Donne, record di tumori ai polmoni

Carlo Brambilla


Il tasso di tabagiste al 19,2% contro il 17,6% nazionale.

La Lilt: "Il modo femminile di consumare sigarette leggere fattore che aumenta i rischi"

A Milano la percentuale più alta d´Italia: "Colpa del fumo"

Non è solo imitazione dei maschi: "Molto più difficile far smettere le ragazze che i coetanei"

Giulia Veronesi: "Ci vorranno ancora due decenni per riuscire a ridurre la mortalità" Record negativo per la salute delle donne milanesi. Sono loro infatti quelle che più di tutte, in Italia, si ammalano di tumore al polmone, il più spietato tra i "big killer" oncologici. Colpa dello stile di vita frenetico e stressante che porta le ragazze e le donne più giovani che vivono sotto la Madonnina a fumare un numero eccessivo di sigarette. È il nuovo dato allarmante emerso nella conferenza "Donne, fumo e tumore al polmone" promosso da Onda, l´Osservatorio nazionale sulla salute della donna, in collaborazione con la Fondazione Umberto Veronesi, l´Istituto Europeo di Oncologia, l´Istituto nazionale per lo studio e la cura dei tumori e la Lilt, la Lega italiana per la lotta contro i tumori. Nel capoluogo lombardo il tasso di donne fumatrici raggiunge il livello record di 19,2% contro la media del 17,6% del resto d´Italia. E se negli anni Settanta in Italia morivano 2.300 donne all´anno di tumore al polmone oggi ne muoiono 6.200. Un trend in continuo aumento.
«Il problema allarmante è che il fumo è in grande crescita proprio nella popolazione femminile, che è quella con maggiore predisposizione genetica verso il tumore al polmone - spiega Gianni Ravasi, presidente della Lilt milanese - . Esiste poi un modo tutto femminile di fumare che fa preferire le sigarette leggere, nell´illusione facciano meno male. Ma le sigarette leggere sono, paradossalmente, proprio le più pericolose, perché vengono aspirate con forza nei polmoni. Meglio, piuttosto, i più maschili sigari toscani, che non vengono aspirati».
Perché a Milano le donne fumano di più? Per capirlo secondo Ilaria Malvezzi, direttore della Lilt, bisognerebbe indagare nella psicologia femminile, soprattutto quella delle ragazze più giovani: «Non si tratta solo di uno scimmiottamento dei comportamenti maschili, né degli effetti inevitabili dell´emancipazione culturale che porta ad avere comportamenti simili tra maschi e femmine. Sembra esserci qualcosa di più. Qualcosa che ha a che fare proprio col carattere femminile. Facciamo molta più fatica a far smettere di fumare le giovani donne piuttosto che i maschi. Mentre le famiglie sembrano sottovalutare troppo spesso i pericoli del fumo. Spaventate da altri rischi più grandi come la droga o gli incidenti stradali, lasciano correre qualche sigaretta. Con effetti devastanti sulla salute». Secondo Francesca Merzagora, presidente di Onda, la donna di oggi e la milanese in particolare, ha alle spalle un vissuto più complicato di quello dell´uomo, fatto di figli, casa e lavoro. «La sigaretta diventa così l´alleato migliore per vincere ansie e stress legati a questo triplo ruolo. Ma le donne fumatrici oltre a sviluppare più tumori hanno più difficoltà al concepimento e finiscono con andare in menopausa più precocemente».
Qualche buona notizia arriva, per fortuna, dalla ricerca oncologica più avanzata. «Negli ultimi anni - spiega Paolo Bidoli, nuovo direttore dell´Unità di Oncologia medica dell´ospedale San Gerardo di Monza - nuove terapie molecolari, i cosiddetti "farmaci intelligenti", quali gli inibitori delle tirosin-chinasi, stanno dando ottimi risultati. Sono i farmaci biologici, in grado di agire in modo selettivo contro precisi bersagli, il futuro della ricerca a cui guardiamo con maggiore fiducia».
Mentre uno dei più promettenti strumenti di prevenzione del tumore polmonare è rappresentato dalla Tac spirale a basso dosaggio nelle persone a rischio. «Una tecnica che consente di rilevare noduli polmonari di piccolissime dimensioni - spiega Giulia Veronesi, vice direttore del dipartimento di chirurgia toracica dell´Istituto Europeo di Oncologia. - Ci aspettiamo che la ricerca in questo ambito darà i suoi frutti in termini di riduzione della mortalità per tumore polmonare, in una prospettiva di uno o due decenni».


25 ottobre 2007 - espresso.repubblica.it

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