Lazio, è ancora malasanità

Immagini del degrado del Policlinico su You Tube. A sei mesi dall’inchiesta dell’Espresso nulla è cambiato

Assemblea nell’androne del Policlinico Umberto 1. Lavoratori in agitazione all’ospedale Grassi di Ostia (20 infermieri malati su 30). Non ancora operative molte sale operatorie al San Filippo Neri dopo i 105 (su un organico di circa 850) certificati di malattia mandati dagli infermieri. Al Pertini altri 20 certificati medici di infermieri. Al Sant’Eugenio in agitazione la divisione di ostetricia (11 ostetriche su 14 malate). L’agitazione si sta estendendo anche ad altri nosocomi della capitale come il San Giovanni e il San Camillo-Forlanini. Il Gemelli protesta per i tagli che sarebbero annunciati mettendo a rischio il posto di mille lavoratori. Presidio e “giornale parlato” al Policlinico universitario Tor Vergata per l’apertura, ritardata da mesi, del dipartimento di emergenza e accettazione. Ambulatori privati sul piede di guerra. Dopo i quattro giorni di chiusura della settimana scorsa la protesta continua contro i tagli previsti dal piano di recupero del deficit varato dal governo e dalla Regione Lazio, facendo pagare agli utenti le prestazioni ambulatoriali ad un prezzo accessibile a tutte le tasche. Circa 200 precari soprattutto delle Asl hanno manifestato davanti alla Pisana chiedendo alla Regione la stabilizzazione per tutti.

Per Piero Marrazzo e il suo assessore alla Sanità Augusto Battaglia sono giorni di tensione e di sofferenze. Nessuno dà loro la ricetta giusta e neppure loro sono in grado di tirarla fuori. L’ondata di insofferenza e di protesta, che sta colpendo la sanità laziale, è una specie di tsunami. Le immagini dei sotterranei del Policlinico, delle sue anomalie, della sua disorganizzazione e della sua sporcizia girano in rete su “You Tube”. A sei mesi dall’inchiesta-choc dell’Espresso nulla è cambiato. Sembra, dicono in molti, terra di nessuno, dove le regole non sono tenute in nessun conto e dove l’ultima cosa da tenere presente è la pulizia. Un disastro di incompetenze. E non è soltanto una questione di buco. I vertici della Regione da una parte minimizzano parlando di “equivoci” nei rapporti con strutture forti come il Gemelli dall’altra si dicono preoccupati e scrivono al Governo per ottenere l’assunzione in deroga di almeno 350 infermieri. Ma sono toppe e l’assessore Battaglia si trincera dietro l’affermazione di aver ricevuto dalla giunta Storace un debito che sfiora i 10 miliardi di euro e che d’intesa con il governo è stato varato un piano di rientro dal deficit che in 3 anni dovrebbe dare stabilità economica alla sanità del Lazio. Di diverso parere il centrodestra che con An ha organizzato un convegno per oggi in un albergo romano con protagonisti Alemanno e Gramazio.

Anche i sindacati sono fortemente preoccupati. Si parte dall’assemblea del Policlinico per poi bloccare giovedì tutte le attività con corteo fino alla Bocca della verità. Anche i cittadini vogliono sapere la verità sugli aspetti della sanità e non riescono a capire perché le soluzioni non arrivano mai anzi spesso si torna indietro. E forse non è neppure lo sciopero a dare indicazioni giuste. Sarebbe meglio mettersi intorno ad un tavolo, maggioranza e minoranza per affrontare i problemi dell’organizzazione dell’intero settore. E non c’è solo Roma ma questioni da risolvere ci sono ai Castelli romani come a Latina, a Rieti come a Viterbo. Giovedì dovrebbe, comunque, essere un momento di allarme e di spinta ad affrontare in profondità il malessere e le inefficienze di un settore vitale. E’ prevista la chiusura degli ambulatori, del Day Hospital, salteranno le visite prenotate per la giornata. Saranno garantiti soltanto i servizi nell’area critica che comprende il pronto soccorso, le camere operatorie e la terapia intensiva. Nei reparti con 20 malati saranno obbligatori almeno 2 infermieri.

