A denti stretti: meglio morta che lesbica

Giusto qualche sera fa sono uscita con la mia grande amica Lucia, una ragazza troppo forte! Lucia sta con Michela da più di un anno ed in questo tempo trascorso l’ho vista fare i salti mortali pur di stare anche un’ora con la sua ragazza che sta a 200 chilometri da lei. Le bugie raccontate alla sua famiglia non si contano più, lei ci scherza sopra dicendo che sviluppano la fantasia ma io lo so che non è mai serena fino in fondo, le bugie sono una necessità non di certo un vanto per lei che sa che se a casa venisse fuori la verità le renderebbero la vita impossibile, soprattutto però non vuol far soffrire sua madre, quella madre che durante una discussione un giorno le ha detto “preferisco vederti morta che lesbica”. Una frase forte, un risentimento che rasenta l’odio. Come si dice, Lucia se l’è messa via, sì perché lei non farebbe mai una cosa così a sua madre “piuttosto corro e racconto balle, mi ucciderebbero i sensi di colpa, ma ti rendi conto che se voglio fare la mia vita con Michela devo aspettare che mia mamma muoia?”. E ci sto male perché non è un film, non è L Word dove ognuna si fa i fatti propri ed è tutto normale, questa è l’Italia, è una mia grande amica e come me tutte le altre che “sanno” che non è uno sfizio o una curiosità, lei prova un sentimento sincero e bellissimo, un sentimento d’amore, proprio quel sentimento che tutti predicano ma che evidentemente deve avere determinate caratteristiche sennò non è amore, è una malattia, è una devianza, è una vergogna. Lucia ci ha messo anni ad uscire allo scoperto sia con gli altri ma soprattutto con se stessa, un contrasto interiore lacerante e ancora più difficile da affrontare anche dal fatto che lei è cristiana e fortemente credente. Alla fine ha trovato la sua dimensione, le sue ragioni e il suo modo di vivere l’omosessualità, soprattutto ha trovato il suo equilibrio interiore e un compromesso con la sua vita “pubblica” ma il cammino è stato lungo, io la conosco da 10 anni ma è cominciato molto prima e non è stato facile nemmeno per me capire i motivi dei suoi sbalzi di umore e dei suoi discorsi che avevano senso solo per lei. Quante Lucia ci sono? Quanti ragazzi e ragazze vivono tutto questo grazie alle proprie famiglie, alle istituzioni e alla Chiesa? Eppure dovrebbero essere proprio questi i pilastri che fanno da base all’educazione dei futuri adulti, aiutarli nella crescita, fargli capire il rispetto dell’altro e del diverso (inteso nel senso che gli altri non sono come noi e quindi siamo tutti unici), soprattutto prepararli alla vita e alle difficoltà, nonché ricercare l’amore, quello con la A maiuscola. E invece questo non accade, anzi…periodicamente si ritorna a parlare di omosessualità, vuoi per i Dico, vuoi per il Gay Pride, il libro di Grillini o ancora per il documento uscito nel giornale di Messina nei giorni scorsi, questi e mille altri motivi sono buoni per fare polemiche e crociate nei confronti dei “contronatura”, non si parla mai o troppo poco di sentimenti, non si parla mai dei traumi che subisce un adolescente quando scopre di essere omosessuale o quando sente dei desideri verso le persone del proprio sesso, semplicemente gli hanno insegnato che è sbagliato. Come cresce un ragazzo così? Con chi ne può parlare? Con quanti complessi deve combattere? C’è chi è fortunato e sta bene senza porsi troppe domande, in una parola si accetta e vive tranquillamente, altri invece fanno fatica, altri ancora nascondono il tutto ponendosi verso se stessi e la società come persone “normali”, marito/moglie, figli, una bella casetta con trent’anni di mutuo e i suoceri a pranzo la domenica, semplicemente perfetto, quasi mi ricorda la famiglia Bradford, non che io giudichi male questo tipo di vita solo la vedo una gabbia per chi dentro di sé reprime il suo essere. Per non parlare poi del grande dilemma di ogni omosessuale: dirlo alla propria famiglia. Sembra una conseguenza naturale quella di fare coming out con i genitori dopo aver capito da che parte si sta, una cosa talmente importante da assumere i connotati di una situazione ai limiti del sacro, una sorta di liberazione e purificazione dell’anima e del corpo. E come reagiranno mamma e papà? Bene o male, ma quante sfumature ci sono tra questi due estremi? Forse di più che il numero dei nostri partiti. Quanto passa tra un ragazzo cacciato di casa e uno che riceve invece un abbraccio da mamma e papà.. Fin da piccoli ci hanno inculcato una visione della vita eterosessuale, dai genitori alle istituzioni per finire alla religione, tutti abbiamo sentito parole come “froci” “culattoni” “mangiafi**e” “deviati” e tanti altri termini dispregiativi, come se non fosse possibile uscire dai binari di una vita etero e questa fosse l’unica e la giusta via del domani di noi futuri adulti. Mai un accenno all’amore, mai un accenno ai nostri reali desideri, una sorta di imposizione latente racchiusa nella normalità degli insegnamenti del buon padre di famiglia. Che differenza c’è tra mia madre che vuole a tutti i costi che io studi medicina perché lei è medico e proviene da una generazione di medici e io magari voglio studiare ingegneria aerospaziale perché voglio guidare lo Shuttle? Se a me piace il verde perché non devo far vedere ai miei figli che ci sono altri colori che possono scegliere e gli possono piacere? Il concetto di base resta sempre identico: la libertà di esprimere se stessi in un colore come nel voler fare il lavoro che ci piace, identico al desiderio di stare con un uomo o una donna, o comunque con la persona per cui proviamo sentimenti e attrazione. Cosa cambia? Qualcuno