I bambini mi portavano duemila euro al giorno

TORINO

L’uomo che sfrutta i ragazzini vive in una baracca ma è circondato dal lusso. Gioielli, auto di grossa cilindrata. Facile, con una ventina di schiavi alle proprie dipendenze, fermi ai semafori, agli incroci, sguinzagliati per ore dentro le stazioni alla ricerca di qualche spicciolo.

L’uomo che sfrutta i ragazzini si chiama Ferdinat Stanescu, è un rom di 37 anni, uno che fino a due giorni fa tirava su quasi due mila euro al giorno. Il bottino che, ogni sera, gli veniva recapitato dal suo drappello di schiavi.

Gestiva quindici, forse venti mendicanti. Qualcuno minorenne - tredici, quattordici anni - altri poco più che maggiorenni. Li gestiva con le cattive maniere: un tozzo di pane, una branda su cui dormire dentro qualche fabbrica dismessa. Il resto erano giornate trascorse per le strade della periferia di Torino: corso Vercelli, corso Giulio Cesare, lungo Stura Lazio e le stazioni di Porta Nuova e Porta Susa. Ore a chiedere qualche moneta ai passanti. E se, a fine giornata, il bottino non era abbastanza, erano minacce e anche botte.

I carabinieri l’hanno arrestato grazie alla confessione di uno degli schiavi. Un ragazzo di 22 anni, in Italia da sette mesi, sbarcato con la promessa di un impiego dignitoso e sbattuto, invece, ai bordi di una strada a fare l’accattone.

Aveva cercato di ribellarsi, il giovane rom. Ed era stato punito: in quattro erano piombati nell’officina dismessa che usa come dormitorio, al fondo di corso Vercelli, e l’avevano rapinato, minacciato e insultato. Quando i carabinieri sono riusciti a risalire a lui, non ha più retto: «Basta, non ne posso più». E ha raccontato tutto.

Ha raccontato una storia di schiavi e aguzzini, tutta interna a quella comunità che fino a poco tempo fa viveva asserragliata in baracche pericolanti lungo le sponde dello Stura e ora ha «traslocato» poco distante, in capannoni abbandonati. Ha fatto i nomi dei suoi sfruttatori. E ha consentito ai carabinieri - che già indagavano su Ferdinant Stanescu e avevano raccolto molti elementi - di arrestarlo per rapina, estorsione e sfruttamento. In manette sono finiti anche i tre della spedizione punitiva, uomini tra 28 e 31 anni. Identica etnia. Situazioni diverse: loro sono accusati soltanto di rapina.

Storie di rom. Comunità che poggia su una rigida divisione delle mansioni. Comunità suddivisa in gruppi, ciascuno specializzato, ciascuno comandato da uno sfruttatore con pochi scrupoli e avidità da vendere. Accattonaggio, furti, scippi, rapine: organizzazione quasi scientifica. Dove per la strada finiscono ragazzini sfruttati e minacciati. Dove ci si procura da vivere così, centesimo su centesimo.

Come quel ragazzo di 19 anni - stessa etnia, stesso gruppo, stesso frammento di città - arrestato sempre dai carabinieri domenica, dopo aver rapinato di telefono, gioielli e denaro due passanti. Un’industria dell’illegalità e dello sfruttamento, con i bimbi portati di peso in strada per indurre i passanti alla compassione. Un monumento all’efficienza.

Un anno fa i carabinieri hanno smantellato un traffico di telefonini rubati e rispediti in Romania. Li trafugavano sciami di ragazzini ai semafori: uno distraeva l’automobilista, l’altro apriva la portiera e arraffava il bottino.

Un’industria che rende, e non poco. Ferdinat Stanescu - una sequenza di precedenti penali per furto, rapina ed estorsione - campava da re: oltre 50 mila euro al mese e una truppa di schiavi alle sue dirette dipendenze. Strappati alla loro adolescenza, dimenticati dalle famiglie. Sbattuti per le strade della città ad allungare la mano per commuovere qualche passante. Euro su euro hanno edificato un tesoro, per il loro aguzzino.


14/08/07 - ANDREA ROSSI - lastampa.it

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