Myanmar, anche le suore in piazza

Sesto giorno di protesta contro il regime


ROMA - Al sesto giorno di protesta anti-regime in Myanmar, anche le monache buddiste sono scese in piazza a Yangon sfilando al fianco di 20mila bonzi e civili, mentre cresce la pressione internazionale sulla giunta militare, alla vigilia dell’Assemblea generale dell’Onu a New York.
Quelle di ieri sono le più imponenti manifestazioni dall’inizio del movimento di protesta, scatenato cinque settimane fa da dissidenti vicini a Aung San Suu Kyi, la leader dell’opposizione e Premio Nobel per la pace da anni agli arresti domiciliari, e che negli ultimi giorni ha visto i religiosi in prima linea. Sabato, eccezionalmente, i monaci erano stati autorizzati a sfilare accanto alla villa di Suu Kyi, nell’ex capitale Yangon. La donna di 62 anni, che ha trascorso 12 degli ultimi 18 anni in una casa-prigione ed è divenuta il simbolo della lotta per la democrazia nel Paese asiatico, si era brevemente affacciata alla porta e li aveva salutati, piangendo e pregando. Ma ieri, quando 120 bonzi ed altre decine di manifestanti hanno tentato di imboccare la strada che porta alla villa, l’accesso era stato di nuovo sbarrato dalla polizia, secondo le agenzie internazionali e il sito degli esuli birmani, Mizzima News. Le manifestazioni ieri hanno preso il via dalla celebre pagoda Shwedagon, uno splendido complesso di templi che costituisce la principale attrazione turistica della ex Birmania. I monaci hanno marciato fino alla pagoda di Sule, nel centro della città. Al termine del corteo i manifestanti erano circa 20mila, la metà dei quali gente comune, hanno riferito testimoni. I bonzi erano accompagnati per la prima volta da 150 monache, con le tradizionali tonache rosa chiaro. Circa 200 persone hanno formato una catena umana davanti ad alcune file di giovani monaci, mentre i manifestanti esortavano la gente ad unirsi a loro.
A scatenare la protesta di piazza - la più grande dopo la sollevazione del 1988, che fu soffocata nel sangue - è stato l’aumento dei prezzi dei carburanti, che ha fatto raddoppiare il costo dei mezzi pubblici e del cibo, in un Paese ricco di riserve di gas ma dove un quarto della popolazione vive sotto la soglia della povertà.


24/09/07 - corriere.com

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