Sesso, droga e omicidi nel "normale" inferno di Perugia

di Assuntina Morresi

Un delitto multietnico a sfondo sessuale; Amanda, Raffaele e Patrick, un’americana, un italiano, e un congolese che uccidono o collaborano all’uccisione di Meredith, la ragazza inglese, forse in un festino finito male accidentalmente: queste finora le ipotesi degli investigatori. Tanti indizi ma nessuna certezza, tranne che su due cose: Meredith è stata uccisa, e gli indagati erano suoi amici, universitari a Perugia. Una città universitaria di provincia come tante, non è l’inferno, come scriveva ieri il Corriere. Ragazzi come tanti, normali.

In ventidue hanno scritto da Giovinazzo, il paese di Raffaele, al Corriere della Sera, sono i suoi amici che non lo credono capace di tanto, proprio lui “sempre disponibile ad aiutare nel silenzio”, “hanno costruito un Raffaele che siamo sicuri non sei tu”. Quel Raffaele che racconta “ Faccio uso di cannabis tutte le volte che è un giorno di festa e tutte le volte che ne ho bisogno. Sono una persona ansiosa”. Aveva conosciuto Amanda due settimane prima e lei era andata a vivere da lui fin dal primo giorno. Amanda l’americana, vent’anni, da Seattle, “ragazza tranquilla e romantica, studiosa”, dicono stupefatti i suoi concittadini “non è l’Amanda che conosciamo”. “Lei gridava e io mi sono tappata le orecchie. Poi mi sono addormentata e non ricordo più nulla”, ha confessato qualche giorno fa, ma adesso ha cambiato versione e nega tutto.

Giacomo era coinquilino di Meredith e ci stava insieme da qualche settimana, non è indagato perché nei giorni del delitto era fuori Perugia, a casa dei suoi: “Insieme ai miei amici faccio spesso uso di hashish e marijuana, ma non di altre droghe. Anche Meredith faceva uso di hashish e spesso l’assumevamo insieme, o noi due da soli o insieme ai ragazzi del condominio. In genere prendevamo la droga al centro di Perugia […] ogni volta che ci serviva, uscivamo e andavamo in piazza per rifornirci”. Solo droghe leggere, però, e poi alcol: pare che accadesse spesso che Meredith e le sue amiche tornassero a casa ubriache.

Patrick invece a Perugia ci sta da vent’anni, lo conoscono tutti. Un’ amica mi ha telefonato, sconvolta: con Patrick ci ha passato anche il Natale, è una persona buona e mite, ha un figlio piccolo che adora, non può assolutamente essere coinvolto in questa storia. E altri: "non si faceva di roba pesante. Qualche canna, certo, ogni tanto, come tanti. Beveva sì, a volte troppo. Capitava che esagerasse. Ma scriveva anche cose come: “Rebecca, mia bella ragazza africana/con gli sguardi e gli occhi pieni d’amore/oggi i tuoi occhi sono pieni di lacrime”.

Gente normale, solo droga leggera, alcol e “sesso facile, disinvolto, come accade spesso quando si ha vent’anni”.

Normalità è un pomeriggio come quello raccontato da Raffaele, prima del delitto: due ore, forse tre in centro, non si ricorda a fare che, poi torna a casa, poi una canna, la cena, la telefonata del padre, naviga su internet, poi arriva Amanda, forse ci è andato a letto, o forse no, non ricorda. Non ricordano. Forse non c’è niente da ricordare.

Tutta gente normale, insomma. Come se gli assassini, quelli veri, se ne andassero notoriamente in giro con gli occhi iniettati di sangue, la bava alla bocca, o girassero liberi con pistola alla mano e colpo in canna, perchè li hanno stuprati da piccoli.

Lo sballo non è una novità, e non ci si sballa solo a Perugia. Niente roba pesante, poi, e niente spaccio, niente reati: la droga si compra regolarmente in centro, in piazza, davanti al duomo, quasi ci fosse un sali&tabacchi&droga. Ultimamente, poi, a Perugia ce n’è proprio tanta (ma non è l’unica città, vuoi mettere con Roma e Milano?), lo sanno tutti. In certe scuole superiori hanno mandato pure l’avviso a casa, arriverà a sorpresa la Guardia di Finanza con i cani antidroga. Lo fanno perché se un insegnante si accorge che qualche ragazzino fuma, non può fare niente per via della “modica quantità”.

Capita dappertutto, è normale.

La sera in centro è meglio non andarci, in certe strade vedi spacciare anche alla luce del sole, ma non è una novità, certo non succede solo a Perugia, e poi in fondo in tanti quartieri ancora si vive tranquilli e i bambini possono ancora giocare fuori - per esempio nel campetto sotto casa mia - e nessuno che dice che se tutta Perugia fosse impraticabile allora non sarebbe più una città ma un penitenziario.

Ma perchè sono normali le canne, gli spinelli, l’alcol, o il sesso che non ricordi?

O forse sarebbe meglio chiedersi: perché no? Per quale motivo non dovrebbero essere normali una canna e uno spinello, un pomeriggio intero di cui non ricordi niente di quel che hai fatto, come tanti?

Non è certo l’inferno. E’ la normalità.

12 Novembre 2007 - loccidentale.it

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