Ma quali divieti! In discoteca...

Da due mesi nei locali notturni c'è il coprifuoco sugli alcolici: proibito venderli oltre il limite orario stabilito. Ma la realtà è ben diversa: i gestori chiudono un occhio e i ragazzi si ubriacano fino all'alba


Da due mesi nei locali notturni c'è il coprifuoco sugli alcolici: proibito venderli oltre il limite orario stabilito. Ma la realtà è ben diversa. Lo abbiamo verificato passando un weekend sulle più note piste da ballo di Milano. Risultato? Tutto è permesso, dalle sigarette alle pasticche. E mentre i gestori chiudono un occhio (o anche due), i ragazzi si ubriacano fino all'alba

«È un'emergenza nazionale». Con queste parole, la scorsa estate, il ministro dei Trasporti Alessandro Bianchi annunciò l'omonimo decreto antialcol che avrebbe dovuto arrestare le stragi del sabato sera. Nei primi sei mesi dell'anno, 373 ragazzi avevano perso la vita in incidenti stradali durante il weekend, con un incremento del 16 per cento rispetto al 2003. Il decreto, varato i primi di agosto e convertito in legge lo scorso 3 ottobre, prevedeva il divieto di vendere alcol nei locali notturni dopo le due di notte e sanzioni più dure per chi guida ubriaco. Ma il coprifuoco dell'alcol viene davvero rispettato? Donna moderna ha passato due notti in alcune frequentate discoteche milanesi per verificarlo, mescolandosi tra i giovani che ogni fine settimana vengono in città da tutta la regione in caccia di divertimento e trasgressione.

Il risultato? La legge antialcol viene disattesa, aggirata, interpretata, elusa. Così come quella antifumo, del resto. Anche in una grande metropoli come Milano, quindi, dove praticamente in ogni quartiere c'è un posto di polizia, i giovani bevono e fumano fuori orario nei locali senza che nessuno dica loro niente. E i gestori delle discoteche, nella maggior parte dei casi, li servono. Tra i ragazzi gli etilometri ormai sono un gadget alla moda, è vero: se ne trovano di usa e getta, a forma di portachiavi, telefonino, con prezzi che oscillano da pochi euro a 300. A Milano il preside dell'Itis Feltrinelli ne ha persino regalato uno a tutti i suoi studenti. Ma i controlli con l'etilometro da parte delle forze dell'ordine sulle nostre strade, quest'anno, sono stati solo 300 mila. Dieci volte meno che in Spagna o Francia, dove hanno ridotto gli incidenti di oltre il 35 per cento. Qui sotto potete leggere la cronaca delle nostre notti in discoteca. Notti ad altissimo tasso alcolico.


Venerdì

«Alcolizziamoci!». Ore 1 e 30 di un venerdì notte italiano. In una grande discoteca nella zona sud di Milano, l'incitazione del dj non lascia dubbi su come s'intende applicare la legge che impedisce la vendita di alcolici nei locali notturni dopo le due di notte. Stasera è ospite speciale Fabrizio Corona. Per vederlo, sono arrivati da tutta la provincia ragazzi tra i 20 e i 30 anni. Ma anche minorenni. Alle due scatta il divieto, ma nessuno se ne accorge. Al bancone del bar accanto alla pista si chiede vodka lemon e cuba libre. E il barman mesce a tutto spiano. A sedici anni, Daniela svetta su un paio di stivali neri da dominatrix. Beve vodka Red Bull alla fragola: una bomba da 25 gradi che sa di succo di frutta. «Così sballo senza sentire il saporaccio dell'alcol» dice.

Attorno alla pista, sui tavoli, una selva di portaghiaccio e bottiglie. «Se prenoti un tavolo, puoi farti la scorta» mi spiega Michele, 23 anni, insieme ai suoi amici. «Costa 160 euro. Ma in dieci ne spendi 16 a testa. E bevi quanto ti pare». Dopo due "americano", puntiamo anche noi alla bottiglia. È arrivato Corona. Seduto a un tavolo, brinda a cocktail con i fan. Al bancone chiediamo dello spumante. «Qui diamo soltanto bottiglie di birra. Chiedi a un cameriere» ci rispondono. Ne intercettiamo uno. E inizia una trattativa: 160 euro, 120, 100. Chiudiamo l'affare a 80. «Dove te lo porto?» chiede. Gli indico un tavolo di fianco alla pista. E davanti ai buttafuori, riempio dieci calici.

