avranno apprezzato, in questa città e, su questa materia, anche altrove.
Nel contesto beneventano, quindi, l’opera assume un significato di rottura e di denuncia che finisce per superare i limiti testuali e tecnici, rendendo il giudizio finale sul film sicuramente positivo.

C.P. - 17/09/07 - ilquaderno.it

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