Diabete e ipertensione: c'è un nuovo farmaco

E' già noto e disponibile in Italia, ma ora un nuovo studio ne rilancia l'efficacia. Si tratta di un farmaco capace di contrastare la ipertensione arteriosa e il diabete. Quello di tipo 2, il più diffuso. Anche l'Italia coinvolta nella ricerca, che ha visto òa partecipazione di 215 centri asiatici, dell'Australia, Europa e Nord America. Un farmaco che potrebbe risolvere i problemi di molte persone. nel mondo si stima che a soffrire del diabete di tipo 2 siano 246 milioni di persone. Tre milioni solo in Italia, per le quali questo farmaco potrebbe rivelarsi vitale. Il farmaco è un'associazione fissa di Indapamide e Perindopril, un ACE inibitore autorizzato fino al 2002 per il trattamento dell'ipertensione arteriosa e dell'insufficienza cardiaca congestizia.


Il prof. Roberto Ferrari, Direttore della Clinica di Cardiologia dell'Azienda Ospedaliera Universitaria S. Anna di Ferrara: "L'uso di questo farmaco potrebbe diventare una vera e propria salvezza per milioni di malati, le malattie cardiovascolari rappresentano infatti le maggiori complicanze del diabete di tipo 2 e sono la più frequente causa di morte per questi pazienti (50-80 per cento). Trattando i diabetici del nostro Paese con questa associazione fissa, si potrebbero salvare nei prossimi cinque anni ben 40.000 persone. I risultati ottenuti sono estremamente favorevoli e particolarmente importanti visto che possono essere immediatamente applicati nella pratica clinica. Lo studio è stato condotto in condizioni del tutto simili a quelle reali. I pazienti coinvolti erano già secondo il meglio delle terapie disponibili, come da indicazioni delle più recenti linee guida, ed i medici sperimentatori erano liberi di scegliere l'approccio terapeutico più appropriato, al quale aggiungere in cieco il farmaco in studio oppure il placebo".

Il prof. Stephen MacMahon, dell'Institute for International Health della University of Sydney (Australia), coautore dello studio: "E' stato dimostrato che questo trattamento riduce di quasi un quinto il rischio di morire per complicazioni legate al diabete senza avere effetti collaterali, un'importante scoperta che si spera abbia delle importanti ripercussioni sulle linee guida, la pratica clinica e le politiche sanitarie". I risultati della ricercas sono stati illustrati su Lancet. The Lancet è una rivista medica pubblicata settimanalmente dal Lancet Publishing Group, parte del gruppo Reed Elsevier. È stato fondato nel 1823 da Thomas Wakley. Il suo nome è identico a quello dello strumento medico per chirurghi (bisturi). L'editore capo (al 2005) è Richard Horton. Ci sono diverse edizioni della rivista, chiamate The Lancet Neurology (neurologia), The Lancet Oncology (oncologia) e The Lancet Infectious Diseases. The Lancet è considerata tra le prime cinque riviste mediche, insieme a New England Journal of Medicine, Journal of the American Medical Association, British Medical Journal e Canadian Medical Association Journal. Il 10 Settembre 2005 è stato pubblicato sulla rivista una lettera di fondo scritta da 16 ricercatori intenazionali, guidati dall'inglese Gene Feder, e firmata anche dall'italiano Enrico Materia. In essa si denuncia come l'editore della rivista sia implicato nella organizzazione di una mostra dell'industria della difesa in corso di svolgimento a Londra.

Il diabete associato all’ipertensione moltiplica il rischio di prognosi avversa. A tal proposito alcuni studi condotti a livello europeo hanno stabilito che è più importante tenere sotto controllo la pressione che non la glicemia. Nel paradosso corre quindi meno rischi un paziente diabetico che cura molto bene l’ipertensione e un po' meno la glicemia, rispetto ad un altro che cura meno bene l’ipertensione e meglio il diabete. L’ipertensione arteriosa è una tra le malattie più diffuse nei paesi industrializzati. Colpisce infatti circa il 20% della popolazione adulta e rappresenta uno dei maggiori problemi clinici dei tempi moderni. In Italia più di 10 milioni di persone soffrono di ipertensione e circa la metà di queste ignora di avere la pressione alta. Molte volte infatti chi è iperteso scopre di esserlo durante una visita medica di controllo, ignorando la presenza della malattia per diversi anni. Tra coloro che sanno di essere ipertesi solo il 25 % riesce a tenere la malattia sotto controllo e a riportare la propria pressione nella norma. Non sempre per un medico è facile decidere quando occorre intervenire farmacologicamente. Grande importanza riveste l’adesione o meno del malato alla terapia.

03/09/07 - barimia.info

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