"Io l´ho generato, io lo uccido"

Spara al figlio e si costituisce


MONZA - «Venite in via Iseo 6, ho appena ucciso mio figlio». Ha usato queste parole Flavio Vescovini, 57enne in pensione, quando ha alzato il telefono e ha chiamato il 113 per confessare l´omicidio del figlio Gabriele, di 29 anni, maturato nel corso di una lite domestica scoppiata ieri pomeriggio in un appartamento di Monza. Sembra che il ragazzo soffrisse di problemi psichici.
Erano da poco passate le 14, quando a causa dell´ennesima lite, l´uomo, ex direttore della filiale cittadina della Cariplo, ha estratto la pistola regolarmente denunciata e ha rincorso il figlio che si trovava in bagno. Quando lo ha raggiunto, ha sparato l´intero caricatore della sua Beretta 7.65 sul figlio, dodici colpi in sequenza ravvicinata, due dei quali lo hanno colpito. Fatale quello che gli ha trapassato il cuore. Il ragazzo è morto sul colpo, inutili i tentativi di rianimazione praticati dai medici del 118. Al momento del dramma in casa si trovava anche la madre Ausilia Villa, che non ha potuto fare nulla per fermare il marito. Assenti i due fratelli Marina, la più grande, e Riccardo, 26.
«Un gesto dettato dell´esasperazione» ha spiegato il procuratore capo Antonio Pizzi. L´uomo non ce la faceva più a sopportare le continue vessazioni del figlio. «Io l´ho generato, io gli ho tolto la vita» ha detto quando gli agenti sono entrati nella sua abitazione, al quarto piano di via Iseo, uno dei quartieri bene della cittadina brianzola. Il pensionato era immobile sul divano, la pistola appoggiata sul lavandino del bagno.
I dissapori tra Gabriele la famiglia si trascinavano da anni ma i genitori avevano sempre tenuto nascosto il problema in pubblico. Nelle ultime settimane avevano convinto il ragazzo a rivolgersi a un centro psicosociale, ma all´appuntamento già fissato Gabriele non si è presentato. Il padre è conosciuto per essere una persona tranquilla, discreta, un gran lavoratore. Il figlio è descritto dalla polizia come violento e irascibile, anche se non era mai arrivato a picchiare i genitori. «Un ragazzo ribelle che inveiva contro papà e mamma. Numerose e pesanti erano le aggressioni verbali a cui sottoponeva la famiglia», lo descrivono così gli inquirenti. I genitori lo avevano già allontanato da casa. Adesso erano poche settimane che era rientrato in Italia dopo essere stato, fino alla metà di settembre, a lavorare negli Usa, prima a Disneyworld e poi come cameriere a Washington. A casa, pur senza un lavoro, aveva l´abitudine di alzarsi tardi al mattino, cosa che scatenava ripetute liti tra padre e figlio. Anche ieri si era alzato dopo mezzogiorno.
Per Vescovini si sono aperte le porte di San Quirico, il carcere di Monza, dal quale ha fatto sapere di «aver compiuto questo gesto per riportare la pace in famiglia».


26 novembre 2007 - espresso.repubblica.it

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