Uccisa durante un festino a luci rosse

Omicidio di Meredith, fermati tre giovani: è morta per essersi ribellata


PERUGIA
Sono le nove di sera del primo novembre. Meredith Kercher si stringe nel suo cappotto di lana e si incammina verso casa. Cinque minuti a piedi, lungo viale Sant'Antonio, a due passi dalla cittadella universitaria di piazza Grimana, nel cuore di Perugia. E' una brutta zona, quella, piena di pusher e sbandati. Affretta il passo, teme brutti incontri. Quelli che non fa. Quando chiude il portoncino d'ingresso della villetta da cartolina presa in affitto da qualche mese non sa che le rimangono circa cinque ore di vita. Non sa che Amanda, la sua amica americana, tenterà di ucciderla. Non sa del fidanzato di lei, Raffaele, e nemmeno di Patrick, l'amico congolese.

Intorno a mezzanotte inizia il calvario di Mez, la studentessa londinese col chiodo fisso dell'Italia, raggiunta ad agosto dopo aver vinto, insieme all'amica del cuore Sophie, l'ambita borsa di studio Erasmus. Meredith muore perché si ribella. Trascinata in un'orgia cui non vuol partecipare, si oppone e si difende. Spunta un coltello a serramanico. La giovane viene presa alle spalle, immobilizzata. Forse Meredith si volta, forse no. Il suo assassino vibra uno, due, tre colpi. Al terzo la lama le si conficca in gola. Meredith morirà per emorragia dopo una lunga agonia. Ci sarebbe dunque un festino a luci rosse finito nel sangue dietro l'omicidio di Meredith Kercher, la studentessa ventiduenne, violentata e uccisa per un gioco erotico fatalmente degenerato. Gli inquirenti escludono siano circolati cocktail di alcol e droga, anche se occorrerà attendere l'esito degli esami tossicologici per avere la certezza che la notte del delitto fossero tutti spaventosamente lucidi.

Accusati di concorso in omicidio volontario e violenza sessuale, sono stati sottoposti a fermo di polizia giudiziaria, Amanda Marie Knox, vent'anni, la coinquilina americana di Meredith, Raffaele Sollecito, che di anni ne ha ventiquattro, fidanzato della statunitense, e Lumumba Diya, detto Patrick, di nazionalità zairese. Sarebbe stata lei, Amanda, il volto da ragazza della porta accanto, l'americana che studia l'italiano, beve soft drink nei pub del centro di Perugia e poi uccide la sua migliore amica, a far vacillare gli alibi di tutti con dichiarazioni nebulose e frammentarie, quando non anche evidentemente contraddittorie.

Chi tra Raffaele e Patrick, il laureando barese, «biondo con fisico atletico» (come si autodefinisce in chat) e il sedicente nipote dell'ex primo ministro congolese assassinato nel '61, carnagione olivastra e treccine rasta, abbia sgozzato Mez gli inquirenti non lo dicono. Il dolore in questa storia di sangue non risparmia nessuno. Amanda e Raffaele, gli amanti diabolici, ricordano un po’ Erika e Omar, i due fidanzatini del massacro di Novi Ligure. E poi Patrick Lumumba, nipote e quasi omonimo dell'illustre nonno, protagonista della liberazione del Congo dal dominio belga, musicista della notte e padre di un bambino di quasi un anno.

Ieri sera la villetta gialla con vista sulla vallata sembrava sospesa tra la normalità e il suo contrario. C'era ancora quel mazzo di lilium bianchi, legato alla ringhiera di ferro, mentre più su, sugli scalini del Duomo, si sono accesi nuovamente i lumini in memoria di Meredith. A parlare, stavolta, in viale Sant'Antonio è il silenzio di decine di studenti come lei.


ALESSANDRA CRISTOFANI - 07/11/07 - lastampa.it

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