Bin Laden torna in video per l’11 settembre

Ruba la scena ancora una volta, Bin Laden. A distanza di tre giorni dalla più mediatica «apparizione» degli ultimi anni, come un divo che torna a farsi vivo dopo una lunga sparizione dal video, il capo di Al Qaida potrebbe riapparire sul palcoscenico internazionale con un nuovo filmato. L’annuncio dell’imminente ma ancora imprecisata diffusione del filmato è comparso ieri e porta la firma di Al Sahab, il megafono dell’organizzazione dei terroristi islamici. La notizia arriva, puntuale come un orologio, a riaprire la più grande ferita inferta dal terrorista saudita agli Stati Uniti e alle democrazie occidentali, l’attacco alle Torri gemelle dell’11 settembre. «Presto in arrivo, a Dio piacendo - si legge sul sito islamico - il testamento degli attacchi a New York e Washington, di Abu Musab Waleed al Shehri, presentato dallo sceicco Osama Bin Laden, che Dio lo preservi».

Proprio mentre l’America cerca di accantonare l’incubo dell’attentato più feroce della sua storia, a poche ore da quella data che è nella memoria di tutto il mondo e mentre il generale David Petraeus presenta il suo rapporto sull’Irak, il leader di Al Qaida fa in modo che i riflettori siano puntati su di lui.

Dopo i suoi proclami deliranti agli americani, dopo gli pseudo-suggerimenti ai cittadini statunitensi e l’invito ad abbracciare l’islam, questa volta il leader dell’estremismo islamico pare si rivolga ai musulmani. Secondo fonti di intelligence, il video fa riferimento agli attentati di sei anni fa e - confermano i siti islamici - introduce il filmato del testamento spirituale di Waleed al Sheri, uno dei dirottatori dell’11 settembre.

Un’uscita annunciata, che accresce l’ansia e l’attesa sul messaggio criptato dello sceicco, su un filmato la cui autenticità è ancora tutta da stabilire (il video di tre giorni fa è stato invece ritenuto autentico dagli esperti americani) e che pare sarebbe stato girato nello stesso contesto del «proclama» di Osama diffuso venerdì scorso. Identico sarebbe lo sfondo.

E mentre Bin Laden ricorda al mondo di essere ancora vivo e minaccioso, anche l’Fbi conferma che «Al Qaida è e resterà la più seria minaccia al nostro Paese». In un’audizione al Senato americano, i servizi segreti americani hanno confermato che la rete terroristica si è rafforzata in questi anni, continua ad avere rifugi sicuri in Pakistan (una delle ipotesi è che il suo leader possa essere tornato fra i monti di Tora Bora), ha stretto alleanze che la rendono temibile anche nel Maghreb e minacciosa anche in Europa. «Il messaggio di violenza di Al Qaida ha ispirato i seguaci in tutto il mondo, come dimostra la fusione con il Gruppo salafita per la predicazione e il combattimento in Algeria, che ha dato vita ad “Al Qaida nel Maghreb islamico”», ha spiegato il direttore dell’Fbi. Ma c’è un rischio - e qui il capo dei servizi lancia un messaggio al mondo politico -: se la National Security Agency vedesse limitati, per effetto di provvedimenti legislativi, i poteri di intercettazione attualmente a sua disposizione, «la mia stima è che perderemo il 50 per cento della nostra capacità di intercettare, comprendere ed essere informati su questi terroristi, su cosa fanno, dove si addestrano e come reclutano nuove leve».


Infine un altro potenziale e probabile scenario: entro i prossimi tre anni anche Hezbollah potrà colpire l’America «se percepisce che gli Stati Uniti costituiscono una minaccia diretta al gruppo all’Iran».


di Gaia Cesare - martedì 11 settembre 2007 - ilgiornale.it

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