Il verbale del giallo di Garlasco

Il Pm dott.ssa Muscio Rosa, Sost. Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Vigevano, Visti gli atti del procedimento penale nei confronti di Stasi Alberto, nato a Milano il 6.7.1983, per il reato di seguito indicato:

-perché cagionava la morte di Poggi Chiara colpendola al capo e al volto con numerosi colpi inferti con un corpo contundente.
-Con l'aggravante di aver adoperato sevizie e aver agito con crudeltà verso la vittima costituite dall'efferatezza dell'azione omicidiaria, per il nu-mero e l'entità delle ferite inferte.
-Fatto commesso in Garlasco il 13.8.2007.


GRAVI INDIZI DI COLPEVOLEZZA
Sussistono gravi indizi in ordine al fatto che il medesimo si sia reso responsabile del reato sopraindicato. Il giorno 13.8.2007 veniva rinvenuta cadavere, nella sua abitazione sita in Garlasco via Pascoli, 8, Poggi Chiara, attinta da numerosi colpi alla testa inferti con un corpo contundente. II corpo veniva trovato sulle scale che conducono alla taverna dell'abitazione vestita con un pigiama di colore rosa. Dalle numerose tracce di sangue presenti nel salone, nell'ingresso e nel disimpegno antistante la scala che conduce nella tavema era evidente che l'aggressione fosse avvenuta tra il salone e l'ingresso e che il corpo fosse stato successivamente trascinato fino alla porta della taverna (qui verosimilmente appoggiato alla porta della taverna per consentire di aprirla e nuovamente colpito) per essere successivamente spinto giù dalle scale della taverna.Il rinvenimento del cadavere avveniva a seguito della segnalazione di Stasi Alberto, fidanzato della vittima, il quale alle ore 13,50 circa si presentava presso i Carabinieri di Garlasco riferendo di avere trovato poco tempo prima il corpo della fidanzata all'interno dell'abitazione.
Stasi, nel verbale di sommarie informazioni del 13.8.2007, alle ore 16,00 e alle 23,45 riferiva che verso le 13,40 si era recato presso l'abitazione di Poggi Chiara in quanto la stessa durante la mattinata non aveva mai risposto alle sue telefonate, sia sul telefono fisso sia sul telefono cellulare. Giunto presso l'abitazione a bordo della sua autovettura Volkswagen Golf e dopo avere effettuato ulteriori tentativi di contattare la fidanzata, dichiarava di aver scavalcato il muretto di cinta, di essere entrato nell'abitazione, avendo trovato la porta chiusa ma non a chiave. Una volta entra-to raccontava di essersi portato nella saletta in fondo ove aveva visto la televisione accesa e di non aver trovato Chiara all'intemo di tale stanza. Quindi di aver controllato all'intemo del bagno e del garage. E mentre stava per portarsi al piano superiore si ricordava della presenza della taverna/ cantina e vedendo la porta della stessa chiusa cercava di aprirla.
Riferiva di aver impugnato il pomello della porta cercando di aprirla tirandola verso sinistra come fosse una porta a scomparsa (a scrigno) e di non esservi riuscito. Quindi di avere appoggiato la mano sulla parte centrale della porta spingendo verso l'intemo cosicché la porta si apriva.


IL CORPO IN FONDO ALLA SCALA
Diceva quindi di essere sceso di un solo gradino, di non avere acceso la luce, di aver constatato la presenza di sangue e di aver visto il corpo di Chiara lungo le scale con la testa verso il basso rispetto ai piedi, con le gambe leggermente allargate, con indosso un pigiama rosa composto da una maglietta a mezza manica e un pantaloncino corto. II volto della vittima, dalla parte destra, non era coperto di sangue né da capelli e quindi era abbastanza visibile tant'è che ne constatava il colore nitido della pelle. Quindi riferiva di essere uscito quasi correndo, non chiudendo la porta ma il cancello, di essere salito sulla sua autovettura, di aver chiamato il 118 e di essersi portato presso i Carabinieri.
Precisava che in tutti i movimenti fatti all'intemo della abitazione in cui aveva trovato la fidanzata, non aveva posto attenzione a dove metteva i piedi e si era spostato "con passo veloce quasi correndo". Nelle dichiarazioni rese in qualità di persona informata sui fatti davanti a questo Pm in data 17.8.2007 ribadiva, quanto al rinvenimento del cadavere la stessa versione, in particolare, diceva:

