Una vita per i deboli

Una vita per i deboli, migliaia di ragazzi salvati


Don Pierino Gelmini, 82 anni (il 20 gennaio scorso) e una vita al servizio di chi ha bisogno. Ordinato sacerdote a Grosseto nel 1949, lascia l’originario paesino alle porte di Milano, Pozzuolo Martesana. Si trasferisce a Roma dove entra in contatto con le alte gerarchie vaticane. La data che cambia il corso degli eventi è quella del 16 febbraio 1963, quando in Piazza Navona incontra un giovane ubriaco, steso sui gradini della chiesa di Sant’Agnese. Gli chiede una mano. Don Gelmini non si fa pregare. Parte così l’avventura che poi diverrà la comunità “Incontro” nei pressi di Amelia (Terni), fino a comprendere 64 alloggi in Italia e ben 67 oltre confine. Nel 1988, la firma di un accordo con il governo thailandese per aprire una struttura di accoglienza per drogati ed emarginati. La battaglia di don Gelmini di lì si va caratterizzando in maniera precipua contro la droga, recuperando eroinomani e cocainomani, dando loro un motivo per continuare a vivere, un lavoro, calore umano: la speranza. «Tolleranza zero» è il motto da sempre che ha mosso l’azione sociale del sacerdote, fino a schierarsi apertamente a favore della legge Fini-Giovanardi, varata nel quinquennio di governo di Silvio Berlusconi e basata sulla cancellazione della distinzione medica e legislativa fra droghe pesanti e leggere. Non solo lotta alla droga: nel 1990 si propone come “cavia” per testare il vaccino anti Hiv. Porta in Piazza San Pietro 30mila ragazzi della comunità e riceve il 20 gennaio 2005 a Mulino Silla, vicino Amelia, l’allora premier Berlusconi che rende omaggio agli 80 anni del sacerdote con un’offerta di cinque milioni di euro da devolvere nel recupero e nella prevenzione sociale.


04/08/07 - ilmeridiano.info

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