Alcol e sabotaggi, Nasa nell'odissea

L'agenzia spaziale travolta dagli scandali: astronauti ubriachi e computer fuori uso


Negli alloggi degli astronauti della Nasa l’alcol scorre a fiumi e almeno in un paio di occasioni uno di loro è decollato ubriaco, in violazione dei regolamenti che impediscono di bere alcolici 12 ore prima di una missione. La nuova bufera che investe l’Agenzia spaziale americana nasce dal rapporto della commissione di inchiesta a cui, nel febbraio scorso, era stato chiesto di fare luce sul comportamento degli equipaggi dopo in caso-Nowak.

L’astronauta Lisa Nowak era stata arrestata con l’accusa di aver progettato il sequestro di una rivale d’amore. Quanto gli ispettori hanno scoperto va ben oltre il caso-Nowak, perché le rilevazioni sulla sistematica violazione delle norme sull’alcool negli alloggi degli equipaggi al Kennedy Space Center chiamano in causa il tradizionale punto d’orgoglio della Nasa: la qualità del patrimonio umano. «In due specifiche circostanze degli astronauti erano a tal punto intossicati dall’alcol prima del decollo che gli ispettori di volo ed altri astronauti sollevarono formali dubbi sulla sicurezza del volo, ma non vi furono conseguenze, e decollarono» si legge nel testo.

Richard Banchmann, il colonnello dell’aviazione che ha guidato l’inchiesta, ha spiegato che in un caso l’astronauta coinvolto avrebbe dovuto salire a bordo dello shuttle, ma poi il decollo slittò e tornò a casa pilotando un jet T-38. L’altro episodio coinvolge un astronauta destinato alla navicella russa «Soyuz-Iss», e dunque forse non americano, anche se passato per il Kennedy Center. Ma non è tutto: la stessa inchiesta ha rilevato che almeno in un caso è avvenuto il sabotaggio volontario di uno dei computer che seguono la missione della stazione internazionale in orbita attorno alla Terra.

Di fronte alle rivelazioni a valanga la Nasa ha avuto poche alternative: la vicedirettrice Shana Dale ha convocato una conferenza stampa per assicurare che «sarà svolta un’approfondita indagine al fine di verificare la corretta applicazione dei regolamenti vigenti». Se le accuse trovassero conferma, l’esito è scontato. «Dovrebbero scattare le immediate dimissioni» anticipa Keith Cowing, direttore del sito Internet «Nasawatch», che commenta cosa avviene nei laboratori spaziali. Ma non è tutto: una delle ipotesi è che gli eccessi di alcol siano stati resi possibili da normative vetuste, in forza delle quali è proibito bere prima dei test su jet, ma non prima delle missioni spaziali. Se così fosse, lo scandalo investirebbe non solo gli astronauti ma le più alte sfere della Nasa, già alle prese con le difficoltà del superamento del programma shuttle.

Ma i guai per la Nasa non finiscono qui: un’esplosione nel deserto del Mojave ha completamente distrutto alcuni componenti del razzo che avrebbe dovuto portare in orbita SpaceShipTwo, la navicella spaziale studiata da Burt Rutan e finanziata da Virgin Atlantic per inaugurare il turismo spaziale. L’ambizioso progetto dello SpacePort nel deserto della California ne esce ridimensionato, anche perché vi sono state tre vittime e altri tre addetti in condizioni critiche. Almeno quattromila persone lavorano e vivono nello SpacePort, convinte che il successo del test della SpaceShipOne del 2004 abbia schiuso la strada ai viaggi nel cosmo, ma i progetti del miliardario Richard Branson di dotarsi a breve di una flotta devono essere rimandati. Per il dispiacere dei numerosi milionari già in fila per pagare 200 mila dollari per il brivido dello spazio.


28/07/07 - MAURIZO MOLINARI - lastampa.it

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