Strangola il figlio autistico e si consegna ai carabinieri

Ha ammazzato il figlio autistico e poi si è consegnato ai carabinieri. È accaduto nel Palermitano. I protagonisti di questa assurda e tragica storia sono Calogero Crapanzano, 60 anni e il figlio di 26. L’uomo, sabato scorso, ha invitato il giovane a fare una passeggiata come accadeva ogni settimana. Dopo averlo accompagnato in aperta campagna nella zona «Gibilrossa», lo ha strangolato con una corda. Dopo il delitto, Crapanzano si è consegnato ai carabinieri. Aveva ancora il cadavere del figlio nel baule dell’auto. Terribile la scena che si è presentata agli occhi dei militari.

Agli investigatori, l’assassino ha raccontato il dramma di una vita trascorsa con il figlio ammalato. Alla base dell’omicidio ci sarebbe un raptus di follia: l’uomo viene descritto come una persona perbene, un padre attento e premuroso. All’arrivo in caserma, Crapanzano non ha mostrato segni di pentimento, ma subito dopo essere stato interrogato dal magistrato che conduce l’inchiesta, Gaetano Paci, in lacrime ha spiegato che si è trattato di un attimo di sconforto. «Dopo l’ennesima discussione - ha raccontato ancora agli inquirenti -, mio figlio ha dato in escandescenze ed è stato a quel punto che ho preso un cavetto che avevo nell’auto e l’ho ucciso stringendoglielo attorno al collo. Non volevo ucciderlo, gli ho sempre voluto un gran bene. Voleva smontare tutto quello che gli capitava a tiro e poi mi diceva che anch’io dovevo farlo. Ho cercato di convincerlo che non era facile rimontare tutto, ma lui non voleva sentire ragioni. Ecco è stato a quel punto che ho avuto un attimo di smarrimento».Angelo aveva bisogno di essere seguito, accudito e aiutato. Calogero gli stava dietro praticamente tutto il giorno, da quando si era messo in pensione. Prima aveva svolto la professione di maestro di scuola elementare. Negli ultimi anni, però, la sua vita ruotava attorno al figlio, specie da quando la moglie non riusciva più a seguirlo, a causa di un esaurimento nervoso.

Calogero Crapanzano è rimasto rinchiuso al carcere Ucciardone di Palermo per due giorni, poi il Giudice per le udienze preliminari, Donatella Puleo, ha deciso per la scarcerazione pur convalidandone l’arresto. Il magistrato ha ritenuto che non ci fossero le esigenze cautelari. «Come ogni giorno - ha continuato - anche sabato, lo avevo portato in auto a fare una passeggiata». Da Bonagia, il quartiere dove vive la famiglia Crapanzano, padre e figlio sono arrivati fino in contrada Gibilrossa. «Lui ha cominciato a ripetermi all’infinito che dovevo smontare il condizionatore poi ha preso a litigare e a mordersi le mani. Io ho perso la testa».

giovedì 28 giugno 2007 - fonte

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