Arcivescovo di Siena indagato per estorsione

Firenze, 19 set. — Scatta una seconda inchiesta che vede coinvolte le alte gerarchie della curia toscana. Mentre la procura di Firenze indaga sulla vicenda del vescovo Claudio Maniago, a Siena finisce nel registro degli indagati l’arcivescovo Antonio Buoncristiani. Dalle orge sadomaso all'estorsione. L'arcivescovo rimasto coinvolto nell’indagine che ha portato alla richiesta di rinvio a giudizio di monsignor Giuseppe Acampa, 38 anni, accusato di incendio doloso, calunnia e truffa. La procura vuole accertare un eventuale collegamento tra le due vicende, in particolar modo per quanto riguarda l’amministrazione degli immobili e del denaro della Chiesa.

L’incendio — I fatti - Il 2 aprile 2006 un incendio divampa nella sede dell’Economato della Curia di Siena. Monsignor Acampa accusa un archivista di aver appiccato il rogo, ma le indagini smentiscono le accuse e alla fine è il prelato a finire indagato. Per gli inquirenti l'uffiocio stato incendiato "con l’unica finalità di distruggere documenti attinenti operazioni finanziarie promosse dalla diocesi attraverso la Curia". Durante le successive indagini emerge che il prelato ha venduto a un imprenditore veneto uno degli immobili ereditati dalla diocesi, "a prezzi molto inferiori a quelli di mercato" ricevendone in cambio come 'regal "un’Audi A3 dal valore di 27.000 euro". Scatta l'accusa di truffa ai danni della Chiesa. Scopre inoltre anche che il prelato avrebbe partecipato a incontri particolari con altri due preti, ma nessun reato viene contestato per questi episodi, nonostante alcuni testimoni.
A fine giugno alcuen intercettazioni telefoniche e ambientali avrebbero svelato dei tentativi da parte dell’arcivescovo di Siena per convincere i testimoni a ritrattare. Buoncristiani viene cos iscritto nel registro degli indagati per estorsione, accusato di aver costretto varie persone "anche con mirate pressioni" a fornire testimonianze discordanti da quelle verbalizzate.

Orge ed immobili — Accertata la colpevolezza di don Lelio Cantini, il parroco accusato di violenza sessuale su ragazze minorenni, i pm hanno voluto controllare eventuali "coperture" che avrebbero aiutato il parroco a restare impunito per anni. Dalle indagini emerso che la curia fiorentina, benenficiando di eredità e donazioni, arrivata a possedere circa 2.000 immobili. Due dipendenti e due sacerdoti accusano il vescovo ausiliare Claudio Maniago: "Ci minacciava intimandoci di non parlare della sua attività". Il prelato stato poi accusato di essere perfettamente a conoscenza delle attivit di Cantini e di non aver fatto nulla per fermarlo. Come un macigno, arriva anche l'accusa di aver partecipato a festini sadomaso, supportata dalla testimonianza di un quarantenne, che ha raccontato i dettagli di un incontro avvenuto dieci anni fa.
La Curia e l’arcidiocesi cittadina rispondono indignate alle accuse definendole "dichiarazioni infamanti", dichiarando di voler "procedere per vie legali di fronte ad incredibili affermazioni di presunti testimoni".

La fuga di notizie ha irritato non poco il procuratore Ubaldo Nannucci: "Si tratta di rivelazioni molto gravi per l’indagine, che spero non sia morta, ma è certamente compromessa".


19.09.2007 - voceditalia.it

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