HO SUONATO A VUOTO TRE VOLTE
«Quindi mi sono portato a casa di Chiara con la mia Golf che ho parcheggiato davanti al cancello pedonale. Mi ricordo che non c'erano altre macchine nella strada e non ho visto né autovetture, né altri veicoli e né persone uscire dalla via dove abita Chiara. Sono sceso dalla macchina e ho suonato il citofono credo per tre volte, di cui ricordo una prolungata. Non mi ha risposto nessuno. Ho quindi provato a telefonare dal mio cellulare sia sull'utenza cellulare diChiara sia sull'utenza fissa facendoli squillare insistentemente tanto da sentire i loro squilli dall'esterno. Non ho avuto risposta. Ho chiamato a voce alta Chiara ma non rispondeva; mi sono spostato verso destra rispetto al cancello per vedere se fosse in giardino magari a prendere il sole. Non ho visto nessuno. Mi sono spostato di nuovo verso sinistra avvicinandomi al cancello carraio e abbassandomi per vedere se c'era l'auto di Chiara. Non ho visto l'auto. Ho chiamato ancora a voce alta la Chiara ma non ho avuto risposta. Sempre mentre mi trovavo fuori, ho notato che la porta d'ingresso era chiusa mentre la porta finestra della cucina era aperta verso l'interno, la zanzariera abbassata e c'era l'inferriata in metallo nero chiusa. Avevo notato che le persiane della della sala erano chiuse così come le persiane della della cucina.
Ho quindi deciso di scavalcare il muro di cinta. Preciso che detto muro, dell'altezza di circa due metri, alterna la parte in muratura con spazi in cui è allocata un'inferriata che parte da un muretto di altezza di circa 50-60 centimetri. Ricordo di essere salito sul muretto basso in un punto dove era situato un vaso che ho cercato di spostare, ma constatando che lo stesso era legato alla parte metallica ho appoggiato il piede sopra. Ho scavalcato il muro e attraversando il giardino mi sono avvicinato alla porta finestra della cucina; ho guardato all'interno e ho richiamato ad alta voce Chiara senza avere risposta. Mi sono spostato in direzione della porta d'ingresso provando ad aprirla. La porta si è aperta azionando la maniglia in quanto non aveva alcuna mandata. La prima cosa che ho visto è stata la tv accesa nella saletta in fondo al corridoio. Il mio primo istinto è stato di andare in quella direzione.