Se si guarda la mappa delle agitazioni in corso si resta sbalorditi per la vastità del fenomeno ed anche per le motivazioni. Due giorni prima dell’ultimo incendio al Policlinico la “Tv della libertà” ha registrato un video-denuncia in cui vengono mostrati pazienti in barella che vengono trasportati nelle aree in cui non dovrebbero entrare, e in cui si dimostra che è ancora possibile entrare nel tunnel scoperto dall’Espresso dove regna il degrado. La sanità laziale è fortemente malata. Ma è anche strumento di business e di clientelismo. Le malattie sono croniche: inefficienza, disorganizzazione, politicizzazione, spartizione delle poltrone di vertice ma anche di portantini. Gestire una Asl, un ospedale, una struttura sanitaria con budget milionari, laboratori di analisi non è solo questione di potere ma anche un “tesoretto” economico e clientelare. Un quadro desolante sul quale si sovrappongono nicchie di qualità, di alta professionalità. La sanità laziale sconta anni di rendite di posizione, inamovibilità del posto, scarsa mobilità tra reparti e ospedale e ospedale, sperperi, strutture fatiscenti per non aver subito ristrutturazioni sostanziali da 20-30 anni come è accaduto appunto al tubo del Policlinico, provocando l’incendio che ha paralizzato le sale operatorie e divisioni ambulatoriali.

Sulla sanità malata affondano il bisturi in tanti. Secondo il segretario della Cisl Paolo Lumaca “ciò che sta accadendo in questi giorni (infermieri che inviano certificati di malattia, ndr) non è un evento improvviso: da più di un anno denunciamo la carenza di oltre 3700 infermieri nei nosocomi romani e quindi sono costretti spesso a fare turni di 12 ore. E’ giunto il momento che governo e Regione Lazio si prendano le loro responsabilità”. Marrazzo è stretto in una morsa. Sta montando contro il piano antideficit una rivolta a vasto raggio, trasversale: dai Cobas all’Ugl, dai cattolici del Gemelli ai laici degli ambulatori. Marrazzo dall’angolo in cui è stato messo cerca di uscire lanciando appelli “Siamo in una fase delicata e tutti devono sapere che la sanità del Lazio deve essere salvata dal fallimento, mantenendo i livelli essenziali di assistenza”. Replicano i Cobas: bloccare le assunzioni, ridurre drasticamente la spesa totale del personale (sembra meno 100 euro al mese) significa aumentare i carichi di lavoro e non trovare soluzioni contro gli sprechi e le disfunzioni.

Da parte loro i proprietari dei laboratori di analisi privati convenzionati osservano, dopo l’incontro con l’assessore Battaglia, che il settore eroga a carico della Regione circa 40 milioni di euro di prestazioni l’anno ad un costo di circa 220 milioni, vale a dire 5 euro a prestazione. Marrazzo ha messo in agenda un turbillon di incontri, scrive a Prodi e Tommaso Padoa Schioppa per avere subito in deroga 350 infermieri da inserire nelle aree più delicate e la stabilizzazione dei 3 mila precari delle Asl. Da parte sua la Procura di Roma sta monitorando la situazione e il Procuratore Capo aspetta che arrivino a Piazzale Clodio gli esposti dei direttori sanitari. Primo procedimento falso e interruzione di pubblico servizio. Non sarà, dicono i sindacati, che tutti i mali della sanità laziale saranno guariti con qualche avviso di garanzia e qualche processo contro “gli infermieri malati” che invece tutti sanno che lo hanno fatto per protesta o per eccessivo stress?

di Sergio Menicucci - 27-06-2007 - fonte

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