Sono passate le 2 e mezzo. Scolato lo spumante, guardo l'orologio. Sono le tre. È ora di cambiare discoteca. Prima di uscire, passo dal bar all'ingresso. Qui sono più ligi: alle spalle del barman, un cartello ricorda che dopo le 2 è vietata la vendita di alcolici. «Niente alcol. Solo birra e Bacardi» ci dice il barista. Perché, non sono alcolici? «Sì, ma poco». Prendo due birre per il viaggio. La legge vieta di uscire dalla discoteca con delle bottiglie. Ma nessuno ti può perquisire. Me le infilo nella tasca interna del giaccone ed esco. Sono passate le tre. Mi sono bevuto due cocktail, due calici, una birra e un Bacardi.

In queste condizioni, ci spiegherà Vincenzo Cristiano, presidente di Ala, una onlus che combatte le stragi sulle strade dovute all'abuso di alcol, per legge non potrei guidare. Invece salgo in auto e punto alla prossima discoteca. Qui i gestori sono rigorosi. Ma con pochi risultati. «Alle due il bar chiude. Ma noi ci arrangiamo da soli» mi raccontano due ragazzi al parcheggio. E dall'auto tirano fuori una bottiglia di plastica piena di gin tonic. «Sennò puoi prenderti una birra al "lurido". Ma dopo le leggi antialcol quel maledetto ha raddoppiato i prezzi». Il "lurido" è il camioncino che vende bibite e panini. A Milano c'è n'è uno per ogni discoteca. È una processione: la gente esce, si fa una birra e rientra. La pista da ballo è immersa in una nube densa di fumo. «Se stoppi l'alcol, almeno la sigaretta la lasci libera» commenta Manuela. È argentina, ha 24 anni e studia arte in Italia. «E il fumo non è niente: vietato l'alcol, girano più pasticche». Dei ragazzi le chiedono persino a noi. Non si reggono in piedi. Il nostro "no" li delude. Ma si consolano con la birra del "lurido".


Sabato

A mezzanotte di sabato, a Milano, nel triangolo della movida chic, le piste da ballo sono ancora vuote. Siamo in Corso Como, la zona delle discoteche più alla moda. Qui prima dell'una non balla nessuno. Ma fuori dai pub e dai bar, sin dalle undici, c'è già la coda. E i titolari mandano i camerieri a prendere le ordinazioni in strada. Uno di loro ci spiega come funziona la serata alcolica: «Si comincia alle otto con un paio di cocktail d'aperitivo. Poi si cena con una birra o una bottiglia di vino. All'una si è caldi per ballare». E dopo le due? «L'alcol lo trovi. Nei bar ma anche in discoteca». Verifichiamo. Qui dopo una certa ora non entri se non porti una bella ragazza.

Noi siamo venuti con due amiche. Così ci spalancano le porte. La pista è piccola e buia, la musica ossessiva. Inconfondibile, si spande l'odore di hashish. Manca un'ora al coprifuoco alcolico, ma sui divanetti c'è già chi dorme sfatto con il bicchiere tra le mani. Poco prima dell'ora fatidica, scatta la ressa al bancone: si comprano soprattutto vodka e gin, da miscelare con Red Bull e limonata.

Alle due e mezzo chiediamo al barman quattro bottiglie di birra e una vodka. Ci propone un prezzo spropositato: ancora una volta 160 euro. Rilanciamo a 80. Il barman chiama al telefono qualcuno e fa la sua ultima offerta: «Cento euro». Alla fine mi porto via sei birre per 50. Intanto, ci facciamo servire vodka Red Bull all'arancia e cocktail al rum. Alle tre cambiamo discoteca. Questa volta ne scegliamo una tra le più chic e gettonate.

Ha tre bar. Nel primo, vicino all'ingresso, si servono solo analcolici. Nell'ultimo, infrattato in fondo alla pista, si mesce di tutto. E l'atmosfera è satura. Alcuni universitari, capelli corti da perfettini e maglioncini a rombi alla moda, hanno ordinato 250 euro di vodka e bottigliette di succo di pesca, ribes e tonica. Ballano e urlano sui tavoli.br />Due ragazze di non più di vent'anni, emule di Madonna e Britney Spears, si baciano selvaggiamente, incitate dai loro ragazzi. «Ma non siamo lesbiche: lo facciamo soltanto per divertire gli amici» ci tiene a precisare una di loro, nascosta dietro un paio di occhiali e un apparecchio ai denti alla Ugly Betty. Al bancone servono Sex on the beach: vodka, pesca, arancia, ribes. «E le leggi antialcol?» chiedo al barman. Mi risponde alzando le spalle: «Cosa cambia? Sono già ubriachi. E poi se uno insiste...». Per l'ultimo giro, tiro fuori dalla tasca del giaccone due birre imboscate da prima e me le faccio aprire lì. «Stai tranquillo» dico facendo l'occhiolino al barman. «È tutta roba acquistata rigorosamente prima delle due».