IL SANGUE SUL PAVIMENTO
Avrò fatto un passo o due e ho notato una macchia di sangue in basso alla mia sinistra molto vicina alla porta della cucina. La stessa era sul muro dove lo stesso si unisce al pavimento e proseguiva sul pavimento stesso. Per terra in prossimità di questa macchia ho visto due oggetti: uno era nero, mi sembrava in ferro battuto e mi sembrava un porta vaso o qualcosa di simile ma non l'ho osservato con attenzione e con la coda dell'occhio ho visto un altro oggetto che mi sembrava di forma allungata e di colore chiaro quasi legno. Praticamente sono corso nella salettina in fondo, tra la corsa ed un passo veloce. Non ho guardato dove mettevo i piedi però avevo visto che la macchia di sangue prima descritta si prolungava verso la saletta. Quindi quando ho corso per andare verso la saletta mi sono mantenuto nella parte centrale o comunque verso destra del corridoio. Ho dato un'occhiata veloce nella saletta e ho visto che non c'era nessuna persona. La tv era accesa mentre la luce della stanza era spenta. Ricordo che la saletta era un po' illuminata dalla luce della tv e da quella che filtrava dalle persiane. Ho aperto la porta del bagno che non ricordo se fosse chiusa o socchiusa. Non ho visto nessuno in bagno. Dove non sono entrato. Mi sono girato verso sinistra e ho controllato la porta del box. Ma Chiara non c'era. Quindi mi sono girato e stavo dirigendomi al piano di sopra.
In tutti i movimenti che ho appena descritto non ho guardato dove mettevo i piedi. La porta della cantina era chiusa; ho provato ad aprirla prendendo la maniglia posta alla destra per chi guarda la porta e ho applicato una forza da destra verso sinistra pensando che si trattasse di una porta a soffietto o a scrigno o meglio che scorre nei muri. Ho visto che non si apriva; quindi ho appoggiato la mano sinistra spingendo verso l'intemo mentre con la mano destra continuavo ad applicare la forza da destra verso sinistra.La porta quindi si è aperta. Non ho acceso la luce. Ho visto una macchia di sangue leggermente ubicata alla mia destra sul tratto di muro che si congiunge con i gradini della scala. Mi sono fermato un istante e ho sceso due gradini circa; mi sono inclinato in avanti e guardando verso sinistrale scale ho visto il corpo di Chiara. II corpo era a pancia in giù con la testa verso la fine della scala e i piedi verso la parte alta. L'ho vista con il pigiama rosa, aveva le gambe leggermente allargate e la testa girata verso il muro con il viso sinistro appoggiato suo gradino della scala Ho notato solo che la macchia di sangue si prolungava sui primi gradini davanti a me.


RICORDO UNA PARTE DEL SUO VISO
Ho visto abbastanza il viso di Chiara, ricordo una parte bianca. Appena l'ho visto sono scappato. Mi sono girato per risalire i gradini e sono andato di corsa, senza guardare dove mettevo i piedi, verso la porta d'ingresso. Nel mentre cercavo il mio cellulare che avevo nei pantaloni. Giunto all'ingresso ho aperto il cancello pedonale azionando il dispositivo ubicato sul muro alla destra della porta d'ingresso. Sono quindi uscito lasciando aperta la porta d'ingresso. Nel mentre ho composto il n. 118 sul mio cellulare ma ho sbagliato tasto nel senso che non ho azionato il tasto per l'invio ma quello che cancella il numero digitato. Sono uscito dal cancello pedonale e l'ho chiuso in quanto ho pensato che non potevo lasciare tutto aperto avendo già lasciata aperta la porta d'ingresso. Sono salito sulla mia Golf, ho avviato il motore e ricomposto 118 o forse il contrario. Per uscire dal viale mi sono diretto per alcuni metri verso il fondo della strada. Ho fatto in versione e sono uscito verso la caserma dei Carabinieri. Mentre guidavo parlavo con l'operatore del 118, non ricordo se fosse un uomo o una donna. Ricordo che sono arrivato in caserma mentre ancora parlavo con l'operatore del 118. Ricordo di aver detto all'operatore del 118 che mi serviva un'autoambulanza alla via Giovanni Pascoli. L'operatore mi ha chiesto il numero civico ma io non me lo ricordavo e gli ho detto che non lo ricordavo e allora gli ho detto forse 29. L'operatore mi ha chiesto cosa fosse successo e io ho detto "ho trovato una ragazza, c'era tanto sangue e che credevo che l'avessero accoltellata". L'operatore mi ha chiesto l'età della ragazza e gli ho detto che aveva 26 anni. Se non sbaglio l'operatore mi ha anche chiesto come facevano a trovare la casa e io ho detto che la strada era chiusa e che sicuramente avrebbero visto i carabinieri perché io ero arrivato in caserma. Non ricordo altro della telefonata".


