Anoressia, via i manifesti choc

La Nolita leva la pubblicità della polemica. Oggi le immagini della modella divorata dalla anoressia con cui Oliviero Toscani ha salutato a modo suo la settimana della moda saranno tolte dai muri e dai cartelloni di Milano. Ma non è un effetto del bando proclamato dal sindaco, che venerdì aveva annunciato: «Ho dato disposizione che quell´immagine sia rimossa dagli spazi di affissione di pertinenza del Comune». E questo per il semplice motivo che quel manifesto non è mai stato presente negli spazi comunali, ma solo su quelli privati. La decisione, infatti, viene dalla Nolita, l´azienda padovana che si è affidata a Toscani per farsi pubblicità. È Luisa Bertoncello, amministratrice delegata della ditta di abbigliamento, a dirlo: «Era in programma che l´affissione durasse solo una settimana, in concomitanza con la settimana della moda. Terminata quest´ultima, termina anche la nostra pubblicità».

Quanto alle polemiche, Luisa Bertoncello si dice sorpresa: «Il ministro della Salute Livia Turco aveva apprezzato la provocazione, e noi ci siamo sentiti bene a farla, perché il tema dell´anoressia è un tema serissimo, che era giusto tirare fuori». Anche se in realtà qualche reazione negativa se la aspettava: «In Italia c´è troppo gusto del bello per apprezzare le cose brutte, urticanti. Da qualche anno abbiamo scelto una comunicazione fatta di messaggi spiazzanti. Inevitabile, quando ci si affida a Toscani, che per noi è l´uomo perfetto per come unisce efficacia del messaggio, capacità di fare riflettere, intelligenza della provocazione. E non nascondo che io stessa, da donna, quando ho visto quella fotografia come prima reazione ho distolto lo sguardo. È un vero pugno nello stomaco. Ma poi mi sono detta che era giusto scandalizzare, visto il tema. Anche se non pensavo che sarebbe stato il Comune di Milano a censurarci».

Quanto al Comune, nessun pentimento per il simbolico proclama del sindaco. Silenziosa Letizia Moratti, è Giovanni Terzi a ribadire: «È stato giusto agire, comunque, giusto ribadire che certe cose non si possono e non si devono mostrare. E non per bigottismo, anzi, ma perché una immagine come quella offre solo un esempio da seguire alle anoressiche. E poi basta andare sul sito di Nolita per vedere le immagini delle sessioni fotografiche di Toscani. Insomma, è una mercificazione schifosa della vita umana, altro che pubblicità progresso, fatta per una buona causa». Quanto alle critiche avanzate dai colleghi di giunta Tiziana Maiolo e Vittorio Sgarbi, che hanno invocato la libertà di espressione contro ogni censura, Terzi fa una alzatina di spalle: «Il mondo è bello perché è vario».
Le opposizioni sono compatte nel criticare la presa di posizione del Comune. Marilena Adamo, capogruppo dell´Ulivo, lamenta «il protagonismo di alcuni membri della Giunta. E poi il sindaco non è un podestà che decide cosa va e cosa non va affisso sui muri della città». Da donna, Adamo è restata particolarmente choccata da quell´immagine: «È stata una botta fortissima anche per me, ma è un elemento di dibattito e di discussione, non una cosa da buttare via, da coprire per non offendere il pudore. C´è una campagna nazionale sul tema dell´anoressia, partecipiamoci. Per esempio chiediamoci perché abbiamo figli obesi e genitori anoressici. Cosa non va in questa società e in questa città?».

Davide Corritore, della Lista Ferrante, deplora la censura invocata dal sindaco, poi però aggiunge: «Sarebbe ora che si smettesse di sbattere in faccia il dolore e la sua intimità. Esiste anche un diritto a non essere colpiti e urtati. E poi temo che vedere quella modella rafforzi solo i desideri degli anoressici. Ciò detto, siamo tutti liberali, compresa in teoria la giunta Moratti, quindi perché bandire le immagini?». E il verde Maurizio Baruffi rincara: «Siamo di fronte a un sindaco che incarna i peggiori vizi della retorica bigotta. Io questa immagine la trovo azzeccata proprio perché è forte, perché buca la marmellata della pubblicità, tutta uguale e attenta a non urtare. E non mi pare molto peggio di certe modelle che si vedono sfilare in passerella. La vera differenza è che quelle hanno i vestiti addosso».
(l. b.)


30.09.07 - espresso.repubblica.it

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