Cancro all'utero, vaccino per tutte le dodicenni

Per la prima volta tutte le dodicenni italiane saranno vaccinate in massa. 250 mila adolescenti, da gennaio, beneficeranno del vaccino contro il cancro al collo dell'utero. La nuova finanziaria in corso di approvazione garantisce infatti alle Regioni uno stanziamento di 30 miliardi di euro per la vaccinazione gratuita contro il papilloma virus (HPV). Il vaccino agisce contro questo agente virale che è responsabile del tumore all'utero, ed è efficace nel 70 per cento dei casi. Oggi è disponibile in 26 Stati europei ma l'Italia è il primo Paese a fornirlo gratuitamente a chi è nel dodicesimo anno di età (dal compimento degli 11 fino ai 12).

Il contagio. Avviene attraverso l’attività sessuale per cui è importante che la vaccinazione avvenga prima che la donna inizi ad avere rapporti. Per questo motivo è stata scelta la fascia d'età dei dodici anni. Le infezioni causate dal papilloma virus sono molto frequenti ma spesso si risolvono da sole. In qualche caso si creano delle lesioni al collo dell'utero che, se non guariscono spontaneamente, possono progredire verso forme tumorali. Occorrono molti anni perché le lesioni si trasformino, e solo pochissime delle donne con infezione da papilloma virus sviluppano il tumore del collo dell’utero. Eppure questo cancro uccide ogni anno in Italia più di 1000 persone e ne contagia 3500. Secondo il Rapporto sull'introduzione della vaccinazione anti-Hpv nelle Regioni italiane (pubblicato sul sito Epicentro dell'Istituto superiore di sanità) è la seconda causa di morte in Europa per cancro tra le giovani tra 15 e 44 anni, dopo il tumore del seno. La Regione che fa registrare più casi è la Lombardia, seguita da Campania, Lazio e Sicilia.

L'efficacia. Tutti gli studi scientifici svolti fin ora dicono che il vaccino è sicuro, ben tollerato e in grado di prevenire fino al 70 per cento delle infezioni da papilloma, per cui il ministero della Salute continua a consigliare il pap-test per diagnosticare il tumore al collo dell'utero. Ma c'è un problema legato allo screening: più di 90 donne su 100 possono fare affidamento sui programmi di prevenzione nelle regioni del centro ma solo il 50 per cento nel Sud e isole. Esistono anche differenze comportamentali: partecipano a programmi di screening il 46,7 % delle donne al Nord, il 35,6% al Centro e soltanto il 27,4 % nel Sud e nelle isole. Il programma invece punta al raggiungimento del 95 per cento della popolazione femminile, con tre dosi di vaccino, entro i cinque anni dall’inizio. Il vaccino sarà comunque disponibile a pagamento in farmacia sotto prescrizione del medico ed è indicato per tutte le donne che non hanno ancora contratto l’infezione.

La diffusione. Il 'Gardasil', il vaccino sviluppato dalla casa farmaceutica Merck e commercializzato dalla ditta Sanofi Pasteur in Europa già dal settembre del 2006, è disponibile in Italia soltanto dallo scorso marzo. Il ministero della Salute a gennaio ha raccomandato alle Regioni di organizzare una campagna di vaccinazione gratuita per tutte le dodicenni, ma soltanto la Basilicata e la Val d’Aosta hanno iniziato l'offerta.
Altre otto Regioni hanno in programma di iniziare a somministrare il vaccino il prossimo gennaio (Calabria, Lazio, Liguria, Piemonte, Puglia, Sicilia, Toscana, Veneto) e tre tra febbraio e giugno 2008 (Sardegna, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia). Le altre non hanno ancora previsto la data di inizio. Gli esperti prevedono che soltanto tra alcuni decenni si potrà calcolare l'efficacia del vaccino contro il papilloma virus. Il ministero quindi ha istituito la creazione delle anagrafi vaccinali informatizzate per stimare il futuro impatto della vaccinazione.


23 novembre 2007 - Adele Sarno - kwsalute.kataweb.it

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