Incidenti, un'idea contro i pirati

Gianluigi Paragone su Libero


Se ti entrano in casa e ti svaligiano di gioielli preziosi e cari ricordi: lo Stato dov'è? Se uno zingarello in zona stazione ti porta via il portafogli e te ne accorgi solo quando sei sul treno e non hai più né biglietto, né documenti, né soldi: lo Stato dov'è? Se ti scippano la pensione o l'incasso di una giomata di lavoro: lo Stato dov'è? Se ti menano per strada ò peggio ancora ti violentano: lo Stato dov'è? Se investono tuo figlio o tua figlia perché l'automobilista è ubriaco: lo Stato dov'è?


Quando ti capita una disgrazia, rimani solo. E piangi. Di contro, lo Stato mostra la sua faccia beffarda, finanche menefreghista: quella di una Legge che non c'è. E se c'è, si prende cura di Caino più di Abele. Dicono che gli incidenti stradali lasciano sull'asfalto gli stessi morti di una guerra. E' vero, ma se lo Stato ritiene di pulirsi la coscienza con quattro cartelli portasfiga appesi in autostrada ce ne passa.


Confesso di non provare molta pietà per chi esce barcollante da una discoteca per il troppo alcol o per la coca infilata dentro il naso, si mette in auto e si schianta: ognuno è libero di accedere all'altro mondo come preferisce. Anche in macchina. Sono affaracci suoi. Provo disgusto e rabbia quando invece lo sballo uccide gli altri. Pedoni tranciati da piloti ubriaconi. Automobilisti arsi vivi o accartocciati dentro la propria vettura perché un jeepone guidato da un drogato omicida diventa una scheggia impazzita. Storie così se ne sentono troppe.


Il caso di Sondrio
Un bambino viene investito da un sedicenne che va in moto come se giocasse alla playstation. C'è voluto un po' prima che lo pigliassero; comunque è già fuori. Allora ha avuto ragione lui: la realtà è come un videogioco. Anche nella vita reale far fuori la persona sbagliata ti fa solo perdere dei punti; nulla di più. Il ragazzino è tornato a scuola. Così come il pirata della strada è libero, con l'avvertenza di disintossicarsi al più presto. Ovviamente a nostre spese. Agli ubriaconi e ai tossici omicidi viene tolta la patente (ma in parecchi casi se la possono ripigliare qualche tempo dopo, rifacendo l'esame) e avviato un processo per omicidio colposo, il cui esito non sarà mai lontanamente paragonabile al danno - non dico al dolore - di una famiglia che perde una persona cara colpevole soltanto di aver incrociato la stessa strada di uno stronzo.


Non c'è una pena severa perché nonostante le mille parole non c'è una legge severa. Né c'è una sofferenza interiore, morale, perché se non si dà più senso alla vita, figuriamoci alla morte. La pena più dolorosa sarebbe consumarsi nel dolore di aver ucciso un innocente. Macché. La playstation concede fino a tre vite, tre morali, tre bonus da spendere come si vuole. Pazienza per chi soffre: non è più un problema che riguarda la società.


Ho conosciuto persone che hanno perso figli e parenti in incidenti stradali: ognuno lamenta l'assenza assoluta dello Stato. Dov'è quella legge dura annunciata ogni volta che un automobilista ubriaco manda al Creatore qualcuno? Dov'è 'un giudice che abbia il coraggio di formulare una sentenza esemplare? Dov'è la condanna sociale? Dove sono le pattuglie fuori dalle discoteche, dai discopub, dai bar che stanno aperti fino alle due di notte? Perché un prefetto non può togliere dalla strada i furgoncini che vendono nottempo birre e alcolici (a prezzi accessibili) fuori dai locali frequentati dai giovani? Certe cose accadono sotto gli occhi di tutti, se restano tollerate vuol dire che c'è un interesse a consentirle.


Spesso si fantasticano soluzioni tecnologiche come l'utilizzo delle telecamere. Certo, se non fosse che le telecamere vengono usate per dare la multa a chi va a 60 all'ora nei viali cittadini dove il limite (scemo) è di 50. Così la morale del menga è che chi va a 60 all'ora deve pagare, mentre chi stende un innocente se la cava con una lavata di capo: dove sta la ragionevolezza del diritto? Lo Stato ha l'obbligo di tutelare la vita dei cittadini, quindi non dovrebbe consentire che certi omicidi si spengano con lo spegnersi dell'indignazione popolare. Invece accade puntualmente questo. Tragedia, annuncio e poi il silenzio. Non c'è davvero nessun modo per garantire gli innocenti dallo sballo altrui? Qualcosa in più del lassismo attuale c'è. Non si vuole mandare in galera il pirata della strada? Allora, lo si spenni: gli si facciano pagare tanti di quei soldi che la voglia di ubriacarsi o farsi di droga gli passerà per carenza di euro in tasca. Non ha i soldi? Gli si pignori lo stipendio, la casa, qualcosa. Altrimenti, paghi la famiglia. Visto che la sacralità della vita ha un prezzo, allora il prezzo da pagare è altissimo. Poi vediamo se i genitori non si curano dell'orario di rientro dei propri figli o dei propri cari.


I giudici e i legislatori
Non può essere che tutto finisca sistematicamente in niente: gli stupri, gli omicidi, le rapine, i piromani, i bulli... No, qualcosa deve accadere. E tocca al legislatore e al giudice. I primi tirino fuori una legge di poche righe, chiara e che non si presti a mille interpretazioni. I secondi pronuncino una sentenza dove il risarcimento dei danni ha un totale da capogiro. Poi vediamo se chi si mette al volante non ci pensa bene prima di scolarsi il decimo bicchiere del potentissimo cocktail alla moda. Finché i delinquenti avranno vita facile non ci saranno proclami che tengano. Galera. Oppure soldi. Vedrete che qualcosa cambierà. A meno che, come si diceva, lo Stato (che guarda caso guadagna pure sull'alcol) non abbia interesse a chiudere entrambi gli occhi.


16/10/07 - tgcom.mediaset.it

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