Se un ubriaco uccide è giusto che vada in prigione

Se un automobilista ubriaco uccide è giusto che vada in prigione


Mettereste in prigione l’automobilista che uccide in stato d’ubriachezza o sotto l’effetto di stupefacenti? Conoscendo le condizioni delle carceri, sono molto prudente sull’opportunità di mandarci gente, magari incensurata, che potrebbe averne un ricordo incancellabile. Ma, in casi come questi, un annetto di prigione può essere utile. E può essere utile anche nel caso che un incidente mortale che coinvolga più persone sia dovuto a un abnorme eccesso di velocità. Attualmente questi reati sono considerati omicidi colposi, cioè avvenuti senza alcuna volontà da parte di chi li ha commessi. Non mi sembra corretto utilizzare i miei ormai lontani studi giuridici, ma a mio avviso se io guido l’auto dopo essermi ubriacato (o drogato), o se guido a 200 chilometri l’ora, debbo mettere nel conto che possa accadere anche a me qualcosa di irreparabile. Chi uccide una persona con un pugno viene condannato per omicidio preterintenzionale: voleva colpirla, non ucciderla. Perché è soltanto “colposo” l’omicidio di chi uccide in una delle condizioni che abbiamo appena esposto? Perché i parenti dei quattro ragazzi travolti in aprile ad Appignano, nelle Marche, da un rom ubriaco debbono essere offesi dal vederlo prendere il sole in casa? L’opinione pubblica è impressionata dall’incremento di incidenti provocati da persone irresponsabili, che spesso non si fermano nemmeno a soccorrere la vittima. Ma poiché noi stessi - che per il fatto stesso di essere noi stessi tendiamo a considerarci persone ragionevoli - possiamo trovarci in situazioni incresciose, è bene rivedere alcune abitudini. In televisione ho fatto la prova dell’etilometro. Dopo due bicchieri di vino rosso piuttosto corposo sia l’apparecchio fai-da-te che si compra in farmacia, sia quello professionale della Polizia Stradale non davano segnali allarmanti. A metà del terzo bicchiere ero fuori legge. Amo il buon vino, mi piace bere poco e bene, ma capisco che in una bella cena al ristorante sia difficile non superare i limiti di legge. Dunque, chi guida non beva. E, se si è in coppia, si beva poco: in fondo, due buoni bicchieri ben dosati possono accompagnare perfettamente ogni pasto. Non vale dire: «Io non avrei mai un incidente». Una percentuale elevata di sinistri coinvolge persone che hanno bevuto troppo. I controlli sulle strade si sono moltiplicati: nell’intero 2006 erano stati 180 mila, nei primi nove mesi di quest’anno sono saliti a 490 mila. È venuto fuori che 36 mila persone sono risultate positive all’etilometro e ben 3368 guidavano sotto l’effetto di stupefacenti. È molto allarmante che nei primi nove mesi di quest’anno siano state ritirate 22 mila patenti a persone che guidavano ubriache, contro le 14 mila dell’intero 2006. Si sa che la polizia riesce a intercettare una quantità ridottissima di persone che delinquono. Siamo dunque un polo di ubriaconi irresponsabili? Restare senza patente è un deterrente significativo. Il fermo o il sequestro dell’automobile nei casi più gravi è un ottimo deterrente. E gli effetti si vedono. Nei mesi di agosto e settembre sono morte sulle strade 573 persone, trentasei in meno dell’anno scorso. Nello stesso periodo gli incidenti sono stati 1600 in meno. Va bene, ma si muore ancora troppo. Le fatalità sono un conto, l’incoscienza un altro.


6/11/2007 - Bruno Vespa - grazia.blog.it

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