Da due mesi nei locali notturni c'è il coprifuoco sugli alcolici: proibito venderli oltre il limite orario stabilito. Ma la realtà è ben diversa. Lo abbiamo verificato passando un weekend sulle più note piste da ballo di Milano. Risultato? Tutto è permesso, dalle sigarette alle pasticche. E mentre i gestori chiudono un occhio (o anche due), i ragazzi si ubriacano fino all'alba

«È un'emergenza nazionale». Con queste parole, la scorsa estate, il ministro dei Trasporti Alessandro Bianchi annunciò l'omonimo decreto antialcol che avrebbe dovuto arrestare le stragi del sabato sera. Nei primi sei mesi dell'anno, 373 ragazzi avevano perso la vita in incidenti stradali durante il weekend, con un incremento del 16 per cento rispetto al 2003. Il decreto, varato i primi di agosto e convertito in legge lo scorso 3 ottobre, prevedeva il divieto di vendere alcol nei locali notturni dopo le due di notte e sanzioni più dure per chi guida ubriaco. Ma il coprifuoco dell'alcol viene davvero rispettato? Donna moderna ha passato due notti in alcune frequentate discoteche milanesi per verificarlo, mescolandosi tra i giovani che ogni fine settimana vengono in città da tutta la regione in caccia di divertimento e trasgressione.

Il risultato? La legge antialcol viene disattesa, aggirata, interpretata, elusa. Così come quella antifumo, del resto. Anche in una grande metropoli come Milano, quindi, dove praticamente in ogni quartiere c'è un posto di polizia, i giovani bevono e fumano fuori orario nei locali senza che nessuno dica loro niente. E i gestori delle discoteche, nella maggior parte dei casi, li servono. Tra i ragazzi gli etilometri ormai sono un gadget alla moda, è vero: se ne trovano di usa e getta, a forma di portachiavi, telefonino, con prezzi che oscillano da pochi euro a 300. A Milano il preside dell'Itis Feltrinelli ne ha persino regalato uno a tutti i suoi studenti. Ma i controlli con l'etilometro da parte delle forze dell'ordine sulle nostre strade, quest'anno, sono stati solo 300 mila. Dieci volte meno che in Spagna o Francia, dove hanno ridotto gli incidenti di oltre il 35 per cento. Qui sotto potete leggere la cronaca delle nostre notti in discoteca. Notti ad altissimo tasso alcolico.


Venerdì

«Alcolizziamoci!». Ore 1 e 30 di un venerdì notte italiano. In una grande discoteca nella zona sud di Milano, l'incitazione del dj non lascia dubbi su come s'intende applicare la legge che impedisce la vendita di alcolici nei locali notturni dopo le due di notte. Stasera è ospite speciale Fabrizio Corona. Per vederlo, sono arrivati da tutta la provincia ragazzi tra i 20 e i 30 anni. Ma anche minorenni. Alle due scatta il divieto, ma nessuno se ne accorge. Al bancone del bar accanto alla pista si chiede vodka lemon e cuba libre. E il barman mesce a tutto spiano. A sedici anni, Daniela svetta su un paio di stivali neri da dominatrix. Beve vodka Red Bull alla fragola: una bomba da 25 gradi che sa di succo di frutta. «Così sballo senza sentire il saporaccio dell'alcol» dice.

Attorno alla pista, sui tavoli, una selva di portaghiaccio e bottiglie. «Se prenoti un tavolo, puoi farti la scorta» mi spiega Michele, 23 anni, insieme ai suoi amici. «Costa 160 euro. Ma in dieci ne spendi 16 a testa. E bevi quanto ti pare». Dopo due "americano", puntiamo anche noi alla bottiglia. È arrivato Corona. Seduto a un tavolo, brinda a cocktail con i fan. Al bancone chiediamo dello spumante. «Qui diamo soltanto bottiglie di birra. Chiedi a un cameriere» ci rispondono. Ne intercettiamo uno. E inizia una trattativa: 160 euro, 120, 100. Chiudiamo l'affare a 80. «Dove te lo porto?» chiede. Gli indico un tavolo di fianco alla pista. E davanti ai buttafuori, riempio dieci calici.

