Dipendenze da droga, lo decide il cervello

Scoperta l'area che le controlla


ROMA - L'area chiave responsabile del desiderio di droga risiede in una regione del cervello sistemata bene in profondità nella corteccia cerebrale: la corteccia insulare, o insula, nota già per il suo coinvolgimento nella sfera dell'emotività. E ora si scopre che la stessa area è legata anche a quelle sensazioni che portano a volere in modo irrefrenabile una sostanza stupefacente e a trascurare tutto il resto pur di realizzare questo bisogno fisico.

L'insula, che è legata anche alla dipendenza da fumo, fa parte del sistema sensoriale "interocettivo", che controlla i bisogni e la percezione da parte del corpo dei suoi bisogni e degli stati fisiologici. Un gruppo di scienziati cileni, guidati dal dottor Marco Contreras, ha studiato questa regione cerebrale nei ratti e i risultati sembrano promettenti per l'uomo - anche se, avvertono i ricercatori, saranno necessari ulteriori studi - per la creazione di nuove terapie per trattare la dipendenza da droghe e curare gli aspetti collaterali comportamentali provocati da determinate medicine.


Perché i ricercatori si sono concentrati proprio su questa regione? "Abbiamo pensato che la sensazione a livello conscio del desiderio di droga dovesse originare dall'attività della regione corticale: è questa infatti la parte del cervello legata alla coscienza, alle azioni volontarie e alle decisioni. Abbiamo supposto che proprio queste, le decisioni, dovessero rispondere ai bisogni del corpo: in questo caso il bisogno di droga", spiega a Repubblica.it il dottor Fernando Torrealba, della Pontificia università cattolica del Cile a Santiago, co-autore della ricerca.

Ma l'intuizione che ha portato a questi studi, pubblicati sull'ultimo numero di Science, ha anche una base letteraria. "Tutto è nato da un libro di William Burroughs, il Pasto Nudo", racconta Torrealba. "Nel prologo, l'autore, dipendente da eroina, spiega che la droga 'aveva avuto la meglio sul suo metabolismo' e l'unica cosa che gli interessava era farsi. Questo libro l'ho letto molti anni fa, ma mi è rimasta impressa nella mente la sua spiegazione del corpo che aveva bisogno di droga più di qualsiasi altra cosa. E mi ha aiutato poi a supporre che il sistema interocettivo potesse fornire informazioni alla corteccia che esegue e mette in atto il bisogno ed il desiderio di droga".

L'esperimento è stato condotto su ratti in cui è stata indotta una dipendenza da anfetamina. Bloccando l'insula, il "craving" per l'anfetamina negli animali è cessato. Da ciò, gli scienziati hanno dedotto che è questa l'area del cervello che processa le informazioni sugli stati fisiologici e dirige il comportamento.

L'astinenza da droga fa diventare irritabili e ansiosi. Lavorando sui ratti, i ricercatori hanno prima disattivato la corteccia insulare iniettando negli animali una sostanza che ne rendeva "silente" l'attività neuronale. Dopo l'iniezione i ratti non mostravano più desiderio di anfetamina e ritornavano a un comportamento normale. Una volta interrotto il blocco, tutti i segnali della dipendenza tornavano a riapparire.

In un secondo esperimento, agli animali è stato somministrato litio, che viene usato per trattare i disturbi comportamentali e che provoca disturbi gastrointestinali e malessere generale. Anche in questo caso, i segni di malessere mostrati dagli animali sono scomparsi disattivando l'insula. "Questo indica che l'insula non solo informa il resto del corpo sulla sensazione di desiderio, ma manda informazioni anche sul malessere gastrointestinale, e queste informazioni sugli stati corporali guidano il comportamento - dice ancora Torrealba - Svolge quindi un ruolo chiave nelle decisioni che prendiamo".

Lo studio di Torrealba e colleghi schiude importanti implicazioni terapeutiche e potrebbe portare in futuro allo sviluppo di cure per contrastare le dipendenze da stupefacenti nell'uomo. "Se riusciremo a trovare metodi terapeutici non invasivi sulla corteccia insulare, potremmo alleviare la sensazione di desiderio e curare altri sintomi simili", continua Torrealba, ma altri studi sono necessari. Ora il prossimo passo sarà quello di vedere se la sensazione di bisogno può essere soppressa per periodi maggiormente prolungati e se è possibile intervenire per alleviare altri sintomi spiacevoli.


di ALESSIA MANFREDI - 26/10/07 - repubblica.it

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