Ru486 a rischio, aumenta la mortalità

La Ru486, la pillola abortiva, è meno sicura dell'aborto chirurgico. L'allarme arriva dalla società medica scientifica interdisciplinare Promed Galileo, che ha informato l'Agenzia italiana del farmaco e il ministero della Salute. L'allarme deriva dai dati presentati dal new England Medical Journal. Risalgono al 2005, e dimostrerebbero come il numero di morti con la Ru486 sia maggiore che con gli aborti chirurgici.


La media di decessi con la pillola Ru486 è di un caso ogni centomila contro uno su un milione causato dalla chirurgia. Dunque ben dieci volte superiore. Il mifepristone è uno steroide sintetico utilizzato come farmaco abortivo per l'aborto chimico nei primi due mesi della gravidanza. Prodotto sotto forma di pillola abortiva viene commercializzato in Francia con il nome Mifégyne e negli Stati Uniti, dove viene prodotto dalla Danco Laboratories, come Mifeprex. Durante le prime sperimentazioni fu usata la sigla RU-38486, poi abbreviata in RU-486, dall'azienda produttrice, la Roussel Uclaf, da qui il suo secondo nome.

Rispetto ai metodi abortivi tradizionali ha il vantaggio di non richiedere l'ospedalizzazione della donna né interventi chirurgici, per questo si ritiene che provochi minori traumi fisici e psicologici oltre che minori costi per il servizio sanitario. Attualmente è in uso in tutti i paesi della Comunità Europea ad eccezione di Italia (in parte), Irlanda e Portogallo.

Non deve essere confuso con la pillola del giorno dopo che agisce prima dell'impianto dell'ovulo.

Il mifepristone è un ormone steroideo anti-progestinico derivato dal noretindrone, che agisce direttamente sui recettori progestinici, inibendone l'azione particolarmente sull'utero. Il progesterone (dal latino «pro»: che favorisce e «gestare»: gravidanza) è l'ormone che assicura il mantenimento della gravidanza per le sue diverse azioni sulle strutture uterine. Il mifepristone blocca l'azione progestinica sui recettori inibendo lo sviluppo embrionale e causando il distacco e l'eliminazione della mucosa uterina, con un processo simile a ciò che accade durante le mestruazioni.

L'azione del mifepristone necessita di essere completata in un secondo tempo, solitamente due giorni dopo la prima somministrazione, con la somministrazione di una prostaglandina (di solito il misoprostol) che provoca delle contrazioni uterine e favorisce l'eliminazione della mucosa e dell'embrione, solitamente entro mezza giornata.

Il metodo è efficace nel 95% dei casi se la procedura è eseguita correttamente.

Può essere usato entro 64 giorni dal concepimento. Una dose tipica è 200 mg per via orale, seguita dopo 48 ore da 800 µg di misoprostol per via orale o vaginale. Entro quattro ore dalla seconda dose, agisce con un'efficacia tra il 92% e il 99% (a seconda del trial clinico in esame), mentre da solo ha un'efficacia pari a circa l'80%. Alcuni studi recenti mostrerebbero un'efficacia superiore nella somministrazione di misoprostolo per via orale rispetto a quella vaginale.

Ad alte dosi, il mifepristone ha anche lievi effetti antiglucocorticoidi e antiandrogeni.

La sperimentazione del mifepristone è stata iniziata dalla Regione Piemonte nel 2005, in base alla Legge n.194 del 22 maggio 1978. Dopo la sua introduzione, è nato un intenso dibattito tra la giunta regionale e il Ministero della Salute presieduto da Francesco Storace, poiché quest'ultimo considerava illegale l'inizio della sperimentazione senza l'autorizzazione del Ministero stesso, il dibattito non ha però bloccato la sperimentazione. In seguito la pillola RU-486 è stata sperimentata anche in Liguria, Toscana e dal 2006 in Puglia.

Attualmente la Exelgyn, l’azienda francese che produce la pillola abortiva RU486, ha chiesto la registrazione del farmaco presso l'Agenzia Italiana del Farmaco, benché la pillola venga già ora importata in singole confezioni dietro richiesta degli ospedali che devono indicare nel modulo d'ordine, il nome della paziente cui sono di volta in volta destinate.


10/12/2007 - barimia.info

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