Autismo, il giorno dell'orgoglio: siamo normali

Il movimento nato sul Web per ottenere maggiori diritti si incontra in Gran Bretagna: centinaia con le proprie famiglie. Gareth Nelson, 18 anni: "Noi handicappati? No, soltanto una diversa varietà umana. Non malattia ma modo di vita". Dal Corriere della Sera...


LONDRA - Saranno centinaia, con le loro famiglie. Con mogli, mariti e figli. Questa mattina si ritroveranno a Radstock, un tranquillo posto di campagna nel Somerset, scelto perché pieno di spazi aperti e privo di luci fluorescenti o fonti di rumore e disturbo, e staranno insieme per 3 giorni filati: ma perché lo vogliono loro, spiegano, non perché qualcuno li obblighi o abbia consigliato questa riunione come una cura. «Staranno insieme come hanno già fatto l'anno scorso, e nel 2005. Come faranno anche nel 2008, scadenza per la quale già si prepara un nuovo programma di riunioni. E come hanno fatto anche poche settimane fa, il 18 giugno, per l'Autism Pride Day, il giorno dell'orgoglio autistico, con richiamo non casuale al Gay Pride.Loro, quelli dell'Autism Network International, del Fronte di liberazione autistico, o delle molte altre organizzazioni sorte negli ultimi anni in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, rivendicano infatti l'orgoglio di una condizione che, nella media dei casi, sostengono non diversa e tantomeno inferiore a quella degli «altri»: non una malattia o un handicap, ma ? spiega uno dei loro portavoce ? «un modo di vita che ha una propria cultura e una propria storia».Di questo è convinto anche Gareth Nelson, diciannovenne autistico intervistato ieri dal Guardian: «Non penso che si debba curare qualcosa che non è puramente negativo. Perché io non vedo l'autismo come un handicap, piuttosto come un'altra varietà umana. Tuttavia, è vero che noi possiamo sembrare diversi dagli altri, o comportarci comunque in modo diverso, e in ciò può esservi qualche rischio di discriminazione.

In un colloquio di lavoro uno di noi può avere ottime referenze ma poi non riuscire a guardare negli occhi la persona che lo intervista. E in questo caso, probabilmente, non avrà il posto per il quale si è candidato».«Oggi ? dice un altro autistico, il fotografo Laurence Arnold ? capita perfino di sentire giustificare certi delitti come "una forma di autismo". L'ho sentito dire per l'assassino che ha compiuto il massacro all'università della Virginia. Ma noi siamo come tutti gli altri, buoni e cattivi, con gli stessi codici morali e lo stesso timore delle punizioni».Nel mondo anglosassone, gli autistici hanno oggi siti Web, scuole e corsi universitari (per esempio una già rinomata «Scuola per la valorizzazione e l'indipendenza degli autistici » nello stato di New York, creata da autistici e per autistici). È soprattutto su Internet che si respira la nuova sensazione di libertà: «Perché là si può dialogare senza un contatto diretto». In rete, il Fronte di liberazione offre perfino magliette con le scritte: «Io sono una persona, non un enigma», o «Non riuscire a parlare non è lo stesso che non avere nulla da dire ».Ventimila sono gli iscritti all'Aff, il Movimento inglese per i diritti degli autistici, che raccoglie anche persone con la sindrome di Asperger (gli aspies) o con forme compulsive o ripetitive nei movimenti e nella comunicazione.Quelli dell'Aff, uomini e donne che secondo le statistiche hanno spesso una propria famiglia e quasi sempre un proprio lavoro, dicono di non volere medicine, programmi di prevenzione, ricerche genetiche sulle cause o sulla predisposizione a certi disturbi.«Soprattutto non vogliamo che si parli di diagnosi prenatali, di selezioni genetiche». Ma solo di «conoscenza e dialogo». Non cercano fondi per tutto il resto. E soprattutto non vogliono che qualcuno li cerchi a nome loro. Altri, di altri gruppi, segnalano invece il «pericolo dell'isolamento » o dell'«ingenuità politica » di certi attivisti, e polemizzano con loro: un altro segnale del fatto che, tutto sommato, questo non sembra davvero un mondo a parte. Oggi a Radstock saranno benvenuti ospiti e osservatori, ma non esperti «di fuori». «È un'iniziativa organizzata da autistici, per gli autistici ». Dibattito senza rete, ma con qualche regola fissa: silenzio garantito a chi vuole il silenzio, nessun obbligo di presentarsi e conoscere gli altri, nessuna «pressione a socializzare». Titolo ufficiale dell'appuntamento: «Autscape».


08/08/07 - superabile.it

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