L'eterno ritorno del pirata

Allarme recidivi: quando il ritiro della patente è inutille

ROMA
La storia sembra ripetersi all’infinito, con poche variazioni: incidenti mortali provocati da chi si mette in auto con troppo alcool in corpo, patenti ritirate quattro, cinque, addirittura sette volte ma puntualmente restituite ad automobilisti che generano altri lutti, altri disastri. I fatti di cronaca che raccontiamo qui di seguito sono solo una piccola parte di una delle grandi tragedie italiane, quella delle morti sulle strade, cui nessuno sembra poter mettere fine.

Patente ritirata sette volte
Ubriaco al volante, un camionista altoatesino di 50 anni che non sa resistere alla grappa insulta i carabinieri di Ortisei che lo hanno bloccato: «Andate a prendere gli spacciatori invece di rompere i c... ai lavoratori». Il guaio è che l’autotrasportatore detiene il record dei recidivi: il 30 novembre del 2006 è al suo settimo ritiro della patente. Ma c’è dell’altro: nel 1995, stravolto dall’alcool, provocò un incidente con nove morti fra cui due bambini. Condannato a un anno e un mese di carcere, è tornato sulla strada a far danno. Ma chi gli ha ridato la patente?

Il motociclista impazzito
Prima di essere travolta in una strada di Soresina, in provincia di Cremona, Carla Maria Fiameni ha la prontezza di spingere lontano da sè la carrozzina con il figlio di sei mesi. Subito dopo, una moto che pare un cavallo imbizzarrito piomba addosso a lei, alla sorella Fiorenza e alla figlia di quest’ultima, Sara, di 11 anni. Era l 21 giugno di quest’anno e muoiono tutte e tre, vittime dell’incoscienza di un uomo di 39 anni a cui, appena due mesi prima, la polizia aveva ritirato la patente per eccesso di velocità. Oltre al piccolo, unico superstite, Carla Maria lascia due figlie di 8 e 13 anni.

Preso grazie a un faro
Un pirata della strada investe e uccide con la sua auto un’anziana ciclista a Bondeno, era il 20 novembre di due anni fa, in provincia di Ferrara. La strada è deserta, non ci sono testimoni, e lui fugge convinto di averla fatta franca. Ma ha lasciato una traccia: un frammento di un faro grazie al quale la polizia, dopo cinque mesi di indagini, risale alla macchina e al suo proprietario. Si tratta di Vito Giacummo, 43 anni, un tipaccio con un lungo elenco di precedenti penali: dalla ricettazione al furto, dalla rapina all’associazione a delinquere. La patente gliel’hanno sequestrata un’infinità di volte, ma poi gli è stata sempre restituita.

Il meccanico e la droga
Ben Henia Chaker, 33 anni, meccanico tunisino che lavora a Reggio Emilia, nell’agosto di due anni fa in preda all’alcool piomba con la sua auto su tre ragazze, uccidendone due. Si scopre che ha al suo attivo cinque denunce per guida in stato di ebbrezza e una per omissione di soccorso. E’ al quarto ritiro della patente. «Personaggi così non dovrebbero essere più messi in condizioni di guidare - diranno i genitori delle vittime -. Per loro la vita vale meno di zero». Il meccanico finisce agli arresti domiciliari. «Questa volta non tornerà in possesso della patente», giurano gli investigatori che l’hanno identificato.

Strage sull’A30
Appena l’altro ieri un’auto lanciata a velocità folle percorre l’A30 fra Caserta e Salerno. La guida Stefano Conte, 24 anni, completamente ubriaco. L’acol gli annebbia la vista al punto da non consentirgli di vedere l’Alfa che lo precede, con a bordo un’intera famiglia: i fratellini Gerardo e Sabatino Molinari, 10 e 11 anni, che con il padre, la madre, una zia e un cuginetto, Michele Landi, di 6 anni, stanno andando al ristorante. Il tamponamento è violentissimo: i tre bambini muoiono schiacciati dalle lamiere, gli adulti rimangono feriti. Stefano Conte è denunciato per omicidio colposo plurimo: al test alcolometrico risulta un tasso dello 0,7 per cento superiore al massimo consentito.

Il rom col furgone
Marco Ahmetovich, un rom di 22 anni con una passione sfrenata per la birra, guida a zigzag il suo furgone in una strada di Appignano del Tronto, vicino ad Ascoli Piceno, e falcia uno dopo l’altro quattro giovani: Eleonora Allevi, Davide Corradetti, Danilo Traini e Alex Luciani. Era il 23 aprile, tre giorni dopo, durante i funerali dei ragazzi, due dei quali appena sedicenni, il vescovo invita la comunità alla calma e al perdono. L’appello, però, rimane inascoltato: in quello stesso giorno la folla inferocita appicca il fuoco al campo nomadi in cui abitava Ahmetovic, distruggendo auto e baracche.

Il bimbo che sognava il calcio
M. Z., un bambino cingalese 9 anni, ha lasciato il suo paese ed è venuto a vivere a Roma con i genitori, in cerca di miglior fortuna. Da grande vuole fare il calciatore ma la sua vita viene spezzata all’alba del 21 gennaio di quest’anno, mentre la famiglia viaggia su un furgone in via Valmelaina. A tamponare il mezzo è una Fiat Punto guidata da un altro immigrato, un cittadino peruviano. Il furgone si ribalta. I genitori del bambino sono illesi, ma M. viene schiacciato dalle lamiere. Il peruviano fugge, ma un testimone annota il numero di targa e lo dà alla polizia. Per il pirata della strada, rintracciato, si spalancano le porte del carcere.

I ragazzi di Piacenza
Una serata come tante, un paio di settimane fa il 28 giugno: con una puntata al bar e poi in pizzera. Quattro amici, Adenilson Grisi, brasiliano, 24 anni, Yunior Eyafeharriman, 28 anni, e Adam Fassali, di 20, entrambi di Cremona, e Davide Chiodelli, 21 anni, di Persico di Osimo in provincia di Cremona, viaggiano sull’auto di Grisi a Castelvetro Piacentino. Al’improvviso, davanti a loro si para un’Audi A4 con a bordo tre albanesi ubriachi. Lo scontro è violento: i quattro amici muoiono all’istante, uno degli albanesi è ferito gravemente. L’investitore, Ashim Tola, dalla sua casa di Piacenza chiede perdono alle famiglie delle vittime. «Comprende la sofferenza dei genitori perchè anche lui ha dei figli», spiegherà il suo avvocato.

FULVIO MILONE - 16.07.07 - lastampa.it

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