potrebbe affermare che il colore e il lavoro sono cose normali, l’omosessualità no, allora io chiedo, cos’è la normalità? Si può definire il pensiero comune dominante? Fino a non molti anni fa l’apartheid era normale, oggi è una vergogna, come me lo si spiega? State zitti per favore. E se già è difficile vivere il nostro orientamento sessuale “diverso” in famiglia e con le nostre relazioni amicali, il tutto è reso ancor più difficile dai tuoni e fulmini che arrivano da Roma, per fortuna/purtroppo siamo in Italia e c’è la Chiesa, inutile negarlo, non è un caso che siamo l’unico paese a non avere una legge in materia di coppie di fatto, sia etero che omo, una Chiesa che tira in ballo la pedofilia quando parla di gay, ma che nesso logico c’è? Ormai è risaputo che la pedofilia è un fenomeno che si consuma prettamente tra le mura domestiche e se proprio vogliamo dare ai numeri la loro importanza, la maggioranza delle famiglie è composta da coppie etero, ma io non mi sono mai permessa di dire che la pedofilia è un fenomeno prettamente etero, purtroppo c’è e va combattuta, punto. Facciamo di una legge anzi, di una proposta di legge che sancisce semplicemente un dato di fatto in un caso di stato, ci sentiamo dire che è l’inizio della disgregazione della famiglia quando Eminenza & C. hanno la memoria corta visto che ci sono altre leggi in vigore che chissà quale catastrofe dovevano combinare, non si ricordano parlo nello specifico della legge sull’aborto e sul divorzio e semmai quest’ultima è più disgregativa rispetto ai pacs ai dico ai cus o quel che sarà se sarà, ma nemmeno! semplicemente come si da la possibilità di chiudere anche per la legge un legame che è ormai finito e fa solo danni, è giusto che la legge stessa dia anche la possibilità di unirne degli altri, anche sotto forme differenti. Se Michela avesse un figlio da una relazione precedente e andasse a vivere con Lucia, assieme lavorano, danno un’educazione e tutto l’amore del mondo a questo bambino, non sarebbe giusto dar loro il riconoscimento della loro unione? Loro non chiedono il matrimonio, solo una tutela, un riconoscimento di diritti. Chi è la Chiesa, Mastella o chicchessia per dire che il loro amore l’una verso l’altra e verso questa creatura è sbagliato? E poi si tratta solo di diritti dei conviventi ma anche dei diritti dei figli di questi, non sono figli di serie B, sono Figli! il bene più prezioso che ci possa essere! Francesco è un mio amico gay, una sera davanti ad una pizza mi disse “me ne ritorno in Francia, lì ho vissuto 10 anni col mio ragazzo e ho fatto il pacs, la nostra relazione è finita solo perché lui è morto in un incidente stradale”. Quante situazioni simili ci sono tra le mura delle case che ci circondano e noi non lo sappiamo? C’è la paura che un bambino che cresce con due uomini o due donne non abbia il confronto tra i due sessi con gravi ripercussioni sulla sua formazione comportamentale, ma allora come cresceranno i figli delle ragazze madri? Come sono cresciuti finora? Se questo è il ragionamento allora togliamo loro l’affidamento no? Eppure sono convinta che loro daranno di più ad un figlio perché anche inconsciamente sanno di dover dimostrare di più di mamma e papà. Provate a chiedere a Lucia quante volte ha pianto nel sentirsi letteralmente stretta tra la morsa dell’amore verso la sua famiglia e Michela, provate a chiederle quante volte ha avuto il groppo in gola nel leggere che i suoi sentimenti sono contronatura, provate a chiederle come si è sentita quando nel confessarsi il prete l’ha trattata come un’indemoniata e le ha chiesto di non farlo più? Allora proviamo noi a chiedere ad un prete di non pregare più e vediamo che ci risponde. Ammiro don Franco della comunità Viottoli che benedice questi ragazzi, che gli dice che essere gay e lesbiche è un dono di Dio, ammiro lui che aiuta i giovani nel contrasto fede-sessualità, che li incoraggia semplicemente ad amare perché per lui questa è la cosa più importante. Ammiro lui perché ha sempre una parola buona e pur di darla va contro l’istituzione di cui egli stesso fa parte. Ho sempre pensato che prima di essere omosessuale un uomo e una donna sono persone e come tali sono libere: il gay è libero di andare con chi vuole come libero è chi va con lui, libertà di scelta, libertà di amare e di essere amati, ma anche se non fosse amore rimane comunque un’espressione di libertà dell’individuo, si seguono le proprie inclinazioni, niente più. Le questioni di letto non sono fatti nostri. Lo stato rispetta gli stranieri, la chiesa rispetta le altre religioni, ma stato e chiesa non rispettano gli/le omosessuali. Essi non sono solo quelli che si vedono al gay Pride, uomini che li vedi provocare con le loro piume di struzzo, donne che non vestono come camioniste ma usano la minigonna e il trucco, perché questi sono i luoghi comuni delle immagini che la tv e i media ci vogliono far vedere, sono persone qualsiasi, i bravi ragazzi della porta accanto, le mamme dei figli che vanno all’asilo coi vostri figli, esempi, come questi tantissimi altri, più o meno visibili. E comunque sia all’interno del movimento omosessuale ci sono tante diversità poiché come ho ribadito prima, siamo tutti diversi. Chiudo questa personale riflessione un po’ lunga con un dato che riporto direttamente dal sito dell’Agedo, l’associazione genitori omosessuali: in Italia il 10% circa della popolazione è omosessuale, più di cinque milioni di persone che non sono contro la famiglia ma che chiedono tutela per i propri nuclei familiari.

Lisa B. Scott - 22.07.07 - imgpress.it

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