ECCO COSA CREDO DI AVERE VISTO
Stasi Alberto si presentava spontaneamente davanti a questo pm in data 22.8.2007 e in qualità di persona sottoposta ad indagini confermava integralmente circa le modalità di ritrovamento del cadavere e su quanto lo stesso avesse fatto la mattina del 13.8.2007 la versione resa nei verbali di sit sopra indicati. Precisava unicamente che la descrizione da lui fatta nei menzionati verbali della posizione del corpo di Chiara, dell'abbigliamento e del particolare del volto non era "quanto da lui visto ma quanto lui pensava di aver visto".
Dalle analisi condotte dai consulenti tecnici nominati da questo pm è emerso che sulla bicicletta marca Umberto dei Milano, sequestrata allo Stasi in data 20.8.2007 all'interno della sua abitazione, sono state rinvenute tracce di sangue riconducibili alla vittima. In particolare nella relazione preliminare sugli accertamenti biologici effettuati sui campioni prelevati dai pedali della bicicletta sopra indicata (vedi verbale delle operazione tecniche del 11.9.2007) si evidenzia che il profilo del Dna estratto dai campioni stessi è riconducibile al di là di ogni ragionevole dubbio al profilo genetico di Chiara Poggi, come dettagliatamente indicato nella relazione preliminare datata 24.9.2007 che qui riporta "i primi rilievi effettuati in data 11 settembre 2007 sui pedali della bicicletta da uomo di colore marrone bordeaux, marca "Umberto dei Milano" sono stati sottoposti agli accertamenti biomolecari come unico campione, preliminarmente siglato come campione bu_p. Detto campione è stato sottoposto ad estrazione del Dna e a successiva purificazione e quantificazione tramite Real Time. II Dna così estratto ha mostrato una concentrazione di circa 2,8 ng/ul di solo Dna femminile.
La successiva fase di caratterizzazione molecolare ha permesso di ottenere un profilo genetico riconducibile, al di là di ogni ragionevole dubbio, alla vittima Poggi Chiara. Alla luce dei risultati ottenuti i pedali della bicicletta in esame sono stati smontati e sottoposti ad una attenta ispezione tramite il microscopio binoculare. Detta ispezione ha messo in luce su entrambi i pedali delle microtracce di consistenza ematica, di variaforma, di lunghezza pari a 3 mm di colore rosso, che sottoposte al Combur test, per la diagnosi generica della natura ematica delle tracce, hanno fornito esito positivo". Tenuto conto che la bicicletta su cui sono state trovate le tracce di sangue di Poggi Chiara il giorno 13.8.2007, era nella esclusiva disponibilità dell'indagato che era a casa da solo in quanto i genitori erano in vacanza nella loro abitazione di Spotorno (hanno infatti fatto ritorno a Garlasco solo nel pomeriggio del 13.8.2007), questo elemento dimostra inequivocabilmente che lo Stasi deve avere calpestato il sangue della vittima.

SANGUE SUI PEDALI DELLA BICI
La presenza del sangue su entrambi i pedali non può trovare una spiegazione alternativa rispetto al fatto che lo Stasi abbia calpestato il sangue di Chiara Poggi sul luogo del delitto. Nello stesso tempo, la circostanza che il sangue sia stato trovato su entrambi i pedali della bicicletta non può trovare spiegazione nel racconto fato dallo Stasi circa le modalità con cui ha trovato la fidanzata, avendo egli riferito di essersi portato in via Pascoli con l'autovettura Golf e da Ti sempre con la stessa autovettura essersi diretto presso la Caserma dei Carabinieri di Garlasco. Anzi la falsità del racconto dello Stasi, accertata sulla base dell'elemento oggettivo emerso dalle indagini tecniche, assume valore indiziario a suo carico.
D'altra parte, il racconto reso sin dall'immediatezza dallo Stasi appare incompatibile anche con la mancanza di tracce ematiche sulle scarpe che lo stesso indossava nel momento in cui è arrivato presso la Stazione dei Carabinieri di Garlasco e che, secondo la sua versione, dovevano essere quelle con cui era entrato all'interno dell'abitazione ove aveva rinvenuto il cadavere della Poggi. Infatti tenuto conto della copiosa presenza di sangue sul pavimento dell'abitazione e del fatto che Stasi ha dichiarato di non avere prestato attenzione nel muoversi all'intemo dell'abitazione, non trova spiegazione l'assoluta assenza di sangue sulle suddette scarpe, come risulta dagli accertamenti tecnici svolti (confronta relazione preliminare del Ct Capitano Marino del 24.9.2007). In particolare, Stasi ha riferito di essersi soffermato davanti alla porta del vano scala che dà accesso alla taverna anche date le difficoltà incontrate per aprire la suddetta porta, sicché non avrebbe potuto non calpestare la grande macchia di sangue ivi presente.


ASSENZA DI IMPRONTE
E significativa per smentire la versione dallo Stasi è l'assenza di impronte di scarpa corrispondenti alla suola delle calzature che aveva al momento del ritrovamento del cadavere. Inoltre, a dimostrare la falsità del suo racconto valgono le contraddizioni in cui è in corso: sin dal primo ver-bale di sommarie informazioni, ha dato una descrizione precisa della posizione del corpo, addirittura con il dettaglio delle gambe "leggermente allargate", nonché degli indumenti indossati dalla vittima, descrizione dalla quale emerge in maniera evidente che lo stesso aveva avuto una chiara immagine del corpo dopo l'assassinio. A fronte di tale descrizione, e avendo lo Stasi più volte dichiarato di non avere acceso la luce del vano scala ove si trovava il cadavere e quindi tenuto conto delle condizioni di luce che non avrebbero potuto consentirgli di vedere i dettagli da lui fomiti, assolutamente inverosimile è la spiegazione offerta in un secondo tempo dall'indagato secondo cui questi dettagli sarebbero stati non quello che lui aveva visto ma quello che aveva pensato di avere visto.
Infine anche il tenore della telefonata fatta al 118 per tono di voce e per le modalità della segnalazione non appare compatibile con una telefonata fatta nell'immediatezza del ritrovamento, come invece sarebbe accaduto secondo la sua ricostruzione.
In definitiva, alla luce di quanto esposto, sussiste a carico di Stasi un quadro indiziario grave e preciso in quanto la presenza del sangue della vittima su entrambi i pedali della bicicletta in uso solo a lui il 13.8.2007, dimostrando che lo stesso ha calpestato il sangue della vittima e che fin da principio ha fornito una versione falsa del ritrovamento del cadavere, è decisiva al fine di affermare che lo stesso abbia commesso il fatto, allontanandosi quindi dal luogo del delitto con la sopra indicata bicicletta per poi costruire le false circostanze del ritrovamento del corpo.


PERICOLO DI FUGA
Ricorre pericolo di fuga, in quanto Stasi Alberto è stato in grado, dopo aver commesso l'omicidio di Chiara Poggi, di pianificare con accuratezza la versione da fornire agli inquirenti, nonché di occultare l'arma del delitto, avendo cura, inoltre di cambiarsi gli abiti e le scarpe, in modo da cancellare ogni traccia del delitto che potesse ricondurre alla sua persona. Tale capacità di pianificazione fa ritenere che lo stesso, venuto a conoscenza degli elementi oggettivi di prova a suo carico, possa conlastessa capacità, anche alla lu-ce del fatto che di recente lo stesso ha soggiomato a lungo all'estero, organizzare la propria fuga, per sottrarsi alle gravi conseguenze del fatto commesso e ai provvedimenti restrittivi che potranno essere adottati nei suoi confronti nonché alla pena irrogando.


Dispone il fermo di Stasi Alberto.
Vigevano 24.9.2007
Il procuratore della Repubblica
-Dott. Rosa Muscio


26/09/07 - tgcom.mediaset.it

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