Sempre più confusi e allucinati

Si moltiplicano le ricerche sulle alterazioni della coscienza, sia indotte sia provocate da malattie. Il complesso rapporto tra il cervello e il sé è essenziale per decifrare i lati oscuri e criminali della personalità


FRANCESCO MONACO


UNIVERSITÀ DEL PIEMONTE ORIENTALE - NOVARA

La cronaca nera riporta continuamente in primo piano uno dei problemi più spinosi della neurobiologia: quale rapporto esiste tra attività cerebrale e coscienza?

Chi ha sgozzato Meredith Kercher a Perugia era cosciente del gesto che stava compiendo? La responsabilità (e quindi l’imputabilità) dell’individuo cambia, a volte in modo drammatico, a seconda del suo grado di consapevolezza mentre uccide e, non a caso, le neuroscienze stanno ora prepotentemente riconducendo il problema della responsabilità individuale (in termini filosofici il «libero arbitrio») dall’astrazione della filosofia alla fisiologia del sistema nervoso centrale. Il punto è: in che misura è consapevole delle proprie azioni - e quindi responsabile - chi è sotto l’azione di sostanze (droghe e alcol, ma anche psicofarmaci), che alterano il funzionamento cerebrale? E chi è affetto da una patologia del sistema nervoso centrale tale per cui il funzionamento del cervello è sovrapponibile a quello di chi assume sostanze? Per esempio, un paziente con encefalopatia metabolica (da diabete o malattia renale) che si trova in stato confusionale? O un soggetto con epilessia durante una crisi? O un anziano affetto da Alzheimer? Si tratta di questioni scottanti, visto anche il numero crescente dei crimini e degli incidenti provocati da chi si trova in uno stato cerebrale a cui non corrisponde la piena consapevolezza delle proprie azioni. Gli incidenti stradali provocati da chi guida in stato di ebbrezza (secondo un quadro di encefalopatia alcolica acuta) sono l’esempio più classico.

Il rapporto cervello-esperienza cosciente è al centro del saggio, appena pubblicato dalla Nova Science Publishers di New York, «The neuropsychiatry of consciousness», che ho curato con Andrea Cavanna (della Clinica Neurologica dell’Università del Piemonte Orientale): riporta i risultati delle ricerche più recenti e stimolanti sulle alterazioni di coscienza nei pazienti affetti da malattie del sistema nervoso. Si affronta il tema del rapporto tra cervello e coscienza attraverso l’analisi delle alterazioni dell’attività cerebrale nei soggetti sani con stato di coscienza alterata fisiologicamente (come nel sonno) o artificialmente (come durante un’anestesia), ma anche nei pazienti in coma e in stati vegetativi persistenti, nei pazienti affetti da epilessia (situazione con black-out transitorio della coscienza), in quelli sofferenti di Alzheimer (con una perdita progressiva della coscienza) e in quelli con disturbi di identità (come i casi alla Dr. Jekyll e Mr. Hyde).

A conferma dell’attualità di questi interrogativi c’è il convegno internazionale di Firenze, da domani al 24 novembre, intitolato «La Neuropsichiatria del cervello emotivo»: il tema è proprio il rapporto tra emozioni e attività cerebrale. Per dirla in termini più semplici, quali aree cerebrali mi fanno piangere o ridere o in che zona si «accendono» i neuroni quando mi innamoro?

Strumenti come l’elettroencefalografia, la risonanza magnetica funzionale, la stimolazione magnetica transcranica ed altri permettono di identificare con sempre maggior precisione le singole aree cerebrali deputate alle differenti funzioni mentali: alcuni tra i neuroscienziati più influenti si riuniranno per presentare le loro ricerche, a partire dalle patologie che compromettono la funzionalità delle aree cerebrali coinvolte nei processi mentali.

Ci sarà, tra gli altri, Steven Laureys, direttore del «Coma Science Group» presso il Cyclotron Research Center, Università di Liegi, Belgio: è uno dei maggiori esperti delle patologie della coscienza e, in particolare, dal suo laboratorio provengono alcuni dei dati più interessanti sull’attività cerebrale dei pazienti che si trovano in stato di coma o in stato vegetativo persistente. Utilizzando le tecniche di risonanza magnetica funzionale, ha dimostrato che l’attività della corteccia associativa fronto-parietale è una spia della persistenza di un livello ancorché minimo di coscienza.

Ma si parlerà anche dei disturbi emotivi legati alla malattia di Parkinson, allo stroke cerebrale e anche a forme più rare ma di grande interesse, come la sindrome di Gilles de La Tourette, un disturbo caratterizzato da fastidiosi movimenti e tic multipli, di cui si ipotizza fosse affetto Mozart.

Una lettura magistrale sarà tenuta da Giacomo Rizzolatti, neurofisiologo dell’Università di Parma, scopritore dei neuroni specchio. Questi, pur essendo deputati al controllo del movimento, rivestono un ruolo fondamentale nei meccanismi di apprendimento e, quindi, in qualche modo interferiscono con le funzioni cognitive dell’individuo. L’argomento è cruciale in un mondo in cui l’imitazione, connessa alla funzione per l’appunto di «specchio» dei neuroni in questione, può essere pericolosamente pedissequa, quindi automatica e incosciente, e per certi versi alienante.

Ecco perché è necessario ribadire il ruolo dell’educazione dei meccanismi di controllo cosciente delle proprie azioni. Senza falsi moralismi sarebbe consigliabile che gli individui con il cervello in via di sviluppo (bambini ed adolescenti) o quelli con labilità emotive (che rappresentano una grossa fetta di umanità) non vedessero certi spettacoli violenti in tv, al cinema o su Internet. Non tutti gli esseri umani posseggono sempre e in uguale misura gli strumenti mentali adeguati per opporsi coscientemente alla spinta imitativa istintuale (cioè non cosciente).

Il problema rimanda ovviamente al concetto di etica della responsabilità e, poichè non c’è responsabilità senza coscienza, scoprire dove si trovi nel cervello e come svolga le sue funzioni di controllo su azioni ed emozioni (in inglese, «motions» and «e-motions», due funzioni quindi molto vicine) rappresenta una delle più affascinanti sfide scientifiche del terzo millennio.

Chi è Monaco Neurologo

RUOLO: E’ PROFESSORE DI NEUROLOGIA ALL’UNIVERSITA’ DEL PIEMONTEORIENTALE E DIRETTORE DELLA CLINICA NEUROLOGICARICERCHE: EPILESSIA E ALTERAZIONI DELLA COSCIENZA


22/11/07 - lastampa.it

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