Sono passate le 2 e mezzo. Scolato lo spumante, guardo l'orologio. Sono le tre. È ora di cambiare discoteca. Prima di uscire, passo dal bar all'ingresso. Qui sono più ligi: alle spalle del barman, un cartello ricorda che dopo le 2 è vietata la vendita di alcolici. «Niente alcol. Solo birra e Bacardi» ci dice il barista. Perché, non sono alcolici? «Sì, ma poco». Prendo due birre per il viaggio. La legge vieta di uscire dalla discoteca con delle bottiglie. Ma nessuno ti può perquisire. Me le infilo nella tasca interna del giaccone ed esco. Sono passate le tre. Mi sono bevuto due cocktail, due calici, una birra e un Bacardi.

In queste condizioni, ci spiegherà Vincenzo Cristiano, presidente di Ala, una onlus che combatte le stragi sulle strade dovute all'abuso di alcol, per legge non potrei guidare. Invece salgo in auto e punto alla prossima discoteca. Qui i gestori sono rigorosi. Ma con pochi risultati. «Alle due il bar chiude. Ma noi ci arrangiamo da soli» mi raccontano due ragazzi al parcheggio. E dall'auto tirano fuori una bottiglia di plastica piena di gin tonic. «Sennò puoi prenderti una birra al "lurido". Ma dopo le leggi antialcol quel maledetto ha raddoppiato i prezzi». Il "lurido" è il camioncino che vende bibite e panini. A Milano c'è n'è uno per ogni discoteca. È una processione: la gente esce, si fa una birra e rientra. La pista da ballo è immersa in una nube densa di fumo. «Se stoppi l'alcol, almeno la sigaretta la lasci libera» commenta Manuela. È argentina, ha 24 anni e studia arte in Italia. «E il fumo non è niente: vietato l'alcol, girano più pasticche». Dei ragazzi le chiedono persino a noi. Non si reggono in piedi. Il nostro "no" li delude. Ma si consolano con la birra del "lurido".


Sabato

A mezzanotte di sabato, a Milano, nel triangolo della movida chic, le piste da ballo sono ancora vuote. Siamo in Corso Como, la zona delle discoteche più alla moda. Qui prima dell'una non balla nessuno. Ma fuori dai pub e dai bar, sin dalle undici, c'è già la coda. E i titolari mandano i camerieri a prendere le ordinazioni in strada. Uno di loro ci spiega come funziona la serata alcolica: «Si comincia alle otto con un paio di cocktail d'aperitivo. Poi si cena con una birra o una bottiglia di vino. All'una si è caldi per ballare». E dopo le due? «L'alcol lo trovi. Nei bar ma anche in discoteca». Verifichiamo. Qui dopo una certa ora non entri se non porti una bella ragazza.

Noi siamo venuti con due amiche. Così ci spalancano le porte. La pista è piccola e buia, la musica ossessiva. Inconfondibile, si spande l'odore di hashish. Manca un'ora al coprifuoco alcolico, ma sui divanetti c'è già chi dorme sfatto con il bicchiere tra le mani. Poco prima dell'ora fatidica, scatta la ressa al bancone: si comprano soprattutto vodka e gin, da miscelare con Red Bull e limonata.

Alle due e mezzo chiediamo al barman quattro bottiglie di birra e una vodka. Ci propone un prezzo spropositato: ancora una volta 160 euro. Rilanciamo a 80. Il barman chiama al telefono qualcuno e fa la sua ultima offerta: «Cento euro». Alla fine mi porto via sei birre per 50. Intanto, ci facciamo servire vodka Red Bull all'arancia e cocktail al rum. Alle tre cambiamo discoteca. Questa volta ne scegliamo una tra le più chic e gettonate.

Ha tre bar. Nel primo, vicino all'ingresso, si servono solo analcolici. Nell'ultimo, infrattato in fondo alla pista, si mesce di tutto. E l'atmosfera è satura. Alcuni universitari, capelli corti da perfettini e maglioncini a rombi alla moda, hanno ordinato 250 euro di vodka e bottigliette di succo di pesca, ribes e tonica. Ballano e urlano sui tavoli.
Due ragazze di non più di vent'anni, emule di Madonna e Britney Spears, si baciano selvaggiamente, incitate dai loro ragazzi. «Ma non siamo lesbiche: lo facciamo soltanto per divertire gli amici» ci tiene a precisare una di loro, nascosta dietro un paio di occhiali e un apparecchio ai denti alla Ugly Betty. Al bancone servono Sex on the beach: vodka, pesca, arancia, ribes. «E le leggi antialcol?» chiedo al barman. Mi risponde alzando le spalle: «Cosa cambia? Sono già ubriachi. E poi se uno insiste...». Per l'ultimo giro, tiro fuori dalla tasca del giaccone due birre imboscate da prima e me le faccio aprire lì. «Stai tranquillo» dico facendo l'occhiolino al barman. «È tutta roba acquistata rigorosamente prima delle due».


29/11/2007 - donnamoderna.com

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