Aci: gli italiani temono l'alcol e la velocità

MILANO - Gli incidenti sulle strade italiane costituiscono una grave emergenza. C’è chi rispetta le norme del Codice della strada ma resta vittima dell’indisciplina degli automobilisti scorretti. E per capire come i provvedimenti tecnologici servano a poco basta percorrere, ad esempio, un tratta della Milano Brescia per vedere automobilisti sfrecciare ben oltre la media limite dei 130 orari nonostante la presenza di due «tutor», i sistemi di telecamere che la rilevano per trenta chilometri consecutivamente.

5 FATTORI - Ma c’è un nuovo capitolo che riguarda gli automobilisti, evidentemente quelli che rispettano il Codice. Secondo un sondaggio condotto dall’Aci, chi guida sente minacciata la propria sicurezza sulla strada soprattutto da cinque fattori: 1) la velocità elevata degli altri veicoli; 2) la guida in stato di ebbrezza; 3) la scarsa educazione degli altri conducenti; 4) la cattiva manutenzione delle strade; 5) l'inefficienza meccanica delle auto più obsolete. L'ultimo sondaggio condotto dall'ACI, in collaborazione con il Censis, su un campione rappresentativo di 4.000 automobilisti, indica i primi punti sui quali intervenire per affrontare con forza la piaga dell'incidentalità stradale che solo nell'ultimo anno ha fatto contare 5.400 morti in 225.000 sinistri nel Paese.

VELOCITA' - L'andamento degli incidenti in questa prima parte del 2007 non lascia prevedere netti miglioramenti, nonostante le nuove norme del decreto ministeriale varato dal dicastero diretto da Alessandro Bianchi. In questi ultimi tempi, la mistura alcol-velocità ha provocato autentici disastri. Una mistura che è particolarmente esplosiva in estate, periodo di vacanze, quando l’automobile serve per andare a divertirsi. Nonostante la velocità venga giudicata il primo elemento di rischio dagli automobilisti, un italiano su quattro ammette di averne superato frequentemente i limiti nell'ultimo anno, soprattutto sulle strade extraurbane (48,3% delle risposte) e in autostrada (29,2%).

ALCOL - «Il persistere di questi fatti - dichiara l'ACI in una nota - dimostra quanto sia necessario che la repressione dei comportamenti pericolosi sulle strade sia certa e costante, la prevenzione si basi su una forte e visibile presenza di tutte le Forze dell'Ordine e che sia posta maggiore attenzione alla formazione di una sana cultura alla guida». In merito all'alcol, additato come secondo fattore critico per la sicurezza stradale, l'ACI ricorda, soprattutto ai più giovani, come negli altri Paesi europei i ragazzi siano abituati a uscire in gruppo decidendo in anticipo chi di loro non dovrà bere alcolici. Il «Guidatore Designato» è un modello positivo per questi giovani, e chi sceglie di rimanere sobrio per riaccompagnare gli amici a casa viene ritenuto il leader del gruppo e non quello più sfortunato. In Italia, invece, è in uso quella che Siegfried Stohr, psicologo ed ex pilota di Formula 1, descrive agli allievi del suo corso di guida sicura, all’autodromo di Misano. «Quando un gruppetto di giovani - sostiene Stohr - torna a casa dopo la discoteca con alcol in corpo, a guidare non è solo quello che stringe il volante ma tutto il gruppo. È il gruppo che incita il guidatore a una condotta corsaiola, alla competizione con altre macchine, a tenere un comportamento irriverente nei confronti del Codice. È così che succede una buona parte degli incidenti più gravi».


Nestore Morosini - 13 agosto 2007 - corriere.it

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