Lo chiamano pacchetto sicurezza, ma è il solito pacco

È una specie di effetto-valanga, anche bizzarro. Il provvedimento anti-lavavetri deciso dal comune di Firenze (anzi, dall’assessore Graziano Cioni, un tipo che da anni decide con la propria testa senza guardare in faccia ai partiti) provoca nel centrosinistra un mega-dibattito su cosa sia giusto e non giusto fare per la sicurezza. Si fronteggiano i consueti compositi schieramenti: i solidaristi cioè la sinistra radicale ma anche i settori della Margherita più influenzati dalla Chiesa; i benaltristi, quelli per cui “il problema è ben altro, non si può cominciare dai poveracci”; i veltroniani, visto che il supercandidato alla guida del Pd è anche sindaco di Roma, ma nella Capitale (con Rifondazione in giunta) i lavavetri continuano ad agire indisturbati, e quindi Walter sposta il tiro sui pedofili, proponendo una sorta di gogna mediatica alla faccia della privacy. E i decisionisti, come il ministro dell’Interno Giuliano Amato, che il pacchetto-sicurezza l’ha presentato al Consiglio dei ministri paventando, altrimenti, “una svolta reazionaria e fascista nel Paese“. Naturalmente Amato è stato prontamente attaccato dal ministro della Solidarietà, Paolo Ferrero, rifondarolo. E anche da quelli di Sinistra democratica. Ma pure dalla Margherita, con la Chiesa sul groppone.

Il pacchetto come di consueto prevede “misure immediate” (quasi tutti rimandi alle ordinanze comunali, tipo lavavetri), “misure allo studio (custodia cautelare obbligatoria per rapina, violenza privata e violazione di domicilio), i tradizionali “più controlli”, le immancabili “norme europee” (obbligo di dimostrare un reddito adeguato per iscriversi all’anagrafe comunale e fruire dei servizi pubblici”). Infine la promessa di difendere in particolare le donne, su molestie e simili.
Nulla da dire, per carità. Se non che forse ha ragione il ministro della Difesa, Arturo Parisi: “A che servono tutte queste cose visto che sono già nelle leggi esistenti? Basterebbe applicarle!”. Già. Ma il ds Calvi scopre che “la gente è esasperata”, mentre Veltroni insiste che “non si può lasciare la legalità in mano alla destra”.La spiegazione? Si avvicinano le elezioni e l’Unione avverte la coda di paglia dell’indulto, varato in fretta e furia un anno fa, a governo appena insediato. Uno dei killer di Gorgo Monticone, per esempio, era fuori per indulto: l’ultimo di molti casi. Clemente Mastella, ministro della Giustizia e dell’indulto autore materiale (tra le perplessità del capo dello Stato Giorgio Napolitano, infastidito dalla fretta di allora) si difende rilanciando: “Rapine, scippi e stupri come i reati di mafia!”. Ma che significa? Modificare il codice penale comporterebbe un infinito dibattito parlamentare. E poi, appunto, c’è la discrezionalità dei magistrati.
Né lasciano ben sperare i vari “pacchetti” promessi dai governi passati.

Nel dicembre 1999 a Milano scoppiò un’epidemia di omicidi, nove in nove giorni per l’esattezza. A breve giro di posta l’annuncio di un salvifico pacchetto sicurezza, il primo. “Impedire le scarcerazioni facili, ridurre i benefici per i detenuti (ricordate i tormentoni sulla legge Gozzini?), inasprire le pene per furti in casa e scippi”, erano le ambizioni del governo dell’Ulivo anno 2000. Allora Forza Italia chiedeva anche di istituire una sessione annuale del Parlamento dedicata alla politica anticrimine e di cooperazione verso i paesi a rischio e la detrazione dall’Irpef delle spese sostenute dai cittadini a causa di reati comuni. An era più drastica: niente pene alternative per i responsabili di rapine, estorsioni, violenza sessuale e contro i minori. C’è voluto un anno perché quel pacchetto passasse alla Camera e al Senato con il risultato che il furto e lo scippo sono stati promossi a reati autonomi (non più solo aggravanti del furto semplice), la sospensione condizionale della pena e il ricorso in cassazione sono diventati meno facili da ottenere.
A febbraio del 2005 l’allora ministro dei Trasporti di centrodestra, Lunardi, ripescò dal vocabolario della politica il “pacchetto sicurezza” contro le stragi del sabato sera (con tanto di navi ancorate nei porti da usare come discoteche senza problemi di rumore e alloggi in cabina per i ragazzi “sballati”). Ma pochi mesi dopo il clima era già cambiato e le preoccupazioni erano ben altre. Le bombe di Londra in metropolitana hanno fatto scattare un altro pacchetto, stavolta pieno di misure drastiche contro il terrorismo internazionale: l’allora ministro dell’interno Pisanu ha scommesso sul prelievo forzoso della saliva dei presunti terroristi (per l’analisi del dna) ma non ha sospeso il trattato di Schengen come avrebbe voluto la Lega Nord.

Cambiato il governo è rimasto in voga il pacco: contro le morti bianche, nel decreto Bersani del luglio 2006 è stato inserito “il pacchetto sicurezza sul lavoro” rivolto soprattutto ai cantieri edili.
Per non parlare degli infiniti pacchi internazionali sull’immigrazione clandestina: legge Turco-Napolitano, legge Bossi-Fini, le trattative con Gheddafi, l’apertura e la chiusura dei campi di prima accoglienza, eccetera.
Certo finora, nessuno aveva parlato di “pacchetto sicurezza” partendo dall’emergenza lavavetri. Tanto più che all’inizio dell’estate proprio il ministero dell’Interno vantava, nell’ormai consueto rapporto annuale (qui la sintesi in pdf), una notevole diminuzione del numero degli omicidi: niente rischio di svolta fascista, due mesi fa.Avrà migliore fortuna il piano Amato? Basta fare qualche conto: dovrebbe sbarcare in Parlamento fra tre settimane. Assieme alla legge Finanziaria: alla quale, per inciso, chiederà soldi. Dunque vedremo se il nuovo pacchetto meriterà la famosa battuta di Robert De Niro ne “Gli intoccabili”: “Sei solo chiacchiere e distintivo, tutto chiacchiere e distintivo…”.


06/09/07 - blog.panorama.it

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