L’articolo 3 della Costituzione

L’articolo 3 della Costituzione italiana proclama l’eguaglianza dei cittadini davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, d’opinione politica e di religione e costituisce il cardine di tutto l’impianto costituzionale. Malgrado l’articolo 3, ancora oggi gli italiani, nei fatti, non hanno gli stessi diritti, lo Stato non garantisce le stesse possibilità di studio, cura, giustizia e carriera a tutti.

Prima dell’avvento delle costituzioni moderne le classi privilegiate – come il clero e l’aristocrazia – godevano di privilegi economici, politici, legali, non rispondevano davanti alla giustizia e non pagavano le tasse.

I democratici si dicono difensori della Costituzione italiana, la quale però è lettera morta nelle sue parti migliori. D’altra parte, una legge e una giustizia uguali per tutti significherebbero effettivamente sollevare dall’irresponsabilità categorie di potere che sono state sempre irresponsabili davanti alla legge: una vera rivoluzione.
L’eguaglianza dei cittadini davanti alla legge è stato il primo principio rivoluzionario, eppure ancora oggi il Presidente della Repubblica, come il re, è irresponsabile davanti alla legge e gli stessi parlamentari sono irresponsabili, di diritto o di fatto, per tanti loro atti o dichiarazioni.

In politica è esistito sempre un gap tra teoria e pratica, la repubblica dovrebbe essere la cosa pubblica e sancire la trasparenza, di fatto è stata eclissata da cosa nostra, cioè da una cosa privata; di fatto, democrazia e sovranità popolari paiono irraggiungibili e la sovranità del popolo è un’illusione terrestre. Anche liberalismo, socialismo e comunismo si sono smentiti nelle realizzazioni pratiche. La sovranità appartiene a chi riscuote le tasse e a chi beneficia del signoraggio monetario.

Non bisogna mai perdere di vista il fatto che lo Stato è un’impresa economica più privata delle altre, nata per riscuotere le tasse in cambio di una protezione concessa ai sudditi e garantendo l’anonimato ai proprietari dello Stato. La religione ha coltivato la credulità popolare costruendo il suddito ideale per lo Stato, utile anche al commercio. Che differenza esiste, infatti, tra una promessa elettorale, una promessa commerciale e la promessa del regno di Dio?

La politica ci addormenta insistendo sulla sovranità popolare, però i partiti, che da sempre lottano per il potere, sono al servizio di un’élite anonima che domina sullo Stato e che possono ricattare in cambio di privilegi. La conseguenza è che lo Stato, invece di garantire l’eguaglianza dei cittadini, favorisce, anche con la legge ordinaria, parassitismo, privilegi e arricchimenti in frode all’articolo 3.

La Costituzione è un immenso inganno, perché disattesa soprattutto dallo Stato, con le sue leggi ordinarie e con i trattati internazionali, come il Concordato richiamato nella Costituzione (art.7). L’elusione fiscale o evasione legale viola l’articolo 3. Il diritto del lavoro è spesso anticostituzionale perché, per fare solo un esempio, prevede diversi trattamenti per i dipendenti delle varie amministrazioni dello Stato, anche se con la stessa qualifica ed anzianità.

L’esenzione fiscale di cui gode il Vaticano è un privilegio in contrasto con l’articolo 3, infatti in Italia i membri di religioni non cattoliche sono discriminati. Leggi anticostituzionali sono state varate con la complicità del Parlamento, del governo, dei Presidenti della Repubblica che le promulgano e della Corte Costituzionale che non sempre è intervenuta a correggere gli errori della legislazione.

L’Italia non è uno Stato laico, a causa dell’articolo 7 della Costituzione, in contrasto con il resto della Carta, e non è uno Stato sovrano, ma telediretto dal Vaticano, il quale ha imposto i suoi simboli allo Stato italiano, perciò ad esso s’inchinano i politici italiani desiderosi di fare carriera.

L’Italia attribuisce diversi diritti ai cittadini in base alla loro appartenenza religiosa, infatti, l’art. 8 non afferma che tutte le religioni sono uguali davanti alla legge, ma che tutte sono ugualmente libere davanti alla legge, perciò la Costituzione appare mancante se non contraddittoria.

I cittadini sono divisi in due categorie, in barba all’articolo 3: quelli che professano religioni riconosciute dallo Stato, come quella cattolica, e quelli che professano religioni ammesse. Ai seguaci d’altre religioni l’assistenza religiosa è concessa per favore e non per diritto, anche perché l’Italia è una repubblica fondata sui favori, il che contrasta con uno Stato di diritto che garantisce l’eguaglianza dei cittadini.

Secondo la legge italiana, un rabbino, un pastore valdese e un prete cattolico sono ministri di culto e, pertanto, non sono tenuti a testimoniare davanti all’autorità giudiziaria, mentre un pope ortodosso, un lama e un imam sono privati cittadini, perciò, se, nelle stesse circostanze, mantengono il silenzio, possono essere accusati di favoreggiamento.

Mentre il codice penale Zanardelli del 1889 garantì la stessa libertà a tutti i culti ammessi nello Stato, con il Concordato del 1929, la religione cattolica ritornò religione di Stato, come nello Statuto Albertino del 1848, e le minoranze religiose, nella migliore delle ipotesi, erano solo tollerate. Infatti, anche dopo la seconda guerra mondiale, cioè a Costituzione democratica vigente, in Italia evangelici e testimoni di Geova furono boicottati dalle forze dell’ordine. Eppure l’articolo 21 della costituzione riconosce la libertà di pensiero e l’articolo 8, la libertà di religione.

Per la nostra Costituzione, Stato e Chiesa cattolica sono reciprocamente indipendenti e sovrani, mentre i rapporti con le altre religioni sono regolati dalla legge dello Stato che oggi è controllato dalla Chiesa, è un altro caso di palese discriminazione, in barba all’articolo 3. In Italia il diritto al riposo nei giorni di festività del proprio culto trova applicazioni solo per le confessioni che hanno stipulato intese con lo Stato, cioè non è un diritto automatico.

L’art 724 del c.p. puniva solo chi bestemmiava contro la religione di Stato, nel 1995 la corte costituzionale intervenne per tutelare anche le altre religioni, poi, per ragioni pratiche, il reato fu abolito. La religione adottata dallo Stato costringe a questi giri assurdi di valzer, solo nel 1995 la corte costituzionale ha eliminato il giuramento cattolico di dire la verità nei processi.

Con la sentenza 508/2000 la Corte Costituzionale ha modificato il reato di vilipendio della religione cattolica, estendendo la tutela alle altre religioni. Con la 327/2002 ha abolito la norma che puniva più gravemente il turbamento delle funzioni cattoliche rispetto alle altre religioni; però, per sudditanza verso la Chiesa, la Corte ha rinunziato ad intervenire in altre questioni. Comunque, questi suoi interventi dal 1995 al 2002 attestano che nel 1984 l’Italia rimase paese confessionale e lo è tuttora.

Con lo Statuto Albertino del 1848 e il Concordato del 1929, lo Stato italiano era dichiaratamente confessionale. Con il Concordato del 1984, pur eliminando il richiamo alla religione cattolica come religione di Stato, a causa di tante norme, costituzionali e ordinarie, nei fatti lo Stato rimase confessionale.

Il reato di plagio è stato eliminato dal nostro ordinamento, però le sette religiose paiono proprio plagiare, manipolando le menti dei proseliti, i quali poi sono consegnati allo Stato come sudditi perfetti, disposti anche a morire in guerra. Tante sette religiose e la Chiesa cattolica sono state responsabili di pedofilia, violenza a bambini e truffa, inoltre, sfruttando la credulità popolare, si sono costituiti dei grandi patrimoni.

Le religioni sono delle belle botteghe, non solo la Chiesa cattolica: nel 1950 in Corea nacque l’associazione spirituale per l’unificazione del mondo cristiano ad opera di Sun Myung Moon, il quale in breve divenne proprietario d’imprese, fattorie, scuole, alberghi, fabbriche d’armi e produttore cinematografico. Anche i santuari cattolici rendono molto e, del resto, i soldi bisogna pur impiegali da qualche parte.

L’Islam, in diversi paesi, ha risolto il dilemma tra leggi civili e leggi religiose, imponendo la legge islamica per tutti, così ha voluto prevenire le contraddizioni tra leggi ordinarie, leggi costituzionali, leggi civili e leggi religiose.

L’Istat, appena si delineò la tendenza degli italiani a dichiararsi atei, ha smesso di censire la religione degli italiani, così il Vaticano e Radio Apostolica Italiana (la Rai) possono continuare ad affermare che in Italia i cattolici sono il 99% della popolazione.

In Italia sembra che il Parlamento, prima di fare le leggi, debba chiedere il benestare alla conferenza episcopale italiana. Nella televisione italiana il Papa è presente in ogni telegiornale e sacerdoti fanno parte di commissioni televisive. È evidente l’influenza del Vaticano in tutti i canali televisivi: il Vaticano oggi straripa su tutta la vita pubblica e privata italiana.

All’Onu il Vaticano strizza l’occhio ai musulmani in materia sessuale, sul controllo sulle nascite, su omosessualità, diritti civili, aborto e anticoncezionali. I dirigenti della Chiesa guardano sempre con nostalgia al medioevo, quando non esisteva democrazia, liberalismo e socialismo; non a caso nel XX secolo la Chiesa ha sostenuto le dittature dell’Europa e dell’America latina e il Vaticano non ha ratificato la Convenzione dei diritti dell’uomo del 1950.

Oggi la Chiesa governa anche tramite laici, al governo o nelle banche, cioè per interposta persona, negli edifici pubblici troneggia la croce, i mass media italiani sono succubi del Vaticano, sono reticenti, si autocensurano e non hanno rispetto per la verità e per i lettori; all’ingresso dell’Enea, il più importante ente scientifico italiano, è stata posta una statua della madonna.

La Chiesa cattolica ha peso anche all’estero, un concordato stipulato recentemente con la Croazia, prevede la restituzione dei beni della Chiesa, mentre i profughi italiani non hanno avuto in restituzione le loro case confiscate dal regime di Tito.

Comunque, le cose non sono molto diverse nelle altre religioni, in Grecia la religione fino a poco tempo fa doveva essere dichiarata sulla carta d’identità, il Presidente della Repubblica giura in nome della trinità. In questo paese è ostacolato il proselitismo a favore delle altre religioni, nell’Islam è impedito.

Nel 2001 il clero ortodosso macedone si è opposto alla parificazione dei culti religiosi, reclamando il massimo potere sulla società. Cnche la costituzione irlandese è stata emanata nel nome della santissima trinità, la Gran Bretagna punisce la bestemmia solo nei confronti della religione cristiana, l’anglicanesimo è religione di Stato e lo Stato non è separato dalla religione.

La Chiesa cattolica usa volontariati ed il lavoro a costo zero del basso clero (pagato dallo Stato italiano con l’8 per mille dell’Irpef) per massimizzare i suoi profitti, perciò la ricchezza della Chiesa, in Italia e nel mondo, cresce più velocemente della ricchezza italiana o di quella mondiale. Anche le entrate fiscali dello Stato italiano, controllato dalla Chiesa, crescono più velocemente del reddito nazionale; quando non si correggono queste forbici si va inevitabilmente verso il generale pauperismo e la concentrazione estrema della ricchezza.

Oggi in Italia le leggi malviste dal Vaticano non passano, il Vaticano vuole che la morale cattolica valga per tutti. L’articolo 3 della Costituzione afferma che lo Stato non fa favori a nessuno: questa burla, inserita nella Costituzione, ha acquistato una certa solennità; anche lo Stato abusa della credulità popolare, forse la metà delle leggi dello Stato sono incostituzionali e in violazione dell’articolo 3; l’inattività dello Stato, che non intende riparare alla situazione, attesta il deficit di legalità, di democrazia, di sovranità e di diritto esistenti in Italia.

Se i giuristi affermano che il nostro è uno Stato di diritto, qualcuno ci crede, se i politici affermano che il nostro è uno Stato laico, qualcuno ci crede, se i giuristi affermano che in Italia esiste una giustizia, qualcuno ci crede, se i magistrati affermano che tutti sono uguali avanti alla legge (art.3), qualcuno ci crede; di fatto però, in Italia i diritti, come quelli costituzionali, non possono essere automatici, altrimenti non si potrebbe più fare un favore a nessuno e a nessuno si potrebbe chiedere, in cambio, favori, una mazzetta o un voto.

Generalmente, si proclama una cosa in Costituzione e una opposta in una legge ordinaria, senza che, normalmente, gli organi costituzionali dello Stato rivelino la contraddizioni, lo fanno però qualche volta per favorire una parte politica; la Costituzione è letteralmente bypassata dalla legge ordinaria.

Se esiste l’art.3 perché esistono i privilegi corporativi degli albi professionali? Perché esistono leggi elusive in materia fiscale, perché le ragioni a statuto speciali hanno più risorse di quelle a statuto ordinario?

In Italia l’abuso di credulità popolare è reato: è un’altra beffa perché di fatto abusano della credulità popolare politica religione e commercio, e da tale abuso sono anche nati falsi storici, falsi religiosi e falsi politici.

Gli storici di corte, di partito o di religione sono abituati a fare omissioni dolose importanti. Del resto, lo Stato ha imposto il segreto di Stato (od omertà statale) su fatti politicamente censurabili, anche l’attuale Papa, dopo tanti scandali, ha imposto la segretezza sulla vita interna della Chiesa, nella pubblica amministrazione è imposto il segreto; anche la censura ed il controllo sulla stampa sono serviti ad influenzare il verdetto della storia ed a favorire la governabilità dei sudditi contribuenti.

Per quanto fin qui sostenuto, gli italiani, nominalmente cittadini, in realtà sono ancora sudditi


26/11/07 - Nunzio Miccoli – numicco@tin.it - resistenzalaica.it

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