Contro il bullismo servono fatti, non parole

Non parole, ma fatti. Contro il bullismo, la Chiesa con i suoi oratori, non fa proclami, non emana editti né minaccia punizioni: nei suoi oratori, in queste vacanze canta la vita, la danza, la gioca per migliaia di ragazzi dei vari Grest o Campi Estivi ai quali propone un modo sereno, tranquillo, vivace per vivere le vacanze. E’ una prevenzione gioiosa alla quale partecipano migliaia di giovani animatori, che dopo una preparazione con esperti e con il Don dell’oratorio, si sono messi a disposizione dei piccoli, testimoniando ancora una volta la generosità dei giovani, quando vengono invitati a misurarsi in impegni forti di servizio. Non è facile neppure per loro: il linguaggio dell’educazione come quello della bontà è un cammino duro, esige sacrificio, fedeltà, costanza. Ma è da qui che nascono educatori per il futuro, da qui che si pongono le radici di un amore che diventa dono nel volontariato, nella famiglia, in una riposta che investe tutta la vita, quella sacerdotale o religiosa. Contro il bullismo, non parole ma fatti! Anche negli oratori possono succedere episodi gravi di bullismo, ma non sono causati dagli oratoriani o da chi partecipa al Campo. La responsabilità è di bande che non sopportano chi mette in crisi i loro gesti che sanno di vigliaccheria, perché se la prendono con i deboli, con vittime che non osano neppure fare una denuncia per paura del peggio. E’ di questi giorni il ripetersi di atti teppistici in un oratorio di Bologna, dove per impedire l’apertura del Grest, hanno provocato danni di migliaia di euro, rovinando una piscina, rubando computer, guastando giochi. Da mesi un altro oratorio è sottoposto alla violenza della banda di minori, che insultano, picchiano, rovinano cose, incuranti dei richiami del prete o degli adulti: “Denunciateci pure, tanto usciamo subito e poi ve la faremo pagare”. A questi “bulli” non si deve dare troppo spazio, anzi vanno fermati senza paura delle loro intimidazioni. Questo sarà più facile se le famiglie sostengono il Don e gli animatori. Ancor più facile se si riesce ad entrare in dialogo con loro: non stigmatizzandoli come delinquenti, ma chiedendo loro il perché si comportano così, quali risultati si attendono, sposando la violenza o accettando di essere succubi di un leader. Osando, si può chiedere loro di collaborare in alcune iniziative, perché questi “bulli” o gregari di “bulli” hanno anche delle capacità, che possono mettere a disposizione degli altri. Bullismo. Il problema c’è. Perfino l’Osservatore romano se n’è occupato con tre lucidi articoli di Ferdinando Montefuschi. L’ultimo terminava con il richiamo all’educazione, “dovere di tutti, e l’assenza anche di uno solo dei possibili interlocutori non può che diminuire l’efficacia”. Tra di essi, oltre la famiglia e la scuola, c’è la Chiesa, presente nei mille e più oratori, in ogni stagione. In quella estiva, addirittura, in maniera fantasticamente esplosiva: un boom di musica, colori e allegria!

Un momento forte di evangelizzazione, di preghiera! Se ognuno riesce a far bene la sua parte, sono convinto che il fenomeno bullismo si ridimensionerà, altrimenti saremo costretti a rimanere sul piano delle accuse e delle difese, senza approdare a qualcosa di nuovo.

1-7-2007 - fonte

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