Quei kamikaze nostrani

L'opinione Dolore e rabbia: quei kamikaze nostrani senza un perché


Dolore. Dolore sparso a piene mani sulle nostre strade e nelle nostre case...

Dolore e rabbia per quei ragazzi che di notte hanno perso la vita nella loro auto investita da ubriachi che giocavano a mosca-cieca a 150 all'ora?.Una ghigliottina moderna che non guarda in faccia a nessuno:un colpo secco ed è finita come finiva molta gente in tempo di Terrore, come di Terrore è diventato il tempo della notte per i nostri ragazzi e per chi li ha generati.

Già visto,già sentito, già letto tante, troppe volte e ormai alla nausea?Un copione che si ripete con cadenze regolari, una danza macabra inarrestabile, un'emorragia di giovani che dissangua un tessuto sociale già asfittico?Più povertà per tutti.

Le solite cose: alcool, droga, velocità, sballo onnipotente che però non sono le cause prime di tutto questo, ma solo effetti devastanti di un progresso insensato e di un consumismo becero e pecoraio.

Sono loro, con i mass-media compiacenti, che dirigono la danza con sghignazzante maestria per l'affermazione di una Cultura di Morte che ha sete solo di sacrifici umani. Sono loro che determinano l'incoscienza, l'incapacità critica, il non-senso per ottenere il massimo della sudditanza e l'ubbidienza più sciocca che si traducono in sfida alla vita propria e a quella degli altri, al rifiuto delle esperienze passate e dei sentimenti.Che riducono i nostri ragazzi, che non sono più nemmeno Gioventù Bruciata che sfidavano la vita in proprio, a dei Bulletti senza anima che massacrano la vita degli altri, a dei Kamikaze incoscienti senza un perché? che non sono né carne né pesce,il peggio del peggio, il nulla da vomitare.

Non possiamo accettarlo, non possiamo arrenderci all'assuefazione che la ripetitività procura. Dobbiamo in qualche modo aiutarli a capire e a prendere coscienza che la vita non ha il Replay, che si possono schiacciare mille pulsanti di telecomandi ultramoderni ma non ci sarà Replay.

Così come non c'è una vita di riserva seduta in panchina da far giocare in sostituzione di quella espulsa dal campo. La Vita non è un giochino dei tanti o un film da poter rivedere. Non sarà facile convincere ragazzi pieni di vita prorompente , e che faticano a pensare in piccolo, che una numerazione possa finire al numero uno o all'una come una è la propria Vita. Una soltanto e senza sconti per nessuno e tanto meno ai furbetti della notte. Una è e una sarà se non la butteranno via come carta straccia o come qualsiasi usa e getta modaiolo. Non sarà facile riempire il vuoto esistenziale a ragazzi che "hanno più paura di vivere che di morire" e con un futuro pieno di eroi fatti, strafatti e marci?

Non sarà facile né breve invertire una tendenza così marcatamente negativa, così ramificata e sostenuta da venti contrari e fortemente interessati a che la Cultura della Vita non abbia il sopravvento.

Disincanto e verità sono urgenti per far capire che l'utile e il necessario non significano pauperismo o impossibilità a realizzarsi, ma valorizzazione di sé, della bellezza e vera fruizione dell'immensità che abbiamo tutti a disposizione: arti, letteratura, musica, cinematografia, sport ecc..ecc..

Che semplicità e normalità non significano stupidità, ma saper scoprire e gustare i mille segreti nascosti nella quotidianità fatta di gesti amicali, di attenzioni non simulate, di rispetto, di solidarietà.

Roba dell'altro mondo? La Cultura della Vita è bellissima e possibile ma faticosa da realizzare e chiede di metterci in gioco a cominciare dal prendere coscienza che è in atto una guerra subdola, non dichiarata, ma non meno feroce di tante altre perché condotta in guanti bianchi.

E pur se sono necessarie misure immediate che facciano in qualche modo da deterrente a questa pazzia collettiva, come opporci agli orari velenosi delle discoteche, ai decibel rimbecillenti, all'alcool e alle droghe che accecano la ragione e alla eccessiva velocità delle auto in mano a ragazzini inesperti e per la gran parte incoscienti?Ci vuole coraggio civile e politico per tentare di "liberare e liberarci" dal disorientamento asfissiante creato dalle sempre più eccessive pretese del consumismo.

E ancora più coraggio ci vuole per affrontare chi manovra il tutto.Proviamoci! Almeno proviamo a fare qualcosa di importante e di serio, promuovendo la vita, per fermare questa dolorosa e barbara schiavitù! Non accontentiamoci di paroloni, di promesse di circostanza e di misure che possono solo curare temporaneamente gli effetti, ma non le vere cause di questo disastro annunciato. Non aspettiamo che la morte bussi alle nostre porte quando sarà terribilmente tardi.

Per una volta almeno non ascoltiamo le affascinanti sirene degli interessi, ma solo quelle delle Autopubbliche di Soccorso che urlano nella notte.


di GIOVANNI MARIESCHI - lunedì 23 luglio 2007 - liberta.it

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Basta guerre nel mondo!