Sassari: assassinata con il metadone

Sassari, l'inchiesta svela: assassinata con il metadone


Valeria Frau è stata uccisa dal metadone ricevuto dal patrigno del fidanzatino. A sette mesi dalla morte della ragazzina sassarese nella casa del giovane conosciuto in chat, una perizia svela: non ci sono prove che si drogasse (come credeva il patrigno, ora indagato per cessione di stupefacenti e morte come conseguenza di quel reato.)


Uccisa dal metadone e dal cocktail di farmaci somministrati da chi pensava di aiutarla. Valeria Frau aveva già avuto altre crisi, non meglio accertate, ed era stata sempre curata, in ospedale. Ma il 25 marzo scorso la diciottenne studentessa sassarese non era con i suoi genitori, era ad Assemini, in casa del fidanzato Gianluca Rossi conosciuto via chat pochi giorni prima. E Leandro Atzeni, il 32enne patrigno del ragazzo, ex tossicodipendente in cura al Sert, aveva pensato che quel malore improvviso fosse dovuto a una crisi epilettica oppure a una crisi di astinenza dalla droga, entrambe inesistenti. Così le aveva somministrato prima antiepilettici e ansiolitici poi metadone. La ragazza quella sera aveva bevuto alcolici, in dosi minime, e tutto questo le ha provocato un "edema polmonare acuto a impronta emorragica".
Il professor Antonello Ferreli, consulente della Procura di Cagliari, in 45 pagine risolve il giallo e spezza una lancia in favore dell'unico indagato (cessione di stupefacenti e morte come conseguenza di quel reato): Leandro Atzeni, l'uomo che ha ammesso di aver somministrato a Valeria i farmaci e anche il metadone. «È verosimile», scrive Ferreli, «che la fenomenologia inizialmente presentata dalla ragazza sia stata male interpretata da Atzeni e sottovalutata. Prima ha somministrato ansioliti e benzodiazepine forse nella convinzione di una possibile crisi epilettica e nel tentativo, maldestro, di porvi rimedio. Poi, visto che la ragazza non si riprendeva, ha pensato a una crisi di astinenza dalle droghe. Atzeni era forse convinto che la ragazza assumesse stupefacenti e pertanto le ha somministrato il metadone, sempre nell'errata convinzione di porvi rimedio».

IL CONSULENTE. Il consulente esclude che l'edema polmonare sia stato causato da una crisi epilettica: «Non emergono elementi per poter parlare di crisi epilettica e, ancora, risulta che la Frau assumesse i farmaci antiepilettici regolarmente. Il metadone, invece, rilevato in dosi che per gli assuntori abituali sono considerate normali, in soggetti che non lo assumono regolarmente una singola dose può determinare un'overdose. Per questo deve essere somministrato con grande cautela. L'azione tossica del metadone è stata verosimilmente aggravata dalla contemporanea assunzione di benzodiazepine e alcol».

LE DROGHE. Quanto al fatto che la ragazza, come ha sempre sostenuto Leandro Atzeni, facesse uso di droghe - cocaina ed eroina - il consulente sottolinea che era stata la stessa Valeria a dichiarare ai medici durante un ricovero a Sassari di fumare 5-6 sigarette al giorno, bere alcolici e superalcolici nel fine settimana, spesso di abusarne e, quando sentiva la necessità, anche durante il giorno, e di aver fatto uso, e di fare uso, di cocaina ed eroina . Ma il padre esclude in modo categorico che la figlia si drogasse e il professor Ferreli annota: «È possibile che la Frau abbia assunto in passato sostanze stupefacenti ma di ciò abbiamo solo dati riferiti e contraddittori, manca un concreto riscontro».
Ora spetterà al sostituto procuratore di Cagliari Liliana Ledda tirare le somme, anche alla luce di quanto ha riferito il medico del 118: «Ritengo che Valeria Frau fosse morta dai 30 ai 60 minuti prima del nostro intervento ma Atzeni riferiva di sentire il polso, secondo lui era ancora viva. Ho informato la centrale del mio sospetto di maleficio per comunicare che serviva l'intervento dei carabinieri».


MARIA FRANCESCA CHIAPPE - 16/10/07 - unionesarda.it

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