Le spese folli di Adriano

Vizietti, alberghi e spese folli Così si è rotto l'incantesimo tra l'Inter e Adriano l'escluso


MILANO — Quarantamila euro a settimana fanno centosessantamila euro al mese. Trecentoventi milioni delle vecchie lire. Escono dal conto corrente di un attaccante con un grande avvenire dietro le spalle, che ha l'abitudine di passare molte serate (non da solo) nella suite di uno degli alberghi a cinque stelle più lussuosi di Milano. L'episodio che ha convinto l'Inter che Adriano, 25 anni, 5,5 milioni d'ingaggio annuale, contratto in scadenza nel 2010, ormai sia un giocatore irrecuperabile.

Cominciò con un gol di sinistro nell'amichevole Real-Inter (14/8/2001), una bordata per la quale la porta dei merengues trema ancora. È finita con l'ultimo autogol del ragazzo che qualcuno, lontano da orecchie indiscrete, non si vergogna a bollare con il marchio che rischia di rimanergli per sempre appiccicato addosso: l'ubriacone. In tribuna in campionato, fuori dalle liste Champions in Europa. In mezzo, tra quel rutilante esordio e questa mesta uscita di scena zavorrata da problemi personali che in società nessuno crede più risolvibili (perlomeno non in tempi accettabili), 151 presenze, 66 gol e una lista infinita di scorribande notturne che hanno cambiato connotazione di pari passo con l'aggravarsi della sua pericolosa deriva. Marachella, ragazzata, rissa, dipendenza dall'alcol.

Ad ammetterlo, in un'intervista alla Gazzetta dello Sport nello scorso luglio, è stato lo stesso Adriano: «Litigai con la mia compagna e cominciai a frequentare locali notturni e discoteche, soprattutto provai a scaricare ogni mio problema nell'alcol. Bevevo tanto e non potevo più fare a meno di uscire la sera. Dovevo farlo. Stare a casa era diventato impossibile». E così, inseguendo demoni, ragazze, cocktail e amicizie sbagliate di privé in privé, Adriano ha infilato una serie di eccessi che ne hanno inevitabilmente condizionato il rendimento, fino alla decisione dell'Inter di escluderlo dal torneo più prestigioso, la Champions League, e rimetterlo sul mercato a gennaio. Novembre 2005. Adriano viene visto in compagnia di Martins prima in un bar e poi in una nota discoteca milanese. I due nerazzurri bevono e si divertono fino all'alba. Il giorno dopo, un venerdì, il brasiliano arriva alla Pinetina quando l'allenamento è già concluso. La società tampona: «Gli avevamo concesso un permesso». In realtà Adriano ha clamorosamente confuso l'orario d'inizio dell'allenamento. Un buffetto, una multa. E si va avanti. Aprile 2006. Un presunto abboccamento a Poltu Quatu, in Sardegna, con la pornostar Edelweiss mette sul piede di guerra i giornali scandalistici. Adriano smentisce di conoscerla. Edelweiss è più loquace: «È stato un week-end molto caldo: ho fornito a Adriano argomenti per non parlare di calcio».

Ottobre 2006. Il sito brasiliano Globoesporte divulga le foto di un festino nella villa comasca del giocatore. Il bomber e un gruppo di giovani donne. Il tentativo di estorsione va a vuoto (il clan di Adriano rifiuta di pagare 150 mila euro per ritirare il servizio fotografico) ma le immagini finiscono comunque in circolazione. Febbraio 2007. I baccanali per il 25esimo compleanno del brasiliano includono una festa privata nella villa sul lago e, qualche giorno dopo, un prolungamento dei festeggiamenti nel solito, noto, locale milanese. Ad Appiano è un fantasma, tanto che Mancini in Champions decide di mandarlo in panchina. Non è la prima, e non sarà l'ultima. Le multe, ormai, non valgono più da deterrente e persino il tifoso numero uno di Adriano, il presidente Moratti, comincia a prendere le distanze. Marzo 2007. A un mese esatto dai fattacci del Firenight, il locale dove aveva celebrato il compleanno, un Adriano decisamente su di giri, circondato da ragazze e bicchieri vuoti, ha un incontro ravvicinato all'Hollywood con Rolando Howell, americano di Varese basket, 206 centimetri di ruvidità e cupidigia. Howell si avvicina alla zona del privé di cui il brasiliano è signore incontrastato, Adriano non gradisce, volano spintoni e parole grosse, dieci minuti di rissa furibonda prima che le bodyguards intervengano a dividerli. Le notti dell'ex Imperatore, ormai, hanno un copione fisso: alcol a fiumi, ragazze facili, un comportamento spesso sopra le righe, che degenera alla prima scintilla. Il risultato? Solo 6 reti nella stagione 2006-07, rapporti sempre più tesi con Mancini, esaurito il credito di stima e fiducia con la dirigenza dell'Inter, che negli anni le ha tentate tutte per rimettere in carreggiata l'ex baby prodigio.

Giacinto Facchetti, che aveva accolto in casa Adriano come un figlio richiamandolo all'occorrenza alle sue responsabilità di professionista strapagato, ogni volta usciva dai colloqui col giocatore scuotendo la testa: «Io ho l'impressione che il ragazzo non capisca...». Moratti si è sforzato di essere comprensivo fino all'ultimo: gli è stato vicino quando è morto il padre, estate 2004, lasciando un vuoto incolmabile («Ancora oggi mi manca moltissimo » ha confidato Adriano alla Gazzetta), e, di nuovo, dopo il fallimento emotivo della relazione con Daniela, madre del piccolo Adrianiño. Se trovasse dentro di sé le energie positive per reagire, Adriano potrebbe trasformare l'ennesima delusione in una sfida contro il tempo: quattro mesi per risorgere e convincere l'Inter a tenerlo. Ma ieri, attraverso il suo entourage, sono filtrate parole che sanno più di ego ferito che di lezione appresa: «Mi sento scaricato, e questo non posso accettarlo». La dolce Rosilda, da Barra da Tijuca, è pronta a raccogliere lo sfogo del suo ragazzo incompreso: «Mamma, ero più felice quando non avevamo niente». Ad Adriano, ora, rimane solo Adriano. Risorsa o condanna è probabilmente la scelta più difficile della sua vita.


Alberto Berticelli e Gaia Piccardi - 03 settembre 2007 - corriere.it

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