Sesso con paziente, psicologo radiato

Agli psicologi e agli psicanalisti è «deontologicamente» vietato avere «rapporti emotivo-sentimentali o addirittura sessuali» con i loro pazienti. E questa regola vale da sempre, anche prima che il codice professionale di questa categoria, nel 1998, dettasse precisi divieti in proposito. Lo sottolinea la Cassazione che ha confermato la radiazione di uno psicologo romano, Sandro D. L., "colpevole" di avere avuto, nel 1997, rapporti sessuali con Alessandra R., sua paziente.
Senza successo il dottore ha protestato, innanzi alla Suprema Corte, contro la radiazione sostenendo che all´epoca della sua relazione con la donna, il suo ordine professionale non aveva ancora varato il codice deontologico sui comportamenti "vietati" a chi cura i mali dell´anima.
I supremi giudici - con la sentenza 25183 della Terza sezione civile - gli hanno risposto che «in tema di deontologia professionale e di morale corrente, non è necessaria una specifica descrizione dei comportamenti doverosi, per individuare le regole di cui si deve esigere il rispetto». «La conoscenza delle regole di comportamento è e deve essere - proseguono gli "ermellini" - parte della formazione professionale e del patrimonio culturale del professionista».

Per la Cassazione «il divieto di instaurare rapporti sentimentali, o addirittura sessuali, con i pazienti, è una delle regole cardine della professione di psicologo-psicanalista, e non si può ritenere ignorata solo perché all´epoca (il comportamento è stato contestato a Sandro D. L., appunto nel 1997) non era formalizzata in un apposito codice deontologico».

«Nella stanza delle terapia c´è un grandissimo rispetto e una grande intimità. Ci può essere un sentimento d´amore che nasce tra due persone, e questo può succedere, ma si deve interrompere la relazione terapeutica perché se questo sentimento è tale deve essere verificato fuori - spiega Maria Rita Parsi, presidente della Fondazione Movimento Bambino. - Nella stanza dell´analisi avere dei rapporti sessuali è una "violenza" nel luogo di maggiore affidamento, di maggiore garanzia e di profonda intimità.
Il paziente è una persona ferita che a ragione va da un interlocutore fidato il quale gli offre una possibilità di guarigione, una possibilità che dovrebbe essere garantita».
E continua la Parsi: «Avere rapporti sessuali durante l´analisi può essere definita come una manifestazione assoluta del potere negativo che un uomo può avere su un altro.
È come una persona che "utilizza" l´altro mentre è in una situazione di debolezza: un po´ come l´abuso sessuale nei confronti dei bambini, è una specie di abuso di potere come avviene nella pedofilia. Per cui è più che giustificato che una persona che viola questa regola basilare, che non può essere ignorata in nessun caso, paghi con la cancellazione dall´albo. Questo perché è chiaro che non è un professionista fidato, cioè che non ha un saldo controllo su di sé tale da poter esercitare la professione. Altra cosa invece quando, come ho detto prima, comincia una relazione. Anche se bisogna dire che quella tra terapeuta e paziente è molto complessa e anche molto dolorosa ma non ha nulla a che fare con la violenza».


5/12/2007 - espresso.repubblica.it

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