Terrorismo, nel mirino Fiumicino e Milano

Perugia, sequestrate foto dell'aeroporto e mappe di 6 città.


PERUGIA — Fotografie dell'aeroporto di Fiumicino, forse la fase di studio per preparare l'attentato di una cellula di Al Qaeda. Una sessantina di sostanze chimiche sospette, potenzialmente utilizzabili per realizzare ordigni. Cinque- sei città, le principali del Centro-Nord, tra cui Milano, cerchiate su una cartina geografica, come se fossero oggetto di una particolare attenzione da parte del gruppo di integralisti islamici che frequentavano la moschea della frazione di Perugia. E alcune piantine di acquedotti umbri, forse in vista di un possibile tentativo di avvelenamento.

I magistrati e gli investigatori di Digos e Ucigos sono prudenti, non sposano la tesi di terroristi già pronti a entrare in azione. «Ma non si può escludere che stessero preparandosi a farlo, che raccogliessero informazioni in attesa di essere pronti ad agire», ha sottolineato, preoccupato, uno degli inquirenti che in questi due anni di inchiesta ha seguito, passo dopo passo, le indagini sui sermoni dell'imam Mostapha El Korchi e sui suoi reiterati incitamenti alla guerra santa contro i crociati e gli infedeli. Non basta. C'è un «buco nero » di più di un anno nella vita in Italia (da clandestino) del custode della moschea Driss Safika, «braccio destro» dell'imam e per questo arrestato con lui: dopo essere sbarcato a Lampedusa da una delle tante «carrette del mare» nell'autunno del 2005, è svanito nel nulla per riapparire a Perugia. FIUMICINO — Gli allegati alla richiesta di cattura firmata dal procuratore Nicola Miriano e dal pm Alessandro Cannevale sono ricchi di spunti investigativi. E presentano scenari inquietanti. In uno dei passaggi in cui viene citata l'attività di El Korchi, si ricorda come sia tornato in Marocco all'inizio dell'anno e sia rientrato nel nostro Paese il 20 gennaio, dopo due settimane. All'andata, è partito da Perugia con un normale pullman di linea e poi è decollato dal «Leonardo da Vinci». È al ritorno che gli investigatori, in collaborazione con gli uomini della Polaria, notano qualcosa di sospetto: l'imam viene accolto al suo arrivo da un connazionale, Mohcine Abouda, e da un altro extracomunitario. Che approfittano dell'occasione e scattano sette fotografie dello scalo, poi rintracciate dalla polizia sul suo sito web. Immagini che, teoricamente, potrebbero aver fatto il giro del mondo.

CARTINE E MAPPE — Le perquisizioni eseguite al momento dei tre arresti hanno ulteriormente peggiorato la posizione dell'imam di Pierantonio, un paese in provincia di Perugia: era Mohamed El Absi ad avere nella sua moschea la cartina con le cinque-sei città cerchiate. E quando i poliziotti gli hanno chiesto di spiegare il motivo di quelle sottolineature si è rifiutato di rispondere. Le piantine degli acquedotti umbri sono state rinvenute nella casa di un altro indagato: anche su questo filone le verifiche sono già state avviate.

INTERNET E CHIMICA — Nella zona del lago Trasimeno sono stati trovati decine di cd. Erano nell'appartamento del tecnico informatico del gruppo, anche lui un maghrebino. «Un vero genio — spiega un investigatore —. Quando il computer nella moschea di Ponte Felcino aveva problemi era solo lui a intervenire ed è stato sempre lui a installare la sofisticata apparecchiatura che, in alcune occasioni, veniva usata per criptare il sito e impedirci di capire cosa stesse facendo l'imam di Ponte Felcino». Digos e Ucigos sono inoltre al lavoro su decine di schede sim-card e numeri telefonici sconosciuti fino a sabato mattina. Vogliono approfondire le verifiche sulle mappe satellitari del confine tra Siria e Iraq per capire se El Korchi le abbia scaricate da Internet per consigliare poi il percorso migliore da seguire agli integralisti decisi a trasformarsi in kamikaze in nome della jihad. E sono già in corso i test sulla sessantina di flaconi pieni di composti chimici scoperti nella cantina di Ponte Felcino: secondo il prefetto Carlo De Stefano, direttore dell'Ucigos, si tratta di sostanze «ad alta tossicità. Combinate tra loro e con altri elementi di facile reperibilità — ha aggiunto — era possibile realizzare ordigni come la cosiddetta bomba sporca, la nuova frontiera del terrorismo ».

LAMPEDUSA — I sospetti degli esperti dell'intelligence sulla possibilità che tra i disperati in arrivo sulle nostre coste con i natanti salpati dai Paesi africani si nascondesse qualche simpatizzante di Al Qaeda sono stati confermati dall'inchiesta di Perugia. Il percorso seguito da Driss Safika per unirsi agli altri presunti integralisti islamici è stato ricostruito grazie alle impronte digitali: il 29 ottobre 2005 era sbarcato da una «carretta del mare», aveva detto di chiamarsi Idriss Safika e di essere nato in Marocco il 1˚ settembre 1961. L'arresto in Umbria ha svelato la sua vera identità: si tratta di Driss Safika ed è nato sì a Casablancamail 1˚gennaio di quello stesso anno.

Flavio Haver - 23 luglio 2007 - corriere.it

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