Parlamento stupefacente

Mele, pere, capelli o crini di cavallo: è davvero un Parlamento stupefacente


Centoventisei onorevoli con tanto di bigliettino in mano. Davanti a Montecitorio, come fossero al supermercato. In fila dalla mattina per il test antidroga voluto e organizzato dall’Udc, anche per ribadire la battaglia morale del partito cattolico, dopo il fattaccio dell’onorevole Cosimo Mele, un ex da pochi giorni: da quando è scoppiato il polverone sulla sua notte hard all’hotel Flora.
È lui comunque il convitato di pietra: “E basta co ’sto Mele”, sbotta infine il segretario Lorenzo Cesa. “È un fatto doloroso, che ci ha molto amareggiato, ma è un fatto privato che non può in alcun modo inficiare il partito” mette in chiaro Pier Ferdinando Casini. E il presidente Rocco Buttiglione rincara: “Non si può sputtanare un partito per l’errore di un singolo uomo che tra l’altro non è neppure un massimo dirigente. Attaccare l’Udc è da infami. Qual è il partito che non ha un drogato, un corrotto, un mafioso o un camorrista?”. La priorità, per tutta la classe politica, dice “deve essere la selezione morale”. Accanto ai deputati centristi, molti azzurri, tanti leghisti, pochi di An. Nessuno o quasi del Centrosinistra.
Il test è triplice: della saliva, dell’urina o del sangue. Ci vogliono 5 minuti per farlo, molto di più occorre invece attendere il turno. E aspettando, si alzano i toni.


Comincia Adolfo Urso, di An: “È importante fare il test, ma è abbastanza inutile”. Perché? “L’unico test serio sarebbe stato quello tricologico, un capello può dire se hai assunto sostanze stupefacenti anche un mese fa. Saliva, sangue, urine cancellano tutto in poco più di 48 ore”. Continua Ignazio La Russa, capogruppo di An alla Camera: “Casini dice che non è venuto nessuno di An a fare il test? Eccoci qui, siamo venuti per rispondere alla sconcia chiamata alle armi di Casini. Bisogna imparare a non essere demagogici”.


Così la sfida tra centristi e aennini è lanciata. Ma non è più sul grado di “durezza” nell’opposizione, sulla presenza o meno in Aula nei momenti decisivi, bensì sul test antidroga. In contrapposizione all’iniziativa Udc, An si rivolge infatti a un laboratorio poco distante dalla Camera, per il test tricologico (quello basato sull’esame dei capelli, ndr): “Abbiamo fatto una convenzione con un laboratorio del Pantheon per un test antidroga tricologico, che non è una presa in giro come questa. E in più lo paghiamo noi, senza rimborsi”, ammicca La Russa.
A sparigliare il campo ci pensano però i Verdi e alcuni deputati della Rosa nel Pugno, capitanati da Paolo Cento: con un blitz arrivano presso l’ambulanza con pere, mele e preservativi: “Le pere è meglio mangiarle che farsele”, tuona Cento che sfida l’Udc a “fare i test a sorpresa e non programmati”. I profilattici servono, spiega il sottosegretario all’Economia, a propagandare l’uso del condom in Parlamento. Mentre le mele sono per ironizzare sull’onorevole (su cui la procura di Roma ha aperto un’inchiesta).
È allora che si sfiora la rissa: un militante dell’Udc, se la prende: “Invece di pensare a questi episodi dovrebbero occuparsi dei rifiuti in Campania”. Piccato, risponde Cento: “Di monnezza è pieno il Parlamento, quello bisognerebbe ripulire”. Il militante ribatte: “Certo, tu di monnezza te ne intendi”. Ma Cento lo fulmina: “Io a mignotte però non ci vado”.


E pensare che è il diario di una onorevole giornata in piazza Montecitorio…


02/08/07 - blog.panorama.it

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