La ricerca italiana in prima linea nella lotta alla celiachia

La celiachia è sempre più diffusa e avanza da due decenni a questa parte.
Secondo stime recentissime del Ministero della Salute, sembra che in Italia una
persona ogni 100/130 faccia i conti con questa intolleranza perenne al glutine,
per un totale di 50.037 cittadini (15.845 di sesso maschile e 34.192 femminile),
ma quasi nove persone su dieci sono celiache senza averne la consapevolezza, con
la conseguenza che continuano ad assumere cibi che sarebbero proibiti e a star
male senza una apparente ragione.

La celiachia è crescita negli ultimi decenni: basti pensare che negli anni
Ottanta colpiva una persona ogni 2.000/3.000, passando a una ogni 1.000 negli
anni Novanta. Oggi nascono ogni anno 2.800 bambini celiaci e ciò dimostra un
incremento annuo pari al 9%.

Ad oggi, l’unico modo per tenere sotto controllo la celiachia è quello di
seguire una dieta ferrea che escluda in modo assoluto gli alimenti che
contengono il glutine (pane, pasta, farinacei, orzo, avena e farro).

L’attenzione maggiore che i mass-media e l’opinione pubblica dedicano alla
celiachia sta ottenendo importanti risultati: sono sempre più numerosi i
ristoranti che propongono ai celiaci menu a loro adatti e aziende alimentari che
mettono in commercio prodotti gluten-free. E intanto la scienza continua nella
sua lotta alla celiachia e la ricerca italiana si conferma in prima linea: lo
dimostrano due recenti studi condotti presso il Centro Nazionale di Ricerche di
Avellino e dall’Istituto Superiore di Sanità.

I ricercatori dell’ISS, con la collaborazione dell’Università di Bari, e il CNR
di Avellino hanno ottenuto una farina priva delle frazioni di gliadine e
glutenine, principali responsabili della risposta infiammatoria. “Abbiamo messo
a punto un metodo per ‘predigerire’ il glutine contenuto nella farina grazie ad
una miscela di lattobacilli ed enzimi, con l’obiettivo di evitare ai celiaci
quei prodotti derivati da farine alternative a quella di grano, ritenuti
insipidi, costosi e nutrizionalmente poveri”, hanno spiegato i coordinatori
dello studio, Marco Gobbetti dell’ateneo barese e Massimo De Vincenzi dell’ISS,
sulla rivista scientifica Applied Environmental Microbiology. Questa speciale
farina è stata testata sul sangue di pazienti celiaci e gli scienziati hanno
dimostrato che non provoca nessuna reazione allergica.

Su questa strada è anche la ricerca condotta presso i laboratori dell’Istituto
di Scienze dell’Alimentazione del CNR di Avellino, guidata da Mauro Rossi e
pubblicata sull’ultimo numero della rivista specializzata Gastroenterology.
L’obiettivo degli scienziati campani è stato quello di lavorare direttamente
sulla farina per permettere ai celiaci di assumerla tranquillamente, senza che
il sistema immunitario reagisca in maniera anomala. Come? Sono stati utilizzati
alcuni aminoacidi che legano la parte della proteina che scatena la reazione
immunitaria. Il processo ha luogo direttamente in fase di lavorazione della
farina e permette di “nascondere” il glutine al sistema immunitario.

Mauro Rossi ha spiegato che i test condotti in provetta hanno dimostrato che il
sistema immunitario non riconosce il glutine per via di questi legami che si
rivelano attivi nell’intestino e vengono, poi, scissi e smaltiti nei reni, in
modo da non accumularsi nell’organismo. La tecnica ha destato grande interesse
nella comunità scientifica ed è già stata brevettata; i ricercatori sono ora in
attesa di trovare interessanti forme di applicazione nell’industria alimentare.



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