Il ragazzo di mamma

“Ti serve un passaggio per andare a casa?”

“No, mi viene a prendere il ragazzo di mamma.”

E’ solo un frammento di una testimonianza che riferisce di un dialogo tra ragazzi, raccolta nell’ambito del progetto di prevenzione dell’abuso di sostanze alcoliche, promosso dal Comune di Corinaldo, che comprende interventi realizzati in collaborazione con la scuola media, con le associazioni, i gruppi giovanili e con l’associazione Oikos di Jesi.


Il progetto è partito da una breve ricerca sul territorio, con lo scopo di comprendere quali sono le convinzioni diffuse sul problema del consumo di alcol. Nell’ambito della ricerca sono emersi elementi interessanti sulle dinamiche di gruppo e sulle relazioni familiari che, come è noto, negli ultimi anni hanno subito profonde trasformazioni.

Il rapporto tra genitori e figli è sempre più informale, gli stessi genitori di adolescenti, che sono in alcuni casi quarantenni o poco più, condividono molti aspetti dello stile di vita degli adolescenti stessi, in questo quadro la definizione “ragazzo di mia madre” pronunciata da una adolescente di quindici anni suona strana, ma non deve stupire più di tanto: molti adulti si rimettono in gioco a livello sentimentale, coltivano hobby e amicizie, hanno un rapporto che in parte è di complicità con i figli stessi. “Molti genitori – afferma un giovane – sono poco presenti, sono fuori per lavoro o per coltivare interessi, spesso stanno al bar, tuttavia la loro giovane età può essere un vantaggio poiché facilita la comprensione reciproca, un genitore giovane può capire meglio i problemi dei figli”.

Riguardo la capacità dei genitori di esercitare una azione educativa efficace, le opinioni degli intervistati sono discordanti. Qualcuno sostiene che in virtù della commistione di stili di vita la figura dei genitori esercita una influenza educativa del tutto superficiale, altri invece sostengono che questo è più che altro un luogo comune, ossia che la figura dei genitori resta centrale ed importante per la crescita dei figli, anche nella fase dell’adolescenza. Ciò che emerge con forza è il progressivo logoramento nella definizione dei ruoli e dei compiti familiari, che apre nuovi scenari nei rapporti educativi tra adulti e ragazzi.

Radicalmente diversi erano i rapporti familiari fino a pochi decenni fa. In famiglia ci si dava del “voi”, il “voi” era un appellativo con cui i figli si rivolgevano ai genitori e i giovani si rivolgevano agli anziani nelle campagne dell’entroterra senigalliese.

Sono elementi che emergono da una ricerca sociale condotta nell’ambito di un progetto di avvicinamento dei giovani nei confronti degli anziani promossa dal Centro di Aggregazione Giovanile di Ripe in collaborazione con l’Amministrazione Comunale. Il “voi” implicava rispetto formale, assenza di confidenza, rapporti gerarchici comunemente accettati e basati sulla fascia d’età di appartenenza.

Gli argomenti di discussione in famiglia, specialmente nelle famiglie contadine, che fino ai primi anni sessanta rappresentavano la maggioranza nelle Marche, erano principalmente incentrati sulle questioni di lavoro, sulle faccende da fare, sul grano da mietere o il bestiame da accudire. Le lineari gerarchie familiari erano il riflesso di una organizzazione sociale altrettanto gerarchica, dove i ruoli erano chiari e frutto di una tradizione secolare che veniva comunemente accettata.
In quel contesto la locuzione “il ragazzo di mamma” in effetti non avrebbe avuto molto senso, sarebbe stata semplicemente impossibile da pronunciare e da concepire.


di Massimo Bellucci - Esperto di politiche giovanili - bellof3@tiscali.it - 26,07.07 - viveresenigallia.it

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