Le norme sulla sicurezza si sono rinnovate

La giustizia no


L’episodio accaduto la settimana scorsa a Roma (la moglie di un ufficiale di Marina sequestrata a una stazione di ferrovia metropolitana, rapinata e seviziata da un giovane rumeno) dimostra tre cose. Non esistono zone completamente sicure nelle nostre città. La penetrazione nei centri urbani delle baraccopoli degli sbandati è frutto di un’antica e malriposta tolleranza sociale. La violenza dei criminali dell’Est europeo sta cambiando il nostro modo di vivere. Il Governo ha risposto con un decreto legge che, per ragioni di pubblica sicurezza, dai primi giorni di novembre consente ai prefetti di espellere anche i cittadini comunitari. In Italia, tra i tre milioni e 700 mila immigrati regolari, ci sono più di mezzo milione di rumeni, “regolari” in quanto cittadini dell’Unione europea. Nell’ultimo anno e mezzo, sono stati circa 30 mila quelli arrestati o denunciati per ogni genere di reato. Il decreto legge del Governo è ragionevole, ma a un primo colpo d’occhio queste norme ci sembrano sufficientemente generiche da renderne doverosa la verifica sul campo. Quante persone saranno espulse? E in quale modo? Il prefetto di Milano, Gian Valerio Lombardi, ritiene che esse dovranno essere accompagnate fisicamente nel loro paese. Il prefetto di Roma, Carlo Mosca, parla di provvisoria sistemazione in centri di accoglienza. E poi? Le autorità rumene dicono che migliaia di espulsi dall’Italia negli anni scorsi sono tornati nel nostro Paese. Le nuove norme prevedono che, se sorpresi ancora sul nostro territorio, siano arrestati e condannati a una pena fino a tre anni. Sappiamo per esperienza che difficilmente un delinquente venuto in Itali se ne andrà spontaneamente. Vista la rinnovata collaborazione con le autorità rumene, non sarebbe male verificare l’esito dei provvedimenti con il controllo elettronico delle due polizie di frontiera. Altrimenti tutto si risolverà in una presa in giro. La nuova legge, poi, esclude i minorenni dall’espulsione. Questa norma, comprensibile sul piano umanitario, non lo è su quello della sicurezza. Simonetta Matone, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale dei minorenni di Roma, ha detto a Porta a porta che, in soli nove giorni di “turno arrestati”, nello scorso luglio, ha contato 66 ragazzi: 62 erano rumeni, due albanesi e due italiani. Dunque? Tra i disegni di legge del “pacchetto sicurezza”, la norma più interessante è quella che prevede l’abolizione della sospensione condizionale della pena per molti reati di allarme sociale (dall’omicidio alla violenza sessuale aggravata, all’incendio boschivo). È una buona iniziativa che, per avere efficacia, ha bisogno di una radicale accelerazione dei procedimenti giudiziari. Per tenere le persone in carcere serve un giudizio direttissimo (previsto solo in alcuni casi), ma serve anche procedere presto ai giudizi d’Appello e di Cassazione. Sarebbe finalmente l’occasione di aprire delle corsie preferenziali per cancellare, almeno nei casi più gravi, l’indecenza di giudizi penali che durano in media otto anni. A proposito: sapete quanto resta in media in carcere chi stupra una donna? Duecentodieci giorni. Un’ultima riflessione riguarda il falso in bilancio. Si è parlato di ripristino e non è vero, perché nei casi in cui i soci di una società quotata in Borsa venivano danneggiati, la punibilità c’era anche prima. Come ha detto un uomo politicamente insospettabile, Franco Debenedetti (Ds), le nuove norme sono “una voglia di rivincita”, renderanno dolosa la semplice inesattezza di un documento e consentiranno più intercettazioni telefoniche, la grande specialità italiana. Ai tempi di Mani Pulite, ricorda il senatore, il falso in bilancio servì a sostenere altre accuse. E ora? Ora, aggiungiamo noi, tutte le società - dalle grandissime alle piccolissime - sono nelle mani della magistratura. D’altra parte, senza queste norme la sinistra radicale di Governo non avrebbe fatto passare il “pacchetto sicurezza”. Dal quale comunque si è astenuta.


19.11.07 - grazia.